venerdì, Marzo 29, 2024
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Sull’Arno d’Argento

Bizzoso, imprevedibile, ma fatalmente romantico: è il fiume che ha visto passare, nel bene e nel male, tutta la storia di Firenze.

L’ Arno può essere molte cose: una via, un’attrazione, uno specchio, una minaccia… Certo è l’unico grande viale rettilineo di Firenze. Divide in due la città: la parte sinistra è detta ancora oggi Oltrarno, come se non fossero passati secoli dai tempi in cui in quel lato del fiume non c’era nulla. Alcuni lo definiscono “torrente”, dato che la differenza  tra la sua povertà estiva – quando diventa una specie di fantasma – e la inconfondibile ricchezza invernale non si addice a un fiume per bene. Eppure chi si aggira per Firenze nota che il fiume è ovunque. E’ appunto un fantasma. Dappertutto ci sono targhe che ricordano che l’Arno è stato là, è arrivato lassù, ha devastato questo, portato via quello. Dall’antichità le alluvioni si sono succedute con una regolarità inquietante. Se si fissano troppo a lungo le date delle varie alluvioni si rischia di concludere che – con tutti quei numeri simmetrici – il fiume vuole dirci qualcosa. Pare che ogni ventiquattro anni si verifichi una piena media, ogni ventisei una grande, ogni cento una straordinaria. L’abbiamo sì visto gonfiarsi minaccioso, per poi placarsi sempre, però.  E’ difficile prevedere il suo comportamento. Basti pensare che nasce a sud della città che attraversa: un tipo anomalo.

Se sotto il fiume ci sono gallerie che non vede nessuno, sopra ci sono i ponti. Il più celebre è Ponte Vecchio (su tre arcate costruito nel 1345): tutti sanno che la città continua sul ponte, con case e negozi. Milioni di turisti ci salgono durante il corso dell’anno. I partigiani usarono il Corridoio Vasariano – e quindi il Ponte Vecchio – per le loro comunicazioni segrete, come sa chi ha visto il film “Paisà”, capolavoro neorealista di Roberto Rossellini. Oggi ci sono gli orefici, ma un tempo c’erano i macellai e i conciatori. La leggenda dice che la famiglia Medici non ritenesse che attraversare questa zona con cattivi odori fosse una cosa degna della nobiltà, quindi mandarono via macellai e conciatori e esortarono gli orafi ad occupare il ponte con le gioiellerie, un commercio secondo loro, più appropriato… Ponte Vecchio è l’unico ponte che i nazisti risparmiarono durante la seconda guerra mondiale (fecero saltare anche il Ponte delle Grazie, che aveva resistito a tutte le alluvioni, compresa quella micidiale del 1333), ma in compenso fu orribilmente minata la città tutto attorno al ponte. Amavano l’arte. Tornando al Corridoio Vasariano, sapete come nasce? Cosimo primo de’ Medici deve attraversare Firenze da Palazzo Vecchio a Palazzo Pitti: ma come evitare le intemperie, la plebe, i complotti e i tumulti? Nasce così questa “Galleria dell’Immortalità”. Durante la guerra, anche se subì dei danni, il Corridoio Vasariano fu l’unica possibilità di attraversare la città da nord a sud.

I ponti di Firenze sono molto diversi tra loro. Assai lodato è il Ponte Santa Trinità, per la grazia aerea delle sue arcate, che cercano di tenere a freno il fiume con la loro armonia. E’ considerato il più bello di Firenze: fu edificato nel 1567 sulla base (sembra) di un progetto di Michelangelo. Certo quando guardiamo l’Arno d’argento che mormora più calmo e più placido del Piave, il pensiero della disastrosa alluvione del 4 Novembre 1966 è lontano. Dopo quel tragico evento, sono stati realizzati molti lavori per tenere a freno le piene del fiume. L’Arno è sempre il grande viale rettilineo che ha dato vita a Firenze, che l’ha nutrita e svagata, che ha permesso ai cittadini romantiche passeggiate lungo i suoi argini. Quanto al Ponte Vecchio, basti dire che nessun altro ponte al mondo (tranne quello dei Sospiri a Venezia) è così amato…

Notti di charme – Dove dormire

Ammirare la Venere del Botticelli. Passeggiare nel magico Giardino di Bòboli. Comprare un gioiello in una bottega di Ponte Vecchio. Per non parlare di quello scrigno unico al mondo che è la Galleria degli Uffizi. Dormire in una romantica “camera d’autore”. Firenze, uno dei gioielli più preziosi d’Italia, è la “città dei sogni per eccellenza” per i viaggiatori di tutto il mondo. Il suo incanto non dà tregua soprattutto se, dopo aver ammirato i capolavori artistici, si sceglie di soggiornare in un Hotel magari sull’Arno…

HOTEL BERCHIELLI –  L.no Acciaiuoli, 14 – 50123 Firenze – Tel. 055 264061 -www.berchielli.it – e-mail: info@berchielli.it

L’eterno, splendido incanto del Ponte Vecchio si può ammirare dall’Hotel Berchielli. Affacciato sull’Arno a pochi passi dal celebre Ponte, da Piazza della Signoria e da Palazzo Pitti, questo Hotel a quattro stelle recentemente rinnovato, ha ospitato personaggi celebri come Pablo Picasso, Vasco Pratolini, Romain Rolland e tanti altri. Nato alla fine del 1800 nel classico stile liberty ha conservato con cura il suo fascino di albergo storico fiorentino. L’Hotel si contraddistingue per le sue camere, di cui una parte si affaccia frontalmente su Lungarno degli Acciaiuoli, elegante lungo fiume che collega sulla sponda destra Ponte Vecchio con Ponte Santa Trinità. Situato nel cuore del capoluogo toscano, lateralmente sporge sulla piccola piazza del Limbo, sede del più antico edificio sacro della città: la Chiesa dei Santissimi Apostoli. Allora per iniziare bene la giornata nella “città del Giglio”? Una ricca, golosa prima colazione da gustare nell’elegante sala del secondo piano. C´è solo l´imbarazzo della scelta sia per il dolce che per il salato. I palati più esigenti saranno più che soddisfatti…

Firenze in tavola – Dove mangiare

Benedetti toscani! Hanno l’olio più buono d’Italia, la bistecca più succulenta, i fagioli più vellutati (per non parlare del vino, Chianti classico in testa). Tutti ingredienti già squisiti da soli, ma che riuniti nello stesso piatto diventano golosità pura. Allora via libera ai piatti tipici: la ribollita con il cavolo nero, la pappa al pomodoro, i crostini di fegatini su pane “sciocco”, le pappardelle al ragù di cinghiale, la trippa, i salumi, e  soprattutto a “sua maestà la fiorentina”, assaggio obbligato per chi voglia conoscere o riscoprire, in gastronomia, il piacere della carne. A patto di gustarla nei posti giusti.

IL BARRETTO – Via del Parione, 50/R – 50123 Firenze – Tel. 055 294122 – www.ilbarretto.itinfo@ilbarretto.it

In pieno centro storico, a pochi passi dal Ponte Vecchio, questo riservato, elegante e raffinato ristorante (nato come il primo Harry’s bar a Firenze) si distingue dal 1959 per l’eccellenza della cucina. Un locale in piena ascesa il Barretto, grazie al know how della sua proprietaria, la Signora Ilham – da sempre appassionata di cucina – che ogni giorno ne rivela la sua brillante capacità nella gestione. Oltre ai piatti tipici della tradizione toscana, preparati con grande equilibrio e leggermente addolciti nella loro naturale rusticità, pesci e carni propongono piatti gustosi e di qualità. L’ambiente molto ben curato e il servizio attentissimo, contribuiscono a fare di questo locale uno dei punti di riferimento dei “gourmet” più esigenti. Per esaltare la bontà del menù, il sommelier propone una vasta gamma di vini, come si addice a chi è da tanti lustri sulla breccia. Il locale, che conserva ancora il fascino dell’atmosfera intrigante e seducente degli anni sessanta, ha pochi coperti e luci soffuse, l’ideale per chi cerca un posticino romantico e un’esperienza gastronomica di altissimo livello…

OSTERIA DEL CINGHIALE BIANCO – Borgo San Jacopo, 43/R – 50123 Firenze – Tel. 055 215706 – www.cinghialebianco.cominfo@cinghialebianco.com

Il locale si trova al piano terra di una antica torre trecentesca di Borgo San Jacopo, una delle strade più caratteristiche della Firenze antica, tra negozi d’arte, di antiquariato e boutique di classe. Ecco a voi un ristorante il cui nome è anche sinonimo di “toscanità”. Con pregi e difetti, naturalmente. Ma se si cerca un locale classicissimo, dove gli stranieri sono di casa, dove insomma, anche senza esserci mai stati prima, si può immaginare tutto, dagli arredi all’atmosfera rustica, questo è proprio l’Osteria del Cinghiale Bianco. Che, sia chiaro, è anche una cucina tradizionale e ricca (le grandi carni, a partire ovviamente dal cinghiale). Insomma la “base” toscana fa da trampolino a fantasiose, quanto gustose interpretazioni dai sapori decisi. Ne risulta un insieme piacevole al quale aggiungere dei vini all’altezza delle aspettative.

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