sabato, Aprile 20, 2024
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La rivoluzione tecnologica della radioterapia oncologica

La Radioterapia sempre più protagonista nel trattamento dei tumori: dalla sua nascita, più di un secolo fa, ad oggi questa disciplina è stata rivoluzionata. L’escalation prosegue rapidissima da almeno un ventennio e adesso arriva a un vero e proprio cambio di paradigma nell’approccio al paziente e al tumore.

Una Radioterapia che integra la genomica e l’intelligenza artificiale senza mai rinunciare alla clinica per “ritagliare” sul singolo paziente e sulla sua neoplasia il miglior trattamento radioterapico possibile che attraverso l’analisi del profilo genetico, della radiomica e l’elaborazione di dati clinici con software e algoritmi sofisticatissimi, sta portando ad un innovativo approccio nella cura dei tumori. È stato questo lo scenario sul quale si è discusso dal 15 al 17 Ottobre scorso al XXXI Congresso Nazionale AIRO – Associazione Italiana di Radioterapia e Oncologia clinica ospitato, in presenza contingentata ma con oltre 600 presenze attese, presso il Palazzo dei Congressi. 

«La Radioterapia è cambiata totalmente – dichiara Vittorio Donato, Capo Dipartimento di Oncologia e medicine Specialistiche, Direttore Divisione di Radioterapia, AO San Camillo Forlanini di Roma e Presidente AIRO – sia come caratteristiche della disciplina sia come suo inserimento nell’ambito oncologico per la cura dei tumori. Prima era considerata alla stregua di una cura palliativa ed era guardata solo come complicanza; oggi è uno dei tre pilastri delle cure oncologiche e onco-ematologiche e si è aggiornata insieme alle terapie farmacologiche. Oggi è tutt’altra realtà, così come è cambiata radicalmente anche la Società scientifica che ho il privilegio di presiedere. I temi principali per questa edizione del Congresso nazionale sono stati genomica, radiomica e intelligenza artificiale, fattori di cui dovremo tener conto per impostare correttamente il trattamento radioterapico. In parte sono novità già attive in alcuni Centri che in questo momento stanno scrivendo la storia futura della medicina e della radioterapia in particolare. L’evento congressuale è stato un momento di confronto aperto tra radioterapisti italiani su quanto siamo pronti a recepire le innovazioni tecnologiche in questa disciplina e un modo per rafforzare il ruolo del radioterapista all’interno del gruppo multidisciplinare nella presa in carico del paziente».

Numerosi gli studi scientifici che sono in corso, molti dei quali stanno dando buoni risultati quanto a efficacia e miglioramento della qualità di vita dei pazienti per quanto riguarda alcune tipologie di tumori. Grazie all’integrazione di genomica e radiomica con la clinica, il radioterapista ha la possibilità di vedere quello che l’occhio umano non percepisce, l’infinitamente piccolo; e l’intelligenza artificiale aiuterà a costruire modelli di intervento per singolo paziente e singolo tumore. Tutto questo porterà ad un migliore trattamento e a prevedere la risposta del paziente. «L’indirizzo verso il quale andiamo è quello di capire ancora meglio qual è il trattamento più appropriato nel singolo paziente e nel singolo tumore – afferma Barbara Jereczek, Direttore Divisione Radioterapia Istituto Europeo di Oncologia di Milano, Professore di Radioterapia Università degli Studi di Milano e Coordinatore Comitato Scientifico AIRO – Per tanti anni la Radioterapia si è basata sui dati clinici, oggi si basa sempre di più su dati biologici intesi come genomica, imaging intesa come radiomica e intelligenza artificiale che ci aiuta a integrare questi dati nella scelta del trattamento. Attraverso queste avanzatissime tecnologie è possibile monitorare le modifiche del corpo del paziente e del tumore e adattare il trattamento. Se riusciamo a capire di più dalle immagini arrivando laddove l’occhio non riesce possiamo caratterizzare meglio la neoplasia e scegliere di intensificare o de-intensificare il trattamento».

I trattamenti radioterapici non si sono fermati nonostante la pandemia Covid-19, i pazienti che erano in trattamento sono stati seguiti e hanno proseguito le cure grazie all’organizzazione delle strutture radioterapiche sul territorio nazionale. L’evoluzione delle tecnologie corre veloce e porta innovazione, che passa necessariamente per l’ammodernamento del parco macchine con l’obiettivo di rendere disponibili in modo equo le apparecchiature di ultima generazione e garantire equità di accesso ai migliori trattamenti radioterapici. La formazione dei suoi iscritti e l’informazione di cittadini e pazienti sono punti centrali della mission dell’Associazione. 

«AIRO è impegnata da tempo in diverse attività di comunicazione attraverso il sito www.radioterapiaitalia.it con informazioni tecnico-scientifiche per gli specialisti e informazioni e novità dedicate ai pazienti e ai cittadini – sottolinea Roberto Pacelli, Responsabile Sezione di Radioterapia UOC Diagnostica per Immagini e Radioterapia, AOU Federico II di Napoli, Professore ordinario di Radioterapia, Università degli Studi di Napoli Federico II e Membro del Consiglio Direttivo AIRO – Ad esempio, sono previsti una sezione dedicata alle cosiddette FAQ, le domande più frequenti, a cui rispondono gli esperti; uno spazio dedicato a materiale informativo sulle radiazioni, sui loro effetti rispetto al tipo di tumore, sui benefici del trattamento, sui possibili effetti collaterali, su come mitigare gli eventi avversi o mitigare la probabilità si verifichino danni collaterali. Il sito contiene la mappa di tutti i centri radioterapici attivi in Italia e una sezione per la formazione e l’aggiornamento su diverse patologie tumorali e i trattamenti radioterapici, strutturata con incontri rivolti anche ai medici di base che sono i primi interlocutori dei pazienti. Abbiamo inserito anche un documento sul vaccino anti-Covid e sui pazienti più fragili per i quali si raccomanda la vaccinazione. Un obiettivo della nostra organizzazione è dare continuità assistenziale ai pazienti dimessi dall’ospedale sul territorio attraverso figure professionali che possano seguire a casa o in una struttura di prossimità il paziente per risolvere potenziali effetti collaterali ed evitando il ricovero». 

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