giovedì, Aprile 25, 2024
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I rifugi antiaerei nella storia di ieri e di oggi

Durante la seconda guerra mondiale a Milano e in altre città italiane sui muri degli edifici venivano riportati simboli indicativi dei Rifugi per sfuggire ai bombardamenti aerei preannunciati dall’assordante suono delle sirene.

Per fortuna non abbiamo vissuto quel periodo bellico, ma l’abbiamo sentito raccontare dai nostri nonni e dai nostri genitori che ci hanno narrato come reagivano in quelle particolari situazioni, durante le quali cercavano riparo nelle cantine o nei sotterranei degli edifici insieme ai figli e ai familiari o, se erano per strada, raggiungevano il più vicino rifugio antiaereo.

Immagine di rifugiati sotto la Cattedrale di Kiev

Il 30 gennaio 1941, l’allora il Ministero dell’Interno, aveva mandata ai Prefetti una specifica disposizione che raccomandava di far disegnare sugli edifici simboli grafici indicanti l’accesso ai rifugi antiaerei dove, all’interno, c’erano anche le indicazioni di comportamento da osservare.

Perché riferire dei rifugi oggi? Avevo in mente da tempo di scrivere un articolo sui rifugi poiché avevo svolto una ricerca fotografica su alcuni rifugi del territorio del Municipio 8 ed altri luoghi di Milano e aspettavo una ricorrenza o una data storica per pubblicarlo. Ma data l’attuale situazione bellica in Ucraina, riferita dai reportage dei media, e l’evolversi dell’assalto russo di contro l’eroico popolo ucraino che vediamo spesso nelle immagini cercare un qualsiasi rifugio per proteggersi dalle bombe, mi ha fatto riflettere e portato a pubblicare tale ricerca.

Rifugiati all’interno della metropolitana ucraina

Nelle immagini televisive abbiamo visto il  popolo ucraino cercare di salvarsi rifugiandosi nelle cantine degli edifici privati e pubblici, nei sotterranei degli ospedali, nelle metropolitane, nei luoghi di culto e nei locali sotto la Cattedrale di Kiev. All’inizio dell’aggressione russa la gente cercava ogni tipo di riparo e molti sono stati i luoghi che si sono trasformati in improvvisati rifugi per un temporaneo riparo dai bombardamenti russi, anche se l’aggressione delle truppe russe è diventata sempre più pesante e nessun luogo era più sicuro.

Inoltre, gli armamenti di oggi utilizzano una sofisticata tecnologia e oltre agli aerei vengono utilizzati missili a lunga gettata che raggiungono con precisione gli obiettivi programmati: una guerra molto diversa da quella che fu nel secondo conflitto mondiale. Pertanto i cittadini ucraini hanno abbandonato gli improvvisati rifugi cercando di scappare con ogni mezzo, attraverso alcuni corridoi umanitari, cercando di uscire dal proprio paese per mettersi in salvo e diventando così da comuni cittadini che vivevano una normale quotidianità a essere profughi in fuga verso la Polonia ed altri paesi d’Europa.

Indicazione Uscita di Sicurezza di via Cenisio, 81

Una fuga affrontata solo da una parte della popolazione, ossia gli anziani, i bambini e le donne mentre gli uomini di ogni età sono stati reclutati, anche se molti hanno spontaneamente scelto di rimanere nella propria terra per combattere contro l’aggressione della Russia. Spesso si tratta di adolescenti – in Ucraina si diventa maggiorenni a sedici anni – che vengono reclutati e si trovano improvvisamente dai banchi di scuola ad abbracciare impreparati le armi. Il reclutamento di giovanissimi nel corso della storia non è nuovo: basta pensare al momento bellico italiano della prima guerra mondiale dove furono arruolati i cosiddetti ragazzi del ’99, nati nel 1899 e nel 1917 furono arruolati e mandati in prima linea sui campi di battaglia e combattere l’avanzata austro-ungarica.  

Uscita di sicurezza in Corte di via Castelvetro, 1

Ritornando alla riflessione dei rifugi antiaerei della seconda guerra mondiale a Milano, essi venivano indicati da diversi simboli: frecce, lettere e altri segni identificativi, il tutto per dare un corretta indicazione al fine di indirizzare non solo la popolazione civile verso il più vicino rifugio, ma anche per segnalare i rifugi alle squadre di soccorso e facilitare l’individuazione degli stessi.

Come storicamente riportato dalle cronache belliche del secondo conflitto mondiale, sappiamo che a Milano ci sono stati molti bombardamenti che hanno provocato la morte di civili, la distruzione di edifici con ingenti danni anche al patrimonio artistico e culturale milanese.

Indicazione del’Uscita di sicurezza di via Palizzi, 121

Le cronache e i racconti di alcuni anziani testimoni di quel periodo ricordano ancora i bombardamenti susseguitisi nelle notti tra il 12 e il 15 agosto 1943 dove buona parte del centro città fu colpito. I bombardamenti colpirono l’Arcivescovado con alcune parti del Duomo, il Teatro alla Scala e parte di Palazzo Marino.

Ma il bombardamento più vivo nella memoria dei milanesi è quello del 20 ottobre 1944 che colpì la Scuola Elementare “Francesco Crispi” a Gorla e costò la vita a 184 bambini, 14 insegnanti, alla direttrice della scuola, a 4 bidelli e all’assistente sanitaria.

Indicazione del rifugio sottostante l’edfcio comunale di S. di Santarosa

Altri bombardamenti colpirono anche il territorio dell’allora area Portello, dove c’era lo stabilimento Alfa Romeo, considerato un punto sensibile poiché lo stabilimento era stato convertito alla produzione bellica. Lì i bombardamenti non colpirono solo lo stabilimento ma anche gli adiacenti edifici quali il vicino Monastero delle Suore di Clausura delle Carmelitane Scalze di via Marco Antonio Colonna e parte della Casa di Riposo dell’Istituto Luigi Palazzolo di via Gattamelata, oggi via Luigi Palazzolo.

Pertanto riporto alcune immagini di edifici del territorio del Municipio 8 dove sono ancora visibili i simboli e le indicazioni dei rifugi di quel periodo bellico milanese, la sigla US dell’uscita di sicurezza o simboli dei rifugi che troviamo sugli edifici di via Cenisio n.81, in via Castelvetro n.1 e in via Palizzi n.121 e la sigla R rifugio all’interno dell’ex sede del Municipio di Musocco di piazzale Santorre di Santarosa n.10. Va menzionato anche il più grande rifugio della città di Milano costruito nei sotterranei della Scuola Elementare “Giacomo Leopardi” di viale Luigi Bodio n.22, oggi plesso dell’Istituto Comprensivo Ermanno Olmi del Municipio 9, recuperato e presentato al pubblico il 26 marzo 2011, visitabile su appuntamento.

Particolare del Rifugio 87 di viale Bodio, 22

A conclusione di questa riflessione, come ci ripete Papa Francesco, tutti dobbiamo essere portatori di pace ognuno nel proprio ruolo, noi con l’aiuto materiale e le preghiere per i profughi, mentre i Rappresentanti Diplomatici con il dialogo affinché si possa arrivare ad un accordo e porre fine a questo assurdo conflitto.

Indicazioni interne al rifugio 87 di viale Bodio, 22

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