martedì, Aprile 23, 2024
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Gianni Brera. Quando il gesto atletico diventa epico

A trent’anni dalla morte di Gianni Brera è uscito il libro a cura di Alberto Brambilla e Adalberto ScemmaPer Gianni Brera l’Arcimatto”, edizioni Zerotre, per la collana “La coda del drago”, che contiene anche numerosi contributi di altri studiosi, saggi, documenti, omaggi e memorie.  La presentazione del volume è avvenuta  all’Arena civica, che, come noto, è dedicata proprio a Gianni Brera.

Eppure non sono molti coloro che ricordano questa figura di giornalista sportivo e scrittore, soprattutto tra i giovani. Il libro inizia proprio ponendo questa domanda retorica di sapore manzoniano: Gianni Brera, chi era costui? Brera scrisse per la Gazzetta dello Sport, per il Giorno, per il Guerin Sportivo, per la Repubblica. Era un giornalista conteso, con ingaggi faraonici, perché poteva vantare una schiera di lettori fedelissimi (20/30.000) che l’avrebbero seguito ovunque scrivesse.

Gianni Brera davanti alla sua macchina per scrivere

Chi leggeva le sue cronache ne restava affascinato. Umberto Eco l’aveva definito “un Gadda minore” (e questo a lui non andava giù), ma era piuttosto “immaginifico”, non tanto nel senso dannunziano, quanto per la capacità di suscitare anche su episodi pedatori trascurabili riferimenti letterari, storici, sociolinguistici impensabili.

Perché Arcimatto? Perché lui stesso aveva intitolato così una sua rubrica sul “Guerin Sportivo” dove lasciava libera di sprigionarsi tutta la sua fantasia e la sua cultura, che non distingueva mai  tra alta e bassa e sapeva condurla con mano leggera senza retorica né ipocrisia. Come diceva Cesare Garboli: “un costruttore di pure invenzioni, di squisiti arbitrii di intelligenza”.

Mica era un tipo facile Brera. Era polemico, litigioso, persino violento: rimase famoso uno scontro fisico con un altro giornalista, Gino Palumbo che metteva in dubbio la sua teoria del calcio all’italiana (catenaccio e contropiede). Resta, peraltro, insieme a Gianni Mura, uno dei giornalisti più brillanti che ha saputo interpretare lo sport come fenomeno culturale.

Per quanto mi riguarda, ricordo quel suo fare sornione. Come di uno che fosse appena uscito da un pranzo abbondante, nel quale non aveva lesinato sul buon vino. (La foto di copertina del libro lo ritrae con in mano un bicchiere di vino).

Ricordo la sua pipa, quasi un caminetto portatile, intorno al quale era piacevole concedersi un po’  di relax per raccontare e ascoltare storie. Non solo di sport o di calcio in particolare. Ma di uomini, di idee, con riferimenti letterari, storici, linguistici, sociologici. Che fiorivano da ogni parte. Anche dove meno te lo aspettavi.

Ancora Brera con la sua immancabile pipa

E anche la sua scrittura, in fondo, aveva il potere ipnotico di creare le stesse atmosfere. Non c’erano steccati per lui, si lasciava andare dove lo portava la sua arguzia e la sua cultura. Una cultura ben digerita, solida e concreta come il carattere della sua gente nella bassa padana, per nulla libresca. Il suo verismo, di cui si è parlato, non era venato di malinconia o recriminazioni, era un verismo placido e appagato. Per questo più autentico, più umano.

Ci si chiede cosa avrebbe scritto oggi Gianni Brera. Chi lo sa? I tempi sono cambiati. E nel calcio, sotto certi aspetti anche peggiorati. Sulle gesta sportive prevalgono le disamine tecniche, le elucubrazioni scientifico-tattiche, fino al ricorso ad atteggiamenti arroganti, mitomani,  che perdono di vista la necessaria ironia, dall’alto di una competenza tutta da dimostrare.

Però il fascino dei campioni, quelli che lasciano il segno non è morto, anche se, specie in questi ultimi tempi c’è un po’ troppa retorica che li circonda, specie quando vengono a mancare. Una retorica che diventa un po’ stucchevole, quasi come non avessimo altri esempi positivi, in altri ambiti, ai quali riferirci. Ma, forse, è proprio così…

La presentazione del volume è stata organizzata da La CRO.S.S – L’Associazione Cronisti e Storici dello Sport, con la collaborazione del Comune di Milano, del CONI Lombardia, dell’USSI – Unione Stampa Sportiva Italiana, di LIMEC-Istituto a Ordinamento Universitario per Mediatori Linguistici e del CUS Milano

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