giovedì, Aprile 18, 2024
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El noster vegg Milan

Si tratta di un interessante libro (titolo in milanese) edito da “Aquilegia”, che offre un’antica e ricca panoramica di visioni litografiche sulla nostra città, realizzate da Annibale Belli.

Ma come si presentava Milano quando l’Ottocento stava per esaurire le sue amare vicissitudini concernenti guerre, scontri sociali e povertà ? Si notava un certo risveglio, ma per le strade si incontravano ancora miseri arrotini (i ben noti “moletta”) con la loro grande ruota, mossa da un pedale, sulla quale affilavano di tutto oppure gli stagnini (i “magnan”) intenti a riparare pentole e paioli di rame.

Tuttavia, tra il 1895 e il 1899, Milano sembrava porsi all’attenzione degli italiani con certi robusti impulsi provenienti dall’economia e dalla tecnologia, iniziando a lasciarsi alle spalle certe miserie e alcune ristrettezze.

Infatti, l’industria meccanica, l’elettricità e per certi versi anche l’edilizia, decollavano a vista d’occhio. Gli operai di diverse industrie, in particolare quelli appartenenti alla Breda e alla Pirelli, si trovavano a capo di prime, timide azioni di riscatto mentre il numero di fabbriche cresceva.

Persino lo sport tendeva ad affermarsi tra la gente. Ad esempio dedicandosi al nuoto con la Canottieri Olona, imbracciando racchette presso il Tennis Club Milano o iniziando a regatare presso la Canottieri Milano.

E che dire del nuovo piano regolatore che cominciava a modernizzare la città ? Venne finalmente abbattuto il quartiere del Rebecchino (vedi foto), un agglomerato di vetuste case popolari che addirittura occupava una parte di piazza Duomo. La sua demolizione non solo contribuiva ad abbellire la piazza più importante di Milano, ma offriva maggior respiro anche al Teatro alla Scala.

Per il divertimento dei più poveri, esisteva la possibilità di frequentare la domenica una sottospecie di luna park, denominato Tivoli, ove venivano utilizzate alcune giostre sgangherate e si dava retta a qualche falso farmacista che vendeva pillole miracolose contro la bronchite.

In questo luogo, racconta una leggenda dell’Ottocento, la bellissima e povera Linda amava frequentare il suo innamorato, un certo Mario. Ma un balordo di nome Giulio, prepotente capobanda, si intromise tra loro. Picchiò pesantemente Mario e riuscì a rapire la ragazza.

A questo punto intervenne il robusto padre di Linda. Rintracciato il delinquente, ebbe con lui una colluttazione. Lo uccise e si costituì prontamente. La figlia, cosi si dice, fu eternamente grata al padre, vedovo da molti anni, per averla liberata, ma al tempo stesso lo rimproverò per averla cresciuta senza alcun avvertimento circa i pericoli che la vita ci mette dinanzi.

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