venerdì, Aprile 19, 2024
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UNA POVERA DOMESTICA CONDANNATA AL ROGO

di Carlo Radollovich

Un processo per stregoneria, svoltosi a Milano tra il 1616 e il 1617, suscitò vivo clamore nella nostra città perché era implicato un nome illustre della nobiltà dell’epoca e cioè Luigi Melzi, noto senatore del ducato di Milano. Parteciparono a tale processo medici e studiosi tra cui Lodovico Settala (famoso protomedico, attivissimo durante le epidemie di peste del 1576 e del 1630, citato dal Manzoni ne “I promessi sposi”), Giacomo Antonio Clerici  (fisico di grande prestigio), Giovanni Battista Selvatico (appartenente ad una insigne famiglia di medici).

Imputata era la domestica Caterina Medici, nata a Broni (Pavia), accusata di maleficio nei confronti di Luigi Melzi, il quale, alcune settimane dopo l’assunzione della cameriera nell’incantevole casa sui Navigli, in zona Fatebenefratelli, lamentava forti disturbi gastrici.

Davanti alle accuse, che non sempre capiva, la debole Caterina si autoconvinse di essere una strega. A Luigi Melzi preparava diversi infusi di erbe, è vero, ma soltanto per ottenere tisane depurative e non certo pozioni malefiche come l’accusa sottolineava.

La donna, di carattere riservato e per nulla volitivo, si persuase che i discorsi accusatori, pronunciati da persone tanto colte, avessero un preciso fondamento: quello di testimoniare di essere una vera strega. Sembra paradossale scriverlo, ma Caterina si mostrò addirittura pentita. Si confessò e ricevette i sacramenti.

L’Inquisizione, anche di fronte al pentimento, non ritirò la condanna a morte (in taluni casi, il ravvedimento dei condannati poteva evitare la pena capitale). Torturata e poi strangolata, venne messa al rogo in data 4 marzo 1617, in piazza Vetra.

Più avanti si tentò di fare più luce sull’intera vicenda. Sembra che Luigi Melzi si fosse incapricciato di Caterina e, malgrado l’attrazione verso di lei, volesse reagire a questa debolezza accusando la donna di opere malefiche. Un testimone al processo, un certo capitano Vacallo, già fidanzato con Caterina, che però non intendeva sposare, diede ragione all’accusa sostenendo che la domestica era pronta ad eseguire, a richiesta, qualsiasi genere di maleficio.

Una scandalosa ingiustizia, aggravata dal fatto che Caterina non riuscì a difendersi per estrema debolezza psichica, si abbatté con disprezzo e totale crudeltà sulla povera donna.

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