martedì, Ottobre 15, 2024
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L’ORGANO SUONATO DAL GRANDE MOZART

di Carlo Radollovich

Nell’articolo “L’antico chiostro del convento degli Antoniani”, apparso il 4 marzo sulla nostra rivista, accennavamo brevemente alla chiesa di Sant’Antonio Abate, eretta nella via omonima e ricca delle opere d’arte dei più illustri artisti del Seicento lombardo. E’ diventata monumento nazionale e merita senz’altro un’attenta e accurata visita che si può effettuare dal lunedì al sabato tra le ore 10 e le 18.

Oggi desideriamo occuparci in particolare di un vecchio e glorioso organo appartenente a questa chiesa, situato in cantoria sopra l’ingresso principale, che rappresenta un autentico capolavoro del nostro artigianato. E’opera di una nota dinastia di organari, appartenenti alla famiglia dei Brunelli, che hanno operato in Lombardia sino al XVIII secolo. Attorno al 1860 l’organo venne in parte rielaborato da Livio Tornaghi, noto costruttore di Monza, il quale volle reimpiegare tutte quelle parti che apparivano ancora in ottimo stato come alcune canne in legno, il flauto e i mantici. La tastiera, completamente in ebano, mandava in visibilio gli esperti dell’epoca anche per una coloritura che appare del tutto invertita rispetto alla storica tradizione, ossia i tasti diatonici in nero e i cromatici in bianco.

Ma le sorprese, non solo tecniche, relative a questo vero e proprio cimelio non finiscono qui. Infatti, Wolfgang Amadeus Mozart, in occasione del suo ultimo soggiorno milanese del 1772 (aveva appena sedici anni) elaborò presso la chiesa di Sant’Antonio Abate la brillante composizione “Exsultate jubilate”, per soprano e orchestra, dedicata a Venanzio Rauzzini. Questi era un virtuoso cantante lirico (pure compositore) che era stato protagonista del mozartiano “Lucio Silla”, rappresentato sempre nel 1772, presso il vecchio Teatro Regio Ducale, nella cui area fu eretto successivamente l’attuale Palazzo Reale.

Ma ritorniamo al vecchio organo che, dal 1950 al 2005, era stato completamente abbandonato e risultò addirittura ricoperto di un abbondante strato di polvere. Ma eccolo risorgere, nel 2006, per il 250.mo anniversario della nascita di Mozart. Presso Sant’Antonio si svolsero numerose celebrazioni musicali grazie anche all’impiego del redivivo organo, l’unico strumento arrivato quasi integro sino a noi, sul quale il grande maestro suonò e compose per circa un anno.

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