sabato, Aprile 20, 2024
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Il Santo Chiodo nel nostro Duomo

Nell’estate del 395, due anni prima che il futuro Sant’Ambrogio lasciasse questa terra, l’amato vescovo milanese stava camminando per alcune strade del centro cittadino quando la sua attenzione venne attratta dalla piccola bottega di un fabbro impegnato nel suo lavoro.

Il prelato era molto stanco e chiese breve ospitalità all’umile artigiano, giusto il tempo per rimettersi in forze. Venne fatto accomodare su una sedia non proprio comoda e venne avviata una conversazione piuttosto banale riguardante i molteplici lavori eseguiti dal fabbro. Quest’ultimo mostrò al vescovo uno strano pezzo di ferro che, malgrado fosse stato martellato parecchie volte, non voleva saperne di essere piegato.

L’artigiano volle mostrare ad Ambrogio la strana forma di questo ferro piuttosto ritorto che assomigliava ad un grosso chiodo. Il vescovo lo rimirò da vicino e rimase impietrito. Forse un’ispirazione divina l’aveva avvolto e incantato perché tale chiodo si rivelò a suoi occhi come uno dei quattro che venne impiegato per la crocifissione di Gesù.

Va ricordato a questo punto che tali chiodi erano stati rinvenuti da Elena, la madre dell’imperatore Costantino, nell’anno 326 a Gerusalemme. Uno di loro era stato “usato” dalla stessa Elena mentre si trovava in viaggio su una nave decisamente vacillante a causa di una tremenda tempesta di vento. Infatti, dopo un’invocazione rivolta a nostro Signore, gettò il chiodo in mare e la burrasca si placò quasi subito.

Più avanti, Elena decise di donare i restanti tre chiodi a Costantino, il quale, confidando di poter contare sulla protezione divina, ne incastonò uno nel proprio elmo, uno nella briglia e uno nel morso del suo cavallo preferito.

Nel corso dei secoli ne furono reperiti due dopo estenuanti ricerche. Uno è tuttora conservato presso l’ospedale di Santa Maria della Scala a Siena mentre l’altro è quello rinvenuto da Ambrogio nella bottega del fabbro.

Quest’ultima reliquia è custodita nel nostro Duomo a circa quaranta metri d’altezza. Grazie ad una sorta di ascensore, oggi azionato elettricamente e chiamato “Nivola”, il Santo Chiodo viene riportato al suolo in occasione della Festa della Esaltazione della Croce, in data 14 settembre, per poter essere sottoposto alla venerazione dei fedeli. Alla sera dello stesso giorno viene riposizionato lassù.

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