giovedì, Marzo 28, 2024
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LA CLASSE MEDIA IN CRISI. I POVERI SEMPRE PIÙ POVERI

di U. Perugini

Non so se sia solo un fatto personale. Ma proprio mi dà fastidio che il divario tra ricchi e poveri continui ad aumentare nel nostro Paese e non si faccia nulla per invertire questa tendenza.

L’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo Sviluppo economico) conferma che nei Paesi più sviluppati il 10 per cento più ricco della popolazione continua ad arricchirsi a spese dei più poveri. Una situazione del genere non deve forse preoccupare, oltre a far arrabbiare, le persone comuni, quelle che magari prima credevano di appartenere alla cosiddetta “classe media” e ora combattono per arrivare a fine mese? Vedete un po’ voi!

Naturalmente questo fenomeno ha fatto aumentare la disuguaglianza tra le persone. La disparità di reddito va a incidere (guarda caso) proprio sullo sviluppo delle capacità lavorative di coloro che provengono da nuclei famigliari con scarsi livelli di istruzione che non possono studiare, trovare lavori adeguati e cercare di spostarsi un po’ più in alto nella scala sociale.

In Italia l’indice di disuguaglianza è cresciuto di tre punti ma più che queste percentuali, abbastanza fredde, conta la constatazione dell’Ocse che sostiene quanto segue: se tale fenomeno non ci fosse stato il Pil italiano sarebbe stato maggiore di circa 8 punti! Insomma, in altri termini, se si fosse ridotta un po’ la disuguaglianza sociale si sarebbe potuto fermare il declino del Paese e forse oggi si assisterebbe a una ripresa ben più dinamica.

Con i “se” non si fa la storia e nemmeno l’economia. E’ vero. D’altra parte anche se si fosse cercato di ridurre la disuguaglianza crescente non è detto che il problema della crisi sarebbe stato superato. Avremmo dovuto, infatti, accompagnare questa azione (che è mancata) con una politica redistributiva adeguata, quindi non limitarsi a programmi contro la povertà, o aiuti per sostenere i consumi (ricordate gli 80 euro?) ma intraprendere azioni dirette per aiutare i soggetti a basso reddito, favorire il loro ingresso nel mercato, migliorare la qualità della scuola e creare i giusti contatti tra questa e il mondo del lavoro.

Possiamo dire sinceramente che queste iniziative sono state adottate? Non mi sembra. Il jobs act servirà in questa chiave? Poco (i dati più recenti segnalano un aumento dei disoccupati). Certamente sarà molto utile alle imprese che potranno godere di sgravi fiscali non indifferenti. Forse, (e sappiamo di toccare un tasto delicato) si sarebbe potuto intervenire sulla redistribuzione fiscale (magari con una congrua tassazione dei redditi da capitale). Ma quando si tratta di parlare di tasse (anche se eventualmente solo per i più ricchi) la maggioranza degli italiani storce il naso. E allora, andiamo pure avanti così…

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