venerdì, Dicembre 6, 2024
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”Avventura” al lago di Pusiano (1630)

Proprio nell’anno della peste manzoniana, l’intera Brianza era stata messa in gravi difficoltà da una carestia sempre più galoppante. E anche le famiglie contadine, che spesso si premunivano in tempi di crisi nell’ accantonare scorte (vedi ad esempio granaglie, castagne e verze), facevano fatica a sfamare i propri figli per la scarsità di alimenti.

Fortunatamente, alcuni piccoli allevatori di capre che vivevano nel paese di Pusiano (oggi in provincia di Como), riuscivano a campare alla bell’e meglio vendendo carni macellate dei propri ovini. Accadde che un giorno di pioggia particolarmente intensa, un macellaio stesse trasportando su una piccola barca, in direzione dell’altra riva del lago, un pesante pacco contenente due grossi caproni fatti a pezzi.

Purtroppo, un violento scossone, provocato da un’improvvisa e forte ventata, fece scivolare in acqua l’ingombrante pacco, probabilmente non ben fissato a bordo, che non poté più essere recuperato. Si trattò di un danno particolarmente grave, non solo per la perdita secca di un incasso certo, ma anche perché quei pezzi di caprone avrebbero soddisfatto la fame di molti.

Ventiquattr’ore più tardi, una coppia di pescatori era all’opera gettando le reti nel lago, nel tentativo di fare il pieno di pesci persici, di carpe e anche di lucci. Ma non era giornata, perché i due uomini non erano riusciti a “raccattare” pressoché nulla, tanto che, poco prima di sera, decidevano di ritornare a casa.

Erano già giunti ad una cinquantina di metri dalla riva, quando una possibile preda, di notevole stazza, si impigliava nell’ultima rete che non era ancora stata ritirata. I pescatori, sorpresi per un peso tanto consistente, armeggiavano con tutte le loro forze nel tentativo di recuperare la “cosa”.

Ad un certo punto, il pescatore più anziano lanciò un urlo: “La nostra Santa patrona, la Madonna delle Nevi, ci ha fatto una grazia perché qui sotto, come avevo sognato, troveremo un forziere contenente parecchie monete d’oro”. Si fecero aiutare da alcune barche accorse per l’occasione e finalmente la rete venne ritirata dall’acqua.

Ma che cosa avevano pescato ? Nient’altro che il pesantissimo pacco scivolato nel lago il giorno precedente…Lo sgomento fu intenso per tutti anche se alcuni, facendo buon viso a cattiva sorte, suggerirono di gustare almeno in parte, tutti assieme, un saporito arrosto di capra.

Esiste tuttavia un seguito raccontato da certi vecchi novellieri. Quando dalle cucine di osterie in loco usciva uno stufato non proprio ad hoc oppure un arrosto non cotto a puntino, qualcuno esclamava con molta ironia: “Chissà se questa carne proviene ancora dal fondo del lago…”

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