giovedì, Aprile 25, 2024
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Arnolfo II e Ottone III

Nel 998 era stato nominato arcivescovo di Milano Arnolfo da Arsago Seprio, fondatore del Monastero di San Vittore al Corpo. Tre anni dopo si recò a Costantinopoli per prelevare di persona, con tutti gli onori, la principessa Zoe, promessa sposa di Ottone III di Sassonia.

In effetti, l’imperatore non era riuscito a trovare una ragazza che gli andasse a genio e aveva perciò caldamente pregato l’arcivescovo di interessarsi al riguardo. Questi si diede subito da fare e dopo aver scartato una decina di giovani, decise per Zoe, convinto che la principessa fosse al top sia sotto il profilo della bellezza sia sotto l’aspetto dell’intelligenza.

Arnolfo, trattenutosi a Costantinopoli per un periodo di tre settimane al fine di vagliare meglio la situazione, aveva poi convinto Ottone di prendere in sposa la principessa. E l’imperatore, via mare, le aveva spedito regali assai raffinati in oro e argento, senza dimenticare i suoi familiari.

Tali doni vennero ricambiati con due preziosi omaggi. Il primo consisteva in un serpente forgiato in bronzo che, così si diceva, sarebbe stato in possesso del profeta Mose’, creato per difendere dai rettili gli accampamenti ebrei nel deserto. Il secondo rappresentava una portentosa testa femminile, metallica, in grado di rispondere a molte domande, simulando la voce umana.

Nel viaggio di ritorno Costantinopoli-Milano, Arnolfo volle mettere alla prova la testa parlante, chiedendo se Ottone godesse di ottima salute. “E’ deceduto” fu la risposta. L’arcivescovo sperò che la testa parlante si sbagliasse. Ma, giunto nella nostra città, venne a sapere con enorme sorpresa che l’imperatore aveva reso l’anima a Dio il 23 gennaio 1002.

La ragazza, venuta a conoscenza della morte, non se ne dispiacque più di tanto, rattristata soprattutto per il ricchissimo matrimonio andato in fumo. Ritorno’ a Costantinopoli portando con se’ la magica testa, ma lasciando ad Arnolfo il serpente che l’arcivescovo volle collocare nella basilica di Sant’Ambrogio.

Il rettile di bronzo, al solo tatto, guarì in diversi frangenti numerosi bambini affetti da parassitosi intestinale. Va detto che il serpente, sempre visibile in Sant’Ambrogio, è collocato in cima ad una colonna e molti fedeli assicurano che la sua efficacia curativa non si è ancora spenta.

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