giovedì, Aprile 25, 2024
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Al San Babila: Non dimenticarti di ridere

Ridere degli psichiatri e della psichiatria è facile. Fin troppo. E’ come sparare sulla Croce Rossa. In realtà, significa ridere di noi stessi, dei nostri tic, delle nostre manie, delle nostre idiosincrasie. Nella divertente commedia Non ti scordar di me” di Chiara Bonome, è proprio lo psichiatra a perdere  la memoria, per effetto di una maldestra autoipnosi. E per recuperare sia la memoria che l’identità è costretto a farsi aiutare dai suoi pazienti in un crescendo surreale di situazioni assurde, bizzarre e paradossali.

I pazienti, infatti, sono macchiette di malati, ognuno con le sue patologie: Orlando, inserviente barese, ignorante quanto basta, che soffre di rupofobia, cioè la paura dello sporco; Adriano, affetto da schizofrenia, e preda di diverse fantasiose identità (tra cui Arsenio Lupin, Maigret e per finire Frank Sinatra), Vittorio, che soffre di sindrome di colon irritabile, oltre a stress e crisi di panico. Un bel quartetto, se ci mettiamo anche lo psichiatra smemorato, che tra l’altro ha qualche problema con il gentil sesso (la moglie, la presunta amante, la sorella).

Gli attori sulla scena si danno da fare. La commedia, lo si vede, è ben rodata, i tempi rispettati, l’atmosfera giocosa coinvolge il pubblico con fatuità, Non abbiamo usato a sproposito questo termine che è proprio contemplato anche nel vocabolario psichiatrico, guarda caso proprio in relazione alla risata. Ma non esageriamo!

Generosa l’interpretazione dei quattro attori sul palco, Stefano Messina, Carlo Lizzani, Stefano Di Lauro e Marco Simeoli. La commedia, leggera e disimpegnata, tocca con ironia alcuni dei tipici strumenti psicanalitici più iconici, dalle macchie di Rorschach, alle domande per il bornout – l’esaurimento nervoso per stress lavorativo – fino, appunto, all’ipnosi. Non ci sono intenti critici. Sono solo occasioni per sorridere su certi strumenti che ancor oggi sono in dotazione degli psichiatri, non sappiamo con quale reale efficacia.

D’altra parte, non è una novità che certe deviazioni della personalità, compresi alcuni comportamenti impulsivi, compulsivi, e le famigerate sindromi nei quali bene o male tutti ci possiamo riconoscere, producono di per sé comicità, esasperando il pensiero anticonvenzionale o maniacale e mettono in rilievo le nostre fragilità, quando ci troviamo a vivere in un mondo che di giorno in giorno si fa sempre più complesso.

La commedia alla fine ci dice che bisogna fare il possibile per non dimenticare chi siamo, cosa vogliamo, chi amiamo, se vogliamo restare noi stessi e difendere quel poco di identità che ci lascia la società.

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