Nacque nella nostra città nel 1794 e fu non soltanto un eccellente matematico, ma anche un apprezzato fisico. Ebbe pure riconoscimenti per i suoi numerosi trattati relativi al settore della Meccanica.

La sua alta figura di intellettuale spiccava tra i personaggi del suo tempo e va pure menzionato per le ricerche sull’idraulica teorica e applicata che, unitamente al Tadini e al Brunacci, consentirono la navigazione sul Naviglio Pavese. Suo il libro “Sul moto permanente dell’acqua”, sue le ampie memorie riguardanti “L’applicazione dei principi della Meccanica Analitica del Lagrange ai principali problemi”.

Ma Piola intendeva anche allargare la sua mente sui molti spazi che la natura dell’uomo aveva saputo conquistare negli ultimi decenni. Infatti, frequentando Barnaba Oriani, lo scienziato che rivesti’ un importante ruolo a favore dell’Osservatorio astronomico di Brera, nonché il padre Francesco Carlini, pure lui affermato astronomo presso Brera, raccolse importanti nozioni sulle ipotetiche origini dell’universo.

E che dire delle sue ricerche sul piano filosofico ? Basti accennare che le sue numerose argomentazioni seppero esercitare influenza persino sul grande teologo Antonio Rosmini.

Va pure menzionato che Piola era assertore di una sua teoria spiritualistica riguardante la scienza, tanto da non mettere affatto in un angolo questa sua acuta dichiarazione: “L’interesse più importante delle scienze, non eccettuate quelle che sembrano le più estranee alla Religione, consiste nel congiungerci con tanti rami dell’albero divino, il quale è l’unico che possa dar loro vita e fecondità”.

Da qui a contestare in toto la cultura illuministica, il passo era davvero breve. Ecco ancora una sua profonda riflessione a questo proposito: “A forza di fissarsi sulle cause seconde, si arriva a perdere di vista la causa prima. E invece di considerare l’invariabilità delle leggi fisiche come un tratto almeno ordinario, si passa a considerarlo con un ordine assoluto e necessario. Ammessa allora questa filosofia desolante, si va più innanzi: si sentenzia ridicola la prece dell’umana famiglia che supplica dal Padre Celeste l’allontanamento della grandine, del terremoto, della pestilenza.”

Uomo di cristiane convinzioni nel corso di tutta la sua vita, volle impartire l’istruzione catechistica festiva nell’oratorio di San Vittore e Quaranta Martiri per ben ventiquattro anni, in pratica sino alla fine dei suoi giorni. Ammalatosi nel luglio del 1850, scomparve nel novembre dello stesso anno, attorniato da tutti i suoi cari.

In totale sintonia con Piola, concernente un’indelebile e marcata spiritualità, è stata senz’altro la moglie Luigia Petazzi. Molto legata ai suoi figli, né ebbe dieci, li seguiva nel mondo della scuola con certosina pazienza, tanto da appassionarsi con sincerità alla cultura in generale e apprese non senza difficoltà le lingue latina e greca.

Nel 1847 pubblicò “Album per madri e fanciulli” e nel 1853 “Il Cicerone malinconico”. I figli le diedero particolari soddisfazioni, uno in particolare, che pubblicherà il libro “Storia di uno studente di filosofia”. Alla morte della madre (1856) darà alle stampe “Lavori inediti di Luigia Piola”.

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