mercoledì, Aprile 24, 2024
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La pace si può costruire con gesti e simbolismi?

di Antonio Barbalinardo

Un anno fa, la sera del 13 giugno 2013, in occasione del pellegrinaggio nel ricordo del Cardinale Carlo Maria Martini, a Gerusalemme davanti al muro del pianto ci fu un incontro di preghiera tra ebrei e cristiani, forse fu la prima volta che si svolgeva in forma comunitaria in quel luogo. Al termine della preghiera il cardinale Francesco Coccopalmerio e il presidente dell’assemblea rabbinica italiana Elia Richetti si abbracciarono sotto lo sguardo meravigliato delle persone lì presenti che osservavano increduli quei gesti; i media riportarono tale incontro così come lo riportò anche ilMirino.

Qualche settimana fa nella parrocchia di santa Marcellina di viale Espinasse si è svolto un interessante incontro con la testimonianza di Sua Eccellenza Monsignor Elias Chacour Arcivescovo melchita emerito di Akko – Haifa – Nazaret, definito il prete palestinese-israeliano, da sempre costruttore di pace.

Una settimana fa si è svolto presso la Città del Vaticano un incontro storico tra il presidente d’Israele Shimon Peres e il presidente dell’Autorità Palestinese Abu Mazen, incontro voluto da Papa Francesco, cui aveva rivolto l’invito in occasione del suo recente viaggio in Terra Santa, per un incontro di preghiera comune. L’incontro si è svolto domenica 8 giugno, nella giornata che la Chiesa cattolica dedica alla festa della Pentecoste. La Pentecoste, nella tradizione ebraica rappresentava la festa di ringraziamento mentre nella tradizione cristiana celebra la discesa dello Spirito Santo su Maria e gli Apostoli.

In preparazione al momento di preghiera per la pace nel Medio Oriente, nei giardini della Città del Vaticano, la presidenza della Conferenza Episcopale ha invitato i fedeli delle chiese italiane di pregare per questo particolare incontro affinché proprio quello Spirito Santo della Pentecoste, possa scendere sui rappresentanti partecipanti all’incontro.

Papa Francesco ha accolto presso la residenza di Santa Marta il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, il presidente d’Israele Shimon Peres e il presidente Palestinese Abu Mazen, e a bordo di un pulmino accompagnato dal custode della Terra Santa, Padre Pierbattista Pizzaballa, hanno raggiunto il giardino vaticano dove hanno pregato insieme.

I due presidenti, Shimon Peres e Abu Mazen, insieme al Patriarca Bartolomeo I e a Papa Francesco, si sono incontrati in una parte del giardino, simbolicamente neutro nel rispetto di tutti i partecipanti. Sono seguite le preghiere: della lode a Dio per il dono del creato; della richiesta di perdono a Dio per tutte le volte in cui si è mancati di comportarsi come fratelli; della preghiera per i nostri peccati contro Dio e l’invocazione a Dio perché conceda a tutti la pace.

Papa Francesco, il Patriarca Bartolomeo I, il presidente Shimon Peres e il presidente Abu Mazen, a conclusione dell’incontro, con un’immagine carica di fratellanza insieme hanno piantato un ulivo e con un badile ciascuno hanno coperto le radici dell’ulivo, da sempre simbolo di pace, affinché possa veramente germogliare e dare il “frutto del dono della pace di Dio”.

L’incontro di preghiera svoltosi nei giardini vaticani, è stato un incontro di fede di due Presidenti, costruttori di pace e insieme al Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I e Papa Francesco, hanno voluto dare un grande messaggio di dialogo.

L’incontro di questi testimoni eccezionali e dei due rappresentanti di fede, lascerà un grande segno di rilevanza mondiale, ma come ha riferito Padre Pizzaballa: “Non vuol dire che da oggi scoppierà la pace ma da questo momento e da questi gesti simbolici viene un nuovo contributo nell’appellarsi a Dio per il dono della pace”.  

Papa Francesco, nei giorni scorsi ha detto: “È più difficile costruire la pace, che la guerra…”. Allora aggiungo che tutti dobbiamo costruire la pace e desiderarla, pertanto ognuno di noi può e deve adoperarsi al fine di avere la pace e fratellanza dei popoli e non solo nel Medio Oriente.

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