sabato, Luglio 27, 2024
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Osteoporosi, una ladra di ossa silenziosa e una patologia ancora sotto trattata

Al via il Premio giornalistico sull’Osteoporosi “Dalla parte delle ossa” promosso da…

…FEDIOS (Federazione Italiana Osteoporosi e Malattie dello Scheletro) e UNAMSI (Unione Nazionale Medico Scientifica di informazione) in collaborazione con SIOMMMS (Società Italiana dell’Osteoporosi del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro), GIBIS (Gruppo Italiano Bone Interdisciplinary Specialists) e GISMO (Gruppo Italiano Studio Malattie Metabolismo Osseo) con il contributo non condizionato di Abiogen. Il premio, giunto alla sua terza edizione, si pone un obiettivo importante, accrescere la conoscenza dell’osteoporosi e delle sue conseguenze, ma soprattutto porre l’accento su un annoso gap nel trattamento e nella corretta presa in carico del paziente. Il premio è riservato ai giornalisti italiani iscritti all’Ordine autori di articoli, inchieste e servizi andati in onda e/o pubblicati su carta stampata, tv, radio, agenzie di stampa e testate online tra il 1° novembre 2023 e il 31 ottobre 2024. Termine ultimo per candidarsi 10 novembre 2024. Un premio in palio per ciascuna categoria dal valore di 1.000 euro. Per consultare il bando e inviare la propria candidatura visitare i siti webhttps://www.fedios.org/; https://unamsi.it; https://www.siommms.it/ e https://gismo.net/

“Abbiamo accolto con molto piacere l’invito a promuovere un premio giornalistico legato al tema dell’osteoporosi, di così grande attualità in una popolazione, come quella italiana, destinata a invecchiare sempre più.” – sottolinea Nicola Miglino, presidente UNAMSI – “Favorire un’informazione corretta in quest’ambito, significa sensibilizzare i cittadini sull’importanza della prevenzione, da una parte, e del trattamento, quando necessario, dall’altra, così come la classe medica nell’affiancare i pazienti quando la salute delle ossa comincia a farsi precaria. Le conseguenze di un’osteoporosi trascurata sono molto spesso le fratture, che provocano disabilità se non esiti ancor più gravi, senza trascurare i costi per il SSN. Essere ben informati è sempre il primo passo per mantenersi in buona salute”.

Va ricordato che dopo i 50 anni una donna su tre e un uomo su cinque sono destinati a subire delle fratture a causa della fragilità ossea. L’osteoporosi è una patologia principalmente femminile e che riguarda soprattutto le donne in post menopausa a causa del calo di produzione di estrogeni, fondamentali per la salute ossea. In menopausa la produzione di estrogeni cala con una conseguente progressiva perdita di massa ossea.

Osteoporosi: una patologia “Cenerentola” ma con un elevato impatto economico

Malattia sistemica dell’apparato scheletrico, questa patologia è caratterizzata da una bassa densità minerale e dal deterioramento della micro-architettura del tessuto osseo, con conseguente aumento della fragilità ossea, il primo campanello d’allarme che la situazione è già seria e compromessa. Questa situazione porta a un aumento del rischio di traumi anche minimi.

L’incidenza di fratture da fragilità aumenta all’aumentare dell’età, particolarmente nelle donne. Nel corso della vita, circa il 40% della popolazione incorre in una frattura di femore, vertebra o polso, in maggioranza dopo i 65 anni. Si stima che in Italia l’osteoporosi colpisca circa 5.000.000 di persone, di cui l’80% sono donne in post menopausa. Secondo i dati ISTAT relativi all’anno 2020, l’8,1% della popolazione italiana (il 13,5% delle femmine e il 2,3% dei maschi) ha dichiarato di essere affetto da osteoporosi, con prevalenza che aumenta progressivamente con l’avanzare dell’età, in particolare nelle donne dopo i 55 anni, fino a raggiungere il 32,2% oltre i 74 anni (il 47% delle femmine e il 10,3% dei maschi).

Tuttavia, nonostante sia una patologia con gravità alla pari di malattie cardiovascolari, per esempio, non viene trattata adeguatamente e nessuno se ne preoccupa, per questo potremmo dire che si tratti di una patologia “Cenerentola”.

Le fratture da fragilità per osteoporosi hanno rilevanti conseguenze, sia in termini di mortalità che di disabilità motoria, con elevati costi sia sanitari sia sociali. La mortalità da frattura del femore è del 5% nel periodo immediatamente successivo all’evento e del 15-25% a un anno. Nel 20% dei casi si ha la perdita definitiva della capacità di camminare autonomamente e solo il 30-40% dei soggetti torna alle condizioni precedenti la frattura.

‘’Ad oggi abbiamo una grossa lacuna nel trattamento dell’osteoporosi. E purtroppo è un problema che riguarda in primis la classe medica che non è abbastanza sensibile a questa tematica, a partire dal medico di base fino allo specialista (ortopedico, fisiatra). L’osteoporosi è una patologia con molte implicazioni e va trattata in modo adeguato. A volte può succedere che paziente inizi una terapia ma poi la sospende, nel 50% entro un anno, in quanto non è stato sufficientemente “preparato’’. – AffermaFerdinando Silveri, Vicepresidente Comitato Scientifico della Federazione italiana Osteoporosi e Malattie dello Scheletro (FEDIOS) – Una frattura vertebrale raddoppia il rischio di avere una frattura di femore entro un anno e quintuplica il rischio di avere una nuova frattura vertebrale in assenza di trattamento adeguato. Inoltre, è noto come la presenza di fratture vertebrali influisca negativamente sulla qualità di vita del paziente e ne aumenti la mortalità, con incremento dei relativi costi socio-sanitari.’’

Quindi il carico economico più elevato è portato dalle fratture che comportano dei costi sia nel breve periodo, per la gestione della frattura stessa, sia nel lungo periodo per la gestione delle conseguenze. L’ospedalizzazione è l’aspetto principale legato ai costi diretti a carico del Servizio sanitario nazionale, ma a questi si aggiungono quelli legati alla perdita di produttività dei soggetti con osteoporosi. Nonostante la maggior parte delle fratture da fragilità si verifichi in pazienti anziani, quando ciò avviene in età lavorativa, in Italia, si stima che si perdano circa 95 giorni lavorativi per mille individui. A ciò, infine, si associano i costi riguardanti l’assistenza del paziente da parte di famigliari e caregiver.

‘’L’osteoporosi rappresenta oggi una vera emergenza sanitaria, essendo una patologia di prevalenza e incidenza in costante incremento. Basti considerare che la mortalità a un anno dopo frattura di femore è di circa il 25% e i soli costi diretti del trattamento della frattura da fragilità sono 4 volte superiori a quelli del tumore della mammella, 3 volte superiori a quelli dell’infarto del miocardio e 3 volte a quelli dell’ictus. – Aggiunge Sandro Giannini Presidente Gruppo Italiano Bone Interdisciplinary Specialists (GIBIS) – Servirebbe dunque un cambio di paradigma per la gestione dell’osteoporosi e delle fratture da fragilità, sia a livello organizzativo sia per quanto riguarda l’approccio alla patologia da parte del paziente ma anche del medico.’’

Presa in carico e gestione multidisciplinare del paziente

Per la salute dell’osso e per scongiurare il rischio che diventi fragile ammalandosi di osteoporosi è necessaria una combinazione di movimento più alimentazione ricca di nutrienti in calcio e proteine e una regolare esposizione alla luce del sole che favorisca la produzione di vitamina D, importantissima per la salute delle ossa e per la prevenzione di fratture. La somministrazione della vitamina D può avvenire in diversi modi e con una cadenza settimanale o mensile. Il problema della dilazione del tempo subentra nel momento in cui ci si dimentica di aderire correttamente al trattamento. Inoltre, non tutti i pazienti con osteoporosi sono ‘elegibili’ al trattamento.

Per la salute delle ossa e per prevenire il rischio di osteoporosi e quindi di fratture da fragilità, è necessaria una combinazione di movimento in associazione ad una alimentazione ricca di nutrienti in calcio, proteine e vitamina D, importantissima quest’ultima per la salute delle ossa e per la prevenzione di fratture”, sottolinea Ranuccio Nuti Presidente Gruppo Italiano Studio Malattie Metabolismo Osseo (GISMO). “Abbiamo recentemente dimostrato che nella popolazione italiana l’assunzione della vitamina D con gli alimenti è molto carente, oscillando da 200 a 250 UI al giorno, ben lontana da quella che è giudicata essere la quantità fisiologicamente idonea a garantire una corretta omeostasi fosfo-calcica, vale a dire 800 UI al giorno. Non tutti gli alimenti contengono la vitamina D e quindi è opportuno favorire l’assunzione di quelli che la contengono in miura maggiore, come ad esempio pesce, latte e derivati, uova. Al fine di ottenere un normale stato vitaminico D, può essere utile una regolare esposizione alla luce del sole, che, come è noto, garantisce a livello cutaneo la sintesi del colecalciferolo, primo metabolita della vitamina D. Nel momento in cui si dovesse realizzare una carenza di vitamina D, può essere utile ricorrere alla supplementazione che può avvenire con diverse modalità, a cadenza settimanale o mensile. L’utilizzo della vitamina D nella gestione dell’osteoporosi è stato regolamentato dalla Nota 96 dell’AIFA che, accanto ad alcune indicazioni positive, presenta tuttavia diversi aspetti di criticità che ne ostacolano un corretto impiego nella pratica clinica”.

Nell’ambito delle fratture da fragilità, esiste un modello coordinato multidisciplinare di presa in carico e gestione del paziente, riconosciuto a livello internazionale per essere costo-efficace per la riduzione del rischio di rifrattura, denominato Fracture Liaison Service (FLS).

Con questo approccio si implementano programmi diagnostico-terapeutici all’interno delle strutture sanitarie, mirati a ridurre il divario nell’assistenza ai pazienti con fratture osteoporotiche e a migliorare la comunicazione tra i vari professionisti sanitari coinvolti. Il modello FLS promuove la continuità assistenziale, migliora i processi di diagnosi e aumenta l’aderenza al trattamento terapeutico, contribuendo a ridurre il tasso di fratture e i costi di gestione della patologia.

‘’In SIOMMMS siamo impegnati da anni su questo fronte per cercare di riportare l’attenzione sulle fratture da fragilità, in particolare avviando progetti con l’obiettivo di strutturare un percorso di cura efficace rispetto ai bisogni dei pazienti e flessibile rispetto alle caratteristiche del sistema socio-sanitario italiano. – afferma Bruno Frediani, Presidente Società Italiana dell’Osteoporosi, del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro (SIOMMMS) –Migliorare la cura dell’osteoporosi puntando sulla prevenzione delle fratture riducendo i costi a queste associati sono la vera sfida da cogliere e vincere grazie all’innovazione terapeutica che non deve essere vista come una spesa, ma come un investimento.’’

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