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Primo maggio 2017, festa del lavoro che non c’è!

di Antonio Barbalinardo

Come tutti gli anni il primo maggio ricorre la giornata della festa dei lavoratori, ricorrenza che si è celebrata in molte città nelle diverse parti del mondo.

I gonfaloni delle Amministrazioni pubbliche
I gonfaloni delle Amministrazioni pubbliche

A Milano la festa si è svolta nella mattinata, sotto la pioggia, con un corteo lungo alcune vie cittadine, terminato in piazza della Scala, corteo organizzato dalle forze sindacali Cgil, Uil e Cisl, dove hanno aderito anche altre organizzazioni e molti rappresentati di Amministrazioni così c’erano i gonfaloni del Comune di Milano, della Città Metropolitana, della Regione Lombardia e di diversi paesi della provincia di Milano.

A Milano inoltre nel pomeriggio s’è svolta l’altra contromanifestazione dei lavoratori precari, degli studenti e dei disoccupati non allineati ai sindacati tradizionali.

 Interventi di alcuni oratori alla manifestazione
Interventi di alcuni oratori alla manifestazione

Mentre a Milano le due manifestazioni si sono svolte sotto la pioggia, in Sicilia invece in una bella giornata soleggiata e calda, nella cornice delle campagne di Portella della Ginestra, nel palermitano, i segretari generali della Cgil, Uil e Cisl erano lì per testimoniare la ricorrenza. Così dopo settant’anni dai tragici eventi del 1947, i segretari generali della Cgil Susanna Camusso, della Cisl Annamaria Furlan e della Uil Carmelo Barbagallo, per tale ricorrenza hanno ricordato quei tragici fatti e evidenziato l’attuale situazione di crisi e della mancanza del lavoro dove hanno detto: “Che nulla c’è da festeggiare, siamo qui per far ripartire il Paese ….Occorre rimettere in cima il lavoro e la dignità”.

Anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nei suoi riferimenti alla ricorrenza del primo maggio ha detto “E’ inaccettabile la disoccupazione giovanile, manca il lavoro e bisogna fare di più”, così molti sono stati gli appelli per il lavoro.

La storia della festa del 1° maggio dei lavoratori parte oltre un secolo fa dai gravi incidenti succedutisi a Chigago negli Stati Uniti d’America nei primi giorni di maggio 1886 dove ci fu una rivolta e la Polizia sedò la rivolta sparando sui manifestanti, dove furono uccisi due lavoratori e ci furono diversi feriti e da quella tragica manifestazione nacque la ricorrenza che si trasformò come “Primo Maggio” ricorrenza che iniziò a svolgersi dopo in molte parti del mondo.

Oggi che valore ha ancora quella festa? Ieri era forse un valore aggiunto per i lavoratori, allora cosa festeggiamo? Il lavoro che non c’è, quel poco di lavoro che c’è, è sempre più precario, forse sarebbe più opportuno dedicare una giornata del “Lavoratore Precario” affinché ci sia un riscatto per il lavoro, con una “Resistenza per il lavoro”. Oggi, dov’è il lavoro? A soffrire tale mancanza è il 40,1 % dei giovani, come rilevano i dati Istat di dicembre 2016. I giovani forse hanno comunque delle attese, e alla fine il lavoro lo troverà. Purtroppo il dramma invece è dei lavoratori adulti o maturi anzi meglio dire uomini e donne, quarantenni o cinquantenni che sono diventati disoccupati, cassi integrati e mobilitati, questi purtroppo non sono né giovani e nemmeno vecchi, non hanno prospettive di lavoro per il futuro pur volendosi ricollocare in altre nuove e differenti attività.

Un gruppo di disoccupati
Un gruppo di disoccupati

In piazza della Scala a Milano, c’erano molti di questi ex lavoratori adulti o maturi, dove mi sono avvicinato per dargli il mio sostegno di vicinanza riferendo loro che noi ex giovani nati negli anni cinquanta, nel nostro percorso lavorativo pur con altri disagi e situazioni di crisi, siamo stati fortunati perché il lavoro c’era e con tutele che ci hanno consentito di andare in pensione.

Purtroppo oggi tutto questo garantismo del lavoro è sparito, altro che “Jobs Act” che doveva sbloccare il lavoro. La nuova riforma della Jobs Act sembrava che doveva essere la panacea o il toccasana, così sembrava dalle promesse o nella volontà del Governo che avrebbe dovuto creare nuovi posti di lavoro e dato più opportunità lavorative.

Così sono stati messi in atto sgravi fiscali e molte agevolazioni alle aziende affinché assumessero giovani e non solo i giovani. Purtroppo tutto questo nei fatti non si è visto, purtroppo il lavoro è diventato sempre più un precario, le aziende dovevano assumere anche a tempo indeterminato, ma queste sono state poche a farlo, molte aziende se fanno assunzioni lo fanno solo a tempo determinato. Sono aumentate inoltre le cosiddette assunzioni a chiamata, basta vedere cosa succede all’interno dei grossi centri commerciali della grande distribuzione che addirittura fanno assunzioni temporanee a giorni, oppure vedere cosa succede nei diversi ospedali sia pubblici sia privati, nelle case di cure o nelle case di riposo dove molti lavoratori sono diventati lavoratori a partita Iva e interi reparti sono appaltati alla gestione e conduzione delle cooperative, dove le stesse aziende così facendo si scaricano della responsabilità diretta dei lavoratori mettendola a carico delle cooperative così una volta che l’appalto scade, le aziende  non si sentono responsabili di quello che sarà la fine del lavoratore.

Il problema è molto ampio, non si può affrontare nell’esposizione di un breve articolo; di tale situazione è comunque responsabile lo Stato poiché già da parte sua doveva partire un segno alla risoluzione del problema della disoccupazione in generale sbloccando le assunzioni negli stessi enti pubblici Statali poiché già da alcuni anni i propri dipendenti diminuiscono di anno in anno per il raggiungimento dei limiti d’età, ma purtroppo non consente il ricambio generazionale con nuove assunzioni, anzi ha allungato gli anni per il raggiungimento della pensione.

La musica dopo la manifestazione
La musica a Milano dopo la manifestazione

Pertanto cosa si festeggia il 1° Maggio? L’unica festa è forse solo il concerto di piazza San Giovanni a Roma che distrae per un intero pomeriggio e serata i partecipanti dove alla fine il disoccupato, il cassa integrato o il  mobilitato è rimasto comunque con il suo dramma personale della mancanza del lavoro che gli fa perdere la dignità di persona così come spesso lo dice anche Papa Francesco che solo il lavoro da dignità alla persona.

 

 

 

 

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