venerdì, Marzo 29, 2024
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LUDOVICO IL MORO, GLI INIZI

di Carlo Radollovich

Morto Galeazzo Maria Sforza, assassinato la mattina del 26 dicembre 1476, la vedova Bona di Savoia si mostra alquanto indecisa sulle misure da adottare a livello politico, anzitutto per assicurare stabilità ed equilibrio al ducato di Milano.

Ma ancora prima di impostare certe normative, riceve la visita del cognato Ludovico il Moro, il quale, subodorando un salto di qualità delle proprie mire, promette di prestarle un valido e costruttivo aiuto.

Ludovico è il quarto figlio nato da Francesco e Bianca Maria e la sua astutezza si evidenzia subito con due abili manovre: assicura quiete a Bona di Savoia convincendola a trascorrere una tranquilla vita di corte (in realtà si trattava di un confinamento) presso il castello di Abbiategrasso e “sistemando” il piccolo nipote Gian Galeazzo Maria, ufficialmente legittimo duca di Milano, presso quello di Vigevano.

Contemporaneamente, Ludovico intende liberarsi del segretario ducale Cicco Simonetta, tra l’altro non più visto di buon occhio da Bona, mandandolo sulla forca.

Resta la constatazione che, in data 7 ottobre 1480, Ludovico ha tra le sue mani la situazione politica del ducato. Per la verità ci furono alcuni tentativi da parte di Bona con la finalità di osteggiare Ludovico (nel 1481 e 1483), ma non furono coronati da successo. Non sentendosi più al sicuro in città, ella decise di partire per la Francia alla corte di Amboise, ma, dopo alcuni contrasti sorti, trasloco’ a Fossano dove morì nel dicembre 1503.

Preso il potere di Milano a tutti gli effetti, Ludovico si sta beando del periodo di splendore che sta attraversando la nostra città. Con l’esportazione della seta, di numerosi broccati finemente confezionati e di molti altri oggetti, frutto del lavoro di abili artigiani, molti quattrini stanno entrando nelle casse del ducato.

Ma Ludovico si sta muovendo anche su un altro fronte: pensando al matrimonio con Beatrice d’Este, organizza le nozze in modo sobrio. Infatti, al fine di non offuscare la figura di Gian Galeazzo Maria, ancora legittimo duca di Milano, decide che la cerimonia si svolga a Pavia.

Nel frattempo, Ludovico ammira da vicino la Ca’ Granda, il più importante centro ospedaliero d’Europa, decanta la costruzione di residenze sfarzose con giardini e parchi e anche di chiese.

Esistono tuttavia due note dolenti: in mancanza di una vera e propria rete fognaria, la puzza si fa sentire ovunque anche se strade e piazze vengono pulite con sistematicità. E poi la cosiddetta “stamigna”, ossia quella sorta di carta oleata che sostituiva a quel tempo il costosissimo vetro alle finestre, non fa brillare d’eleganza diverse case.

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