martedì, Aprile 16, 2024
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Le “bosinade” di Alessandro

Forse non tutti conoscono il significato del vocabolo milanese “bosinade”. Si tratta di racconti, spesso romanzati che, dal Seicento all’Ottocento, i cosiddetti “bosin”, ossia cantastorie, mettevano in musica, non solo cantando, ma anche recitando ad alta voce, suscitando interesse e pure ilarità’.

Insomma, non essendo disponibili radio e televisione, questi personaggi informavano il popolino analfabeta su fatti accaduti nel recente passato, ma anche su avvenimenti storici come le dominazioni straniere sul territorio lombardo, la rivoluzione francese, notizie sui condottieri più in vista e così via.

I “bosin” non erano ben visti dai potenti, perché essi mettevano in piazza anche i loro vizi, fatti trapelare da qualcuno di Corte, magari accompagnati da qualche pettegolezzo di troppo. E rischiavano spesso la vita quando certi racconti urtavano la suscettibilità di qualche politico spagnolo di spicco.

Nel quadro dei cantastorie milanesi, si ama ricordare un “bosin” completamente cieco di nome Alessandro, la cui specialità ironica e satirica era quella di raccontare storielle nate nel corso dei vari conflitti tra Spagna e Portogallo. Correva l’anno 1667 quando una strofa di Alessandro raccontava di un italiano divenuto l’amante di una conosciuta autorità spagnola, storiella che fece il giro di Milano e che urtò in particolare il governatore Guzman Ponce de Leon (vedi foto) vissuto tra il 1605 e il 1668.

Con l’inganno, il povero Alessandro fu invitato da tre sbirri a casa di certi nobili con preghiera di esibirsi nelle sue più gustose “bosinade”. La sera stessa, egli riscosse scroscianti applausi, ma quando alcune canzoni misero in evidenza certi comportamenti riprovevoli degli Spagnoli, la platea piombo’ in totale silenzio.

E quando Alessandro udì le imprecazioni del governatore, capi’ che le ultime sue storie non avevano incontrato gradimento. La frase “che sia mandato al patibolo” non lasciava dubbi.

Temendo vivaci proteste da parte dei nostri concittadini, venne allestita una forca in piena notte in piazza dei Mercanti e qui il povero “bosin” trovò la morte. Una vecchia leggenda narra che il boia, assalito dai rimorsi, si suicido’ dopo pochi giorni mentre coloro che lo trassero in inganno furono trovati morti a seguito di una notte d’alterchi. Infine, il governatore Ponce de Leon contrasse il colera e mori’ tra mille sofferenze.

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