venerdì, Dicembre 6, 2024
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Francesco Venerucci: il nuovo CD “Indian Summer”

Il CD uscito lo scorso mese per Alfa Music dal titolo “Indian Summer” è l’ultimo lavoro di Francesco Venerucci, realizzato in collaborazione con Javier Girotto, al sassofono e al flauto, Jacopo Ferrazza, al contrabbasso, ed Ettore Fioravanti, alla batteria.

Non è facile sintetizzare le qualità di compositore ed esecutore di Venerucci! E’ un personaggio estremamente poliedrico. Ha scritto opere liriche, fa musica da camera, ma ama il jazz che apprezza soprattutto per la sua capacità espressiva e la libertà che offre nell’improvvisazione.

Cosa ci si deve aspettare allora nel nuovo CD? Tanti spunti e tante sollecitazioni che arrivano da ogni ambito della musica (operistica, da camera, barocca, swing, funk, latin jazz, ecc.) perché non esistono steccati e il jazz può davvero rappresentare il linguaggio universale, il trait d’union ideale tra tradizione classica e moderna.

Questo però, è giusto dirlo, non significa che i 10 pezzi che Venerucci presenta nel suo CD siano rivolti solo a orecchie particolarmente raffinate. Sono 10 brani che si fanno apprezzare da tutti per gli spunti melodici che propongono, per le atmosfere che creano, per le emozioni che suscitano. Se poi qualcuno riesce a cogliere anche degli eco classici tanto di guadagnato.

Qualche accenno ai vari brani, a cominciare da “Indian Summer” che dà il titolo al CD. E’ quella che in italiano chiamiamo “l’estate di San Martino” cioè una giornata d’autunno in cui il sole imprevedibilmente vince sulle nuvole e ci si illude che l’estate non sia finita. E’ la stessa illusione che provano le persone di una certa età quando la tristezza  si apre alla speranza, in un misto di gioia e malinconia che il pezzo sa cogliere in pieno nell’intenso dialogo tra il piano e il sax.

Ma c’è molto altro nel lavoro del quartetto. Pensiamo al pezzo intitolato “I Funamboli”, che è un jazz valse,  ispirato al film capolavoro di Marcel Carné. E Girotto, in questo caso, lascia da parte la sua anima di sensibile esecutore di tango e ammiratore del grande Piazzolla, per proporre la sua interpretazione con momenti di grande suggestione emotiva.

Il tempo stinge”, che sfrutta un originale gioco di parole, ci dice che la vita è il tempo che passa, la musica ne sottolinea lo scorrere e può dargli un senso più misterioso e meno drammatico.

El chiquiriño”, parola inventata, propone un gioco musicale e ci immaginiamo che il titolo rappresenti un ragazzino discolo, difficile da controllare, beffardo e irriverente.

In “Lament song” cogliamo la citazione barocca che si rifà al famoso brano di Enea e Didone di Henry Purcell, dove il basso ostinato descrive con scelte cromatiche particolarmente efficaci il dolore della donna abbandonata. Molte citazioni (Carné, Purcell), altrettante atmosfere sembrano individuare l’anima romantica di Venerucci.

Ne è convinto anche il critico Pier Luigi Zanzi che lo definisce il “penultimo dei romantici”. C’è sempre qualcuno più romantico di lui. L’idea di fondo è che la musica jazz non sia solo tecnica sopraffina o virtuosismo fine a se stesso ma anche veicolo di emozioni, in grado di trasmettere qualcosa di più profondo di quello che in genere ascoltiamo, basato sul piacere immediato e, spesso, superficiale. In questo CD il tentativo di Venerucci & co. ci sembra riuscito

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