mercoledì, Maggio 8, 2024
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EL SCIOR CARERA

di Carlo Radollovich

Va subito detto che non si tratta di una persona in carne e ossa, dal cognome abbastanza curioso (Signor Carera, in italiano), ma semplicemente di una statua di marmo, osservabile ancora oggi a fianco del civico 13 di corso Vittorio Emanuele.

I milanesi di un tempo la chiamavano anche “omm de preja” (uomo di pietra) e spesso si attardavano ad osservarla, attratti da questa nobile figura di epoca romana, risalente al III secolo d.C., priva di entrambe le braccia. Il capo non è quello originale perché venne sostituito nella seconda metà del decimo secolo con quello raffigurante Adelmano Menclozzi, arcivescovo della nostra città tra il 948 e il 953.

Perché “el scior Carera” venne battezzato in tal modo dai concittadini? Essi intendevano riferirsi alla prima parola, storpiandola, di un motto che appare scolpito sul basamento della statua e che riflette un pensiero coniato dal grande Cicerone. Eccolo: “Carere debet omni vitio qui in alterum dicere paratus est” (deve essere privo di ogni difetto chi è pronto a criticare il prossimo).

Nel corso dei secoli, lo storico altorilievo subì diversi spostamenti e, durante l’occupazione asburgica, venne collocato in via San Pietro all’Orto. Durante tale occupazione, la statua rappresentò per i milanesi una sorta di valvola di sfogo contro gli oppressori. Infatti, durante le ore notturne, venivano appesi sul “scior Carera” diversi biglietti o cartoncini che esprimevano un deciso malcontento nei riguardi di Vienna, spesso ricorrendo a mordaci frasi satiriche.

La misura fu colma quando il governo austriaco decise di imporre un’ennesima tassa sul tabacco e sui sigari. E proprio davanti alla figura marmorea, nella notte di Capodanno, venne proclamato di nascosto lo “sciopero” dei sigari. Nessuno, da quella notte, avrebbe acquistato “toscani”.

La leggenda dice che la mattina del 18 marzo un popolano reagì duramente nei confronti di un soldato, il quale, provocatoriamente e con prepotenza, aveva lanciato sul suo viso uno sbuffo di fumo. Il popolano estrasse il sigaro dalla bocca del milite e lo gettò per terra. Il soldato cercò di arrestarlo ma, circondato da un impressionante numero di persone, pensò bene di darsela a gambe.

Questo episodio contribuì, almeno in parte, a scatenare la rivolta di Milano culminata con le ben note Cinque Giornate che si conclusero con la momentanea liberazione della città, grazie anche… alla presenza del “Scior Carera”.

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