sabato, Maggio 4, 2024
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Basilica di Sant’Ambrogio: “Il Presepio della prigionia”

Dopo la corsa alla ricerca dei regali natalizi da scambiare con parenti, amici e colleghi di lavoro, quasi tutti siamo stati impegnati in tali acquisti, lasciandoci distrarre dall’affannosa ricerca di oggetti vari e capi d’abbigliamento oltre al pensiero di tutto ciò che riguardava i preparativi degli acquisti alimentari per la cena della vigilia e del tradizionale pranzo di Natale in famiglia. 

Tutto nella norma, fa parte dell’insieme del clima natalizio, ma è questo il senso del Natale? 

L’insieme del Presepio della prigionia del lager di Wietzendorf

Mi sono posto la domanda e mi sono dato anche la risposta: è la tradizione! 

La festa di Natale è trascorsa e mi sono chiesto: “Quanti di noi hanno pensato al vero significato del Santo Natale e della venuta di Gesù bambino con il pensiero sul presepio anche perché quest’anno è l’ottocentesimo anniversario del Presepio di Greggio creato da San Francesco nel 1223”. Così adesso, liberi dai pensieri dei preparativi natalizi che ci hanno distratti desidero riflettere sul senso del Santo Natale che abbiamo vissuto nella serenità familiare e al caldo delle nostre abitazioni. Ma non è stato così per tutti, poiché nelle varie nazioni oggi è in corso la guerra, i nomi dei Paesi li conosciamo, i telegiornali e i media ce li ricordano quotidianamente con i servizi televisivi che diffondono immagini raccapriccianti dei luoghi di guerra, con distruzioni e morti di ogni genere e età, e come riferisce Papa Francesco invitandoci a pregare per la pace e far sì che possa cessare il fuoco della guerra dove è in atto una terza guerra mondiale a pezzi che affligge i popoli in diverse parti del mondo e la povera gente soffre e continua a morire, con distruzione di case e di tutto. Papa Francesco in riferimento alle stragi dei bambini piccoli ha detto: “Sono loro i piccoli Gesù bambino di oggi”

Particolare del bue e della Natività

Che Natale è questo? Così pongo la proposta a tutti di andare a visitare qualche Presepio nelle chiese del territorio, fermarsi lì davanti e riflette sul senso del Presepio e sulla Natività stessa, i presepi possono essere semplici eseguiti da volontari o artistici eseguiti da maestri. 

Per la nostra cultura cristiana cattolica il Presepio non è solo tradizione ma rappresenta la nostra Fede che ci viene anche comunicata dalle immagini sceniche della Natività di Gesù bambino che ci deve portare al vero senso di fede sulla nascita del nostro Signore Gesù bambino il Salvatore.  

Quest’anno oltre ad andare a visitare alcuni presepi del territorio ho scoperto un nuovo Presepio che ha una sua storia particolare ed è carico di un grande significato, ho visitato “Il Presepio della prigionia” esposto presso la Basilica di Sant’Ambrogio.

Invito i lettori de Il Mirino ad andare a visitare e scoprire questo presepio che non è un opera d’arte di una scenografia classica di rappresentazione della Natività, invece è un insieme di particolari che scopri osservandoli con molta attenzione nei dettagli poiché è un presepio diverso dagli altri.

Particolare lato sinistro del Presepio della prigionia

Il “Presepio della prigionia”, è esposto presso la navata destra della Basilica vicino l’ingresso della cripta dei Santi Ambrogio, Gervasio e Protasio ed è posto lì sulla base dell’altare. 

A prima vista potrebbe sembrare un presepio moderno tipo naif, invece se osservi con attenzione  e leggi le indicazioni riportate sul totem e sui foglietti esplicativi lì posti ti rendi conto della sua particolarità e storia, di come e del perché fu realizzato questo Presepio.

Va riferito che “Il Presepio della prigionia” è stato realizzato in preparazione del Santo Natale del 1944 nel lager tedesco di Wietzendorf dal sottotenente Tullio Battaglia, che con piccoli oggetti, di stoffe e altri pezzi vari datogli dalla collaborazione dei commilitoni internati con lui lì presso il campo Oflag 83, campo situato a poca distanza dalla cittadina di Wietzendorf, in Germania. Tale campo lager era destinato in particolare ai soldati russi ma furono imprigionati e internati lì molti militari italiani che l’allora Germania nazista considerava prigionieri poiché loro avevano perso lo status militare, essendosi rifiutati di riconoscere la Repubblica di Salò e di non seguire gli ordini di Mussolini, il tutto avvenuto dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943.

Questa in parte la storia di tale campo lager di Wietzendorf cui erano stati internati i nostri poveri militari tra questi c’era il giovane sottotenente Tullio Battaglia, un professore di disegno, definito dai suoi commilitoni artista-letterato che per il suo modo di essere e fare era considerato il «Mastro Wietzendorf» per la sua genialità nell’arte di arrangiarsi.

L’insieme frontale del Presepio della prigionia

I vari commilitoni donando piccoli pezzi di legno, stoffe e oggetti vari, il sottotenente Tullio Battaglia poté procedere alla realizzazione del presepio. La notte di Natale 1944 con quel presepio e con una bandiera tricolore posta su una base che faceva da tovaglia dell’altare tutti con fede assistettero alla Santa Messa celebrata dal cappellano don Costa per gli internati militari italiani.

L’insieme lato destro del Presepio della prigionia.

Ecco perché questo “Presepio della prigionia” rappresenta la storia dei nostri militari italiani lì internati che non accettarono compromessi con i tedeschi.

Termino la presentazione di questo presepio con quanto riportato in parte dal foglietto esplicativo del Presepio: “Natale 1944: secondo desolato inverno di prigionia nello squallido lager tedesco di Wietzendorf dove è quasi sempre inverno. Moltitudini di uomini, vecchi e giovani, ormai privi di tutto, piegati dall’estrema denutrizione; spettrali nei pochi vestiti consunti, addossati quasi interrottamente giorno e notte, in baracche sporche, fredde, buie, fumose e umidissime; inermi di fronte alla crudeltà inutile dei custodi, umiliati, minacciati di continuo dalla morte, all’oscuro completo degli avvenimenti. Malattie, mucchi di stracci umidi e freddi, fango dappertutto. Dentro e fuori le baracche, fame, inedia. Così con un coltello scout, una forbicina robusta, il cardine di una porta come martello alla luce di un lumicino che ognuno alimentava di un piccolo contributo tolto alla microscopica razione giornaliera di margarina è nato questo presepio…”. 

L’insieme lato destro del Presepio della prigionia.

Per la cronaca dopo la liberazione e fine della guerra, il presepio fu portato a casa da alcuni sopravvissuti e dopo fu donato alla Basilica di Sant’Ambrogio, al presepio mancava il bue. Un’Associazione culturale di Wietzendorf, venuti a conoscenza di questa storia hanno voluto donare la figura mancante del bue che è stato modellata da un loro artista; il bue è stato donato il 17 dicembre scorso quale gesto riparatore e di giustizia così il “Presepio della prigionia” ha anche il bue. 

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