Questa malattia sistemica cronica autoimmune può attaccare diverse articolazioni, anche contemporaneamente…
… (le più colpite sono quelle delle mani, dei polsi, delle ginocchia e delle anche), provocando dei danni al tessuto articolare con conseguente dolore (anche cronico), instabilità, rigidità mattutina (che può durare anche per ore e che migliora con il movimento durante la giornata) e deformità: le articolazioni sono calde, tumefatte e possono presentare dei versamenti. I pazienti possono manifestare, in una percentuale non trascurabile, anche alterazioni in sedi extra-articolari con il coinvolgimento di cute, occhi, cuore, polmone, rene, sistema nervoso periferico e centrale, apparato gastrointestinale Questa patologia può manifestarsi a qualsiasi età, più comunemente tra i 40 e i 70 anni, sebbene il picco di comparsa dei primi sintomi avvenga tra i 35 e i 45 anni. Ciò comporta impedimenti concreti nella vita di tutti i giorni: dal lavoro al tempo libero, dalla cura personale alle attività domestiche Oltre a rappresentare un notevole peso a livello emotivo e fisico sulla vita delle persone, ha anche una ripercussione molto forte in termini di impatto economico sui costi diretti e indiretti della malattia.
La buona notizia è che la lotta all’artrite reumatoide dispone di un’arma in più e a costi più compatibili. E’ la molecola tocilizumab, il primo anticorpo monoclonale tra gli inibitori dell’interleuchina-6 ad apparire sulla scena della lotta a questa patologia che ora, essendo disponibile come biosimilare e quindi a costi notevolmente più contenuti, ha tutti i presupposti per essere utilizzato efficacemente anche in prima linea e perfino in monoterapia, quando cioè non fosse possibile la sua associazione con metotrexato nel caso di pazienti che non rispondono a questa molecola o sono ad essa intolleranti.
Il tema dell’importanza dell’ampliamento dell’armamentario terapeutico per il contrasto dell’artrite reumatoide basato sul contributo fondamentale dei farmaci biosimilari è stato al centro di un evento stampa, promosso nei giorni scorsi a Roma, presso la Fondazione Sturzo, dalla rivista di politica sanitaria Italian Health Policy Brief (IHPB), che ha visto la partecipazione di farmacologi, clinici e pazienti.
“Tocilizumab è una molecola importante che ha un suo preciso posizionamento nell’ambito della medicina personalizzata perché è stato il primo farmaco che ha consentito di contrastare l’artrite reumatoide senza doverlo necessariamente associare al metotrexato – ha affermato il Prof. Maurizio Rossini professore ordinario di Reumatologia all’Università di Verona e Direttore della UOC di Reumatologia della AOUI di Verona– la sua disponibilità come biosimilare contribuisce anzitutto in modo importante alla sostenibilità della spesa farmaceutica, generando risparmi che ampliano le possibilità di accesso alle cure per un maggior numero di pazienti, consente inoltre di ovviare ai problemi di approvvigionamento verificatisi in passato, oltre a rappresentare un’opportunità terapeutica in più specie in quelle regioni che dispongono l’uso del biosimilare come farmaco di prima scelta”.
Come accennato all’inizio, quello dell’artrite reumatoide è un tema di sanità pubblica di prima grandezza che incide pesantemente sul sistema socio-sanitario: i dati di uno studio CEIS dell’Università di Roma Tor Vergata evidenziano un costo complessivo annuo di oltre 2 miliardi di euro dei quali il 45 per cento – 931 milioni – attribuibili ai costi diretti sanitari, 205 milioni a carico dei pazienti in termini di costi diretti e circa 900 milioni per i costi indiretti generati dalle prestazioni previdenziali o dalla perdita di produttività per giornate di lavoro perse. Dati, questi, che fanno comprendere la dimensione della sfida che il Servizio Sanitario Nazionale deve affrontare dal punto di vista della sostenibilità e dell’accesso all’innovazione e che rendono centrale il contributo che può derivare dall’impiego dei farmaci biosimilari per decongestionare l’impatto della spesa in questo specifico ambito sanitario. Tocilizumab, disponibile come biosimilare è un’opportunità terapeutica importante che consente di recuperare risorse e di allargare così la platea dei pazienti che ne beneficiano. Si tratta di un farmaco con un alto profilo di sicurezza, autosomministrabile per via sottocutanea una volta a settimana.
“Tocilizumab è un anticorpo monoclonale ricombinante umanizzato che si lega in modo selettivo ai recettori dell’interleuchina-6 della quale inibisce l’attività infiammatoria causa del danno articolare – ha sottolineato il Prof. Pierluigi Navarra, Ordinario di Farmacologia, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma – l’ampia esperienza clinica su questo farmaco ne conferma l’efficacia e l’importante profilo di sicurezza a breve e a lungo termine, oltre a farne una valida opportunità di trattamento, con somministrazione sottocutanea a frequenza settimanale, sia in monoterapia che in abbinamento con metotrexate. Un’opzione terapeutica – ha proseguito il farmacologo – caratterizzata da un positivo rapporto costo/efficacia in quanto ora disponibile come biosimilare”.
La possibilità di ampliare in modo significativo il numero dei pazienti che possono avere accesso a terapie sempre più efficaci insieme alla necessità assoluta di assicurare la sostenibilità della spesa sanitaria ha progressivamente consentito di superare l’iniziale riluttanza delle associazioni dei pazienti rispetto all’uso dei farmaci biosimilari, anche se permane la necessità di assicurare un’adeguata informazione ai destinatari delle cure oltre che di tutelare il principio della libera scelta per il medico circa la terapia da adottare. “Nel paziente che viene sottoposto a cure con i biosimilari, sia esso naive o già in cura con altro farmaco biologico, può a volte emergere il timore di essere trattato con un farmaco di serie B e quindi di essere sacrificato sull’altare di logiche di tipo economico – ha rilevato la Dott.ssa Teresa Petrangolini, Direttore Patient Advocacy Lab di ALTEMS, Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma – è quindi di estrema importanza che, quando questo si verifica, il medico informi e tranquillizzi il paziente su efficacia, affidabilità e sicurezza della cura adottata, proprio in considerazione degli elevati standard qualitativi dei biosimilari che sono identici a quelli dei farmaci originali. ”.
“La possibilità di poter avere ora la disponibilità di Tocilizumab anche come biosimilare è un’opportunità terapeutica importante che consente di allargare la platea e il numero di persone eleggibili al trattamento, garantendo così un miglioramento nell’accesso al farmaco – dichiara Antonella Celano, Presidente APMARR, Associazione Nazionale Persone con Malattie Reumatologiche e Rare – Grazie ai progressi compiuti negli ultimi venti anni dalla ricerca scientifica in reumatologia l’armamentario terapeutico a disposizione dei reumatologi si è progressivamente arricchito di farmaci sempre più innovativi per il trattamento delle artriti infiammatorie croniche. L’immissione in commercio dei farmaci biosimilari ha rappresentato una vera e propria rivoluzione in termini di risparmio di risorse sanitarie e di un maggiore accesso alle cure per le persone con patologie reumatologiche”.