sabato, Aprile 27, 2024
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Una straordinaria cronista: Camilla Cederna (1911-1997)

Questa milanesissima giornalista, che potremmo definire genericamente di costume, arricchisce nel corso degli anni le proprie esperienze di lavoro trasformandosi via via in personaggio dalla facile denuncia, con caratteristiche addirittura d’assalto.

Si laurea a pieni voti in letteratura latina ed esordisce come giornalista nel 1939 con un articolo sui dolciumi prodotti dalla pasticceria Motta di piazza Duomo. Dal ‘45 al ‘55 la osserviamo redattrice presso “L’Europeo” e dal ‘58 all’81 viene nominata inviata da “L’Espresso”, mentre dagli anni Novanta collabora con “Panorama”.

La sua prima vocazione, tuttavia, riguarda la moda. Si sente attratta da questo mondo e ne svela diversi segreti. Con l’articolo “Moda Nera”, infatti, intrattiene i lettori sui costumi delle donne sposate con alcuni gerarchi fascisti.

Attraverso la moda, Camilla Cederna fa sfoggio di uno stile assai brillante e descrive certi gusti, le tendenze e soprattutto le aspirazioni della società milanese. Scriverà’ di lei Guido Vergani, figlio di Orio, mentre è impegnata in questo settore: “E’ una signorina di buona famiglia, capace di sorridenti cattiverie in una prosa solo apparentemente frivola…”.

Va però riconosciuto che nelle stoccate della nostra Camilla, quasi attenuate da una grazia decisamente raffinata, si sfiora quel sano moralismo che è proprio della borghesia d’altri tempi.

Tra l’altro, lei descrive la società milanese ricorrendo a certe particolari tipicità ironiche per dipingere alcune “sciore” che non possono nascondere la loro puzza sotto il naso. In ogni caso, Camilla Cederna si veste sempre elegantemente, ben truccata e pettinata, non soltanto quando deve assolvere alcuni impegni.

Ama volentieri anche la casa, evitando la redazione quando può, ritenendola troppo chiassosa. Batte a macchina con sole due dita, velocissima, e con il gatto sempre sulle ginocchia.

La sua vita cambia radicalmente nel 1969, quando inizia ad interessarsi di politica. Dopo il fattaccio di piazza Fontana scrive il libro “Pinelli, una finestra sulla strage” che gli procurerà non pochi grattacapi. Nel 1975 pubblica “Sparare a vista” e nel 1978 “Giovanni Leone, la carriera di un presidente” che le costerà un processo e una condanna per notizie non corrispondenti alla realtà.

Abbandonata dalla buona società, la Cederna, tuttavia, si gode ora l’entusiasmo dei giovani e l’applauso degli operai. Ma purtroppo si ammala, lascia la rubrica “Il lato debole” che per anni appare su “L’Espresso” e si spegne nel novembre del 1997.

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