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Sally, la storia dell’aborigena australiana, che cominciò a dipingere a ottant’anni

Una delle cose che più colpisce nella mostra di pittura di Sally Gabori alla Triennale di Milano fino al 14 maggio 2023 è il contrasto tra due realtà diversissime, per certi aspetti addirittura agli antipodi.

Mi spiego meglio. La Fondazione di uno dei marchi più glamour al mondo, Cartier, simbolo di opulenza ed esclusività, ha portato a Milano, dopo averla già fatta a Parigi lo scorso anno, la mostra di pittura di Sally Gabori, una semplice donna aborigena australiana, appartenente a una popolazione autoctona, povera e discriminata, che ha iniziato la propria attività artistica a 80 anni, nel 2005, appena qualche anno prima di morire.

Per capire il senso dell’iniziativa bisogna sapere che la Fondazione Cartier è un museo di arte contemporanea sui generis. Tutte le iniziative che promuove nascono da una filosofia della vita che, partendo dalla ricerca estetica legata alla bellezza del mondo vivente e attraverso la scoperta e la valorizzazione di artisti di culture diverse, spesso ai margini della società,  vuole spingere quella parte del mondo che definiamo “più evoluta” a ripensare il rapporto con la natura, in tutte le forme in cui esso si manifesta, ritrovando il rispetto che le è dovuto.

Questo recupero in extremis di valori culturali fino a qualche tempo prima ignorati o peggio soffocati con la violenza, non può far dimenticare le drammatiche vicende del passato legate alla colonizzazione, allo sterminio, alla ghettizzazione di queste popolazioni, spesso umiliate da vari tentativi forzati di integrazione. Certamente la riabilitazione della cosiddetta “aboriginal art” è un piccolo, ma dovuto, tributo a una civiltà primitiva ma autentica ormai scomparsa e soffocata dal progresso moderno.

Questa è anche la storia di Sally, una donna il cui vero nome era Mirdidingkingathi Juwarnda, che apparteneva all’etnia Kajadilt, una piccola comunità, con proprie tradizioni e una propria lingua. Viveva delle risorse naturali del territorio, soprattutto pesca, ma anche artigianato, in un’insenatura a sud dell’isola di Bentinck nel golfo di Carpentaria al nord dell’Australia.

I missionari presbiteriani, anche approfittando di un terribile tsunami che aveva reso inabitabili le loro terre, trasferirono questa popolazione (ormai poche centinaia di persone) nell’isola di Mornington, obbligandoli ad abbandonare i loro figli e le loro tradizioni, compresa la loro lingua originaria. Uno sradicamento feroce come una deportazione ma passato come un intervento “umanitario” di “civilizzazione”.

Solo negli anni 90 lo stato australiano riconoscerà agli aborigeni Kajadilt il diritto di riappropriarsi  della loro terra, l’isola di Bentinck. E Sally, ritornando nei luoghi dove era nata, anche se ormai anziana, ritrova  la voglia e il desiderio di esprimere tutta la sua gioia attraverso la realizzazione di opere pittoriche di grandi dimensioni (sembra ne abbia realizzate quasi duemila) che rappresentano le emozioni e i sentimenti di chi si ritrova finalmente nella sua terra.

Sally, donna di umili origini, pare abbia scoperto la pittura visitando un museo, da quel momento sente dentro di sé il desiderio di esprimersi anche lei attraverso l’uso spontaneo dei colori, spinta da un’energia vitale e primigenia che è amore per la sua terra, non sempre ospitale, arida, con le saline e le sabbie ardenti ma ricca di paesaggi mozzafiato.

E riesce a trasmettere sulla tela le emozioni forti che le suscitano. Ci dicono le sue parenti che mentre dipingeva, Sally cantava perché la sua felicità era incontenibile. Era finalmente tutt’uno con la natura dove era nata, i campi assolati bianchi, le fioriture di gigli d’acqua, i riflessi abbacinanti, le esplosioni di fiori dai colori gialli e rossi.

Anche se solo un po’ di quella felicità ci venisse trasmessa dalle sue opere, dovremmo esserle grati.

Orari apertura Triennale Milano martedì – domenica, ore 11.00 – 20.00 (ultimo ingresso ore 19.00) Biglietto intero: 12 euro / ridotto 10 euro / studenti 6 euro Biglietto unico per visitare tutte le mostre di Triennale Milano: 18 euro

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