giovedì, Marzo 28, 2024
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LODI: UN VERDISSIMO ISOLOTTO SULL’ADDA

di Carlo Radollovich

L’isolotto Achilli sul fiume Adda, susseguentemente ribattezzato “Rococò” da un manipolo di volontari riuniti in un’associazione lodigiana e che verrà gestito in comodato gratuito sino al 2021, risplende magnificamente grazie alla sua rigogliosa natura.

Infatti, su una lunghezza di circa centocinquanta metri e cinquanta di larghezza, liberati anni fa da quintali di rifiuti, sono visibili peri, ciliegi, melograni e, da poco, anche piante di kiwi. I fiori sono ben rappresentati da rose e ortensie. E pure la fauna è abbastanza presente: non solo galli e galline, ma anche scoiattoli, leprotti, merli e tortore. Insomma, un piccolo gioiello paradisiaco a cui si accede in canoa o in barca a motore, con partenza dalla vicina Canottieri Adda. Da una delle sue spiaggette, è possibile ammirare alcuni scorci della città.

Il primo proprietario, che diede il nome all’isolotto, fu Enrico Achilli (1893 – 1985), un eccentrico ragioniere, bersagliere ciclista e commerciante di pesce, il quale, così si dice, avrebbe promosso vivacissime feste danzanti sull’isolotto.

Nel 2002, la piena dell’Adda devastò l’isola e poi si parlò di vero degrado quando una piccola costruzione, da anni al centro dell’isola, sprofondò nel fiume sotto la potente forza della corrente. Ma susseguentemente i volontari vollero dimostrare di essere in grado di far rifiorire l’isola. E ci riuscirono: crearono panchine da tronchi che le piene avevano disordinatamente ammassato, realizzarono un bagno, piantarono una piccola foresta d’alberi, caratteristiche tende indiane e addirittura fecero crescere molte verdure in un orto.

Lo scorso anno, l’associazione dei volontari  ha organizzato una serie di visite per curiosi e turisti. Tutti sono rimasti favorevolmente impressionati dalle piccole, ma significative bellezze, che l’isolotto sa offrire. Ora, si vorrebbe che il Comune di Lodi potesse fornire aiuti per il mantenimento di questa autentica “perla”. Ma sembra che non ci siano i necessari fondi da destinare all’isolotto “Rococò”. Un vero peccato.

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