giovedì, Aprile 25, 2024
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IL LAZZARETTO A PARTIRE DAL 1630

di Carlo Radollovich

Poco prima che il morbo pestilenziale mietesse vittime in tutta Milano e altrove, il magnifico giardino che fioriva e cresceva a vista d’occhio all’interno del Lazzaretto, sembrava infondere quiete e serenità a quei pochi che lo frequentavano.

Purtroppo, in piena epidemia, la vita in città veniva assai sconvolta. E proprio nel Lazzaretto, tra baracche allestite in qualche modo e tende montate approssimativamente, si contava la presenza di migliaia di ammalati. I più fortunati, si fa per dire, alloggiavano in camere decisamente anguste, ove venivano ricoverati sino a trenta pazienti per stanza.

Esistevano inoltre particolari spazi al coperto che erano destinati ad ospitare capre e pecore per poter assicurare il rifornimento di latte ai bimbi rimasti orfani e in parte a tutti coloro che erano ancora in grado di deglutire.

Direttore del Lazzaretto, in quei penosi momenti di doloroso trambusto, era stato nominato il quarantasettenne padre Felice Casati, affiancato da un altro cappuccino, Michele Pozzobonelli, entrambi appartenenti a famiglie patrizie milanesi.

Il parroco di Santa Maria Segreta, un’antica chiesetta del centro città demolita nel 1911 per consentire la costruzione del palazzo delle Poste, annotava su un suo quaderno: “In questo anno 1630 sono morti nella nostra parrocchia diverse centinaia di persone. Alcune di esse furono portate al Lazzaretto su carri di fortuna. Numerosi altre persero la vita in quel luogo”.

Il numero totale dei morti fu in effetti impressionante. Si calcola che in Lombardia, su una popolazione complessiva di circa quattro milioni, i morti di peste superarono il milione.

Nel 1631, dopo molte suppliche e preghiere, l’ondata di peste si attenuò. L’anno successivo si effettuarono accurati lavori di pulizia e di risistemazione finché, in data 2 febbraio 1633, il Lazzaretto rimesso a nuovo fu messo a disposizione dell’Ospedale Maggiore. Da quel momento, ospitò soldati feriti e anche prigionieri e, in un’ala della costruzione, fu allestito un panificio. In seguito diventò caserma e poi ospizio.

Tra il 1791 e il 1808 fu sede della Scuola di Veterinaria. Con l’arrivo di Napoleone (1797), diventò centro di manifestazioni politiche, di cerimonie militari e anche luogo per feste e ricreazioni varie. La chiesa centrale, dedicata a San Carlo e ancora oggi esistente, venne utilizzata come deposito di polvere pirica. Ritornati gli austriaci (1814), accolse artigiani e cenciaioli.

Nel maggio del 1880, l’Ospedale Maggiore deliberò di mettere all’asta il Lazzaretto, divenuto appetibile come area per nuove costruzioni. Venne acquistato dal Banco di Credito Italiano per lire 1.803.000 e poco dopo furono avviati i lavori per la sua demolizione.

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