sabato, Ottobre 11, 2025

Il batiscafo “Trieste”

Il batiscafo parti’ da San Diego nell’ottobre 1959 dando così iniziò al progetto Nekton, il quale si proponeva di effettuare una serie di immersioni assai profonde nelle acque oceaniche. E il 23 gennaio 1960, con a bordo Jacques Piccard, figlio di Auguste, un fisico svizzero dalle molteplici caratteristiche di scienziato, già noto per le sue ascensioni nella stratosfera con specifici palloni aerostatici, nonché Don Walsh, tecnico della Marina americana, toccarono il fondo della fossa delle Marianne a metri 10900 metri (misurazione definitiva).

Jacques Piccard e Don Walsh rimasero per una ventina di minuti nel punto più profondo e ne diedero notizia alla nave di supporto che li seguiva. Essi osservavano che ad una profondità mai toccata prima, la vita sul fondo era assicurata da alcune sogliole. Questa constatazione suscitò meraviglia da parte del mondo scientifico, tenuto conto della pressione a quelle profondità.

Nel 1963 il batiscafo Trieste venne impiegato nella ricerca del sottomarino nucleare Thresher e in effetti venne fotografato ciò che rimaneva di questo mezzo, inspiegabilmente scomparso con a bordo 130 membri dell’equipaggio.

Ma ora è il caso di riferire parzialmente come il batiscafo venne costruito. La sua costruzione venne effettuata nel Cantiere San Marco a Trieste verso la fine del 1952, mentre la sfera studiata per profonde immersioni venne realizzata presso le Officine Galileo di Firenze. La sfera fu saldata allo scafo nel cantiere navale di Castellammare di Stabia, ove venne accertato che la sfera stessa poteva sopportare una pressione di 1,25 tonnellate per centimetro quadrato.

La sfera, saldata al resto della struttura, consentiva alle due persone uno spazio molto ristretto pari a 2,16 metri, mentre l’anidride carbonica veniva eliminata attraverso scatole meccaniche a calce sodata. Il batiscafo osservava una mobilità completa, tanto da non essere collegato alla nave durante le immersioni. Va inoltre sottolineato che l’unico contatto visivo con l’esterno era assicurato da un cono in plexiglas, materiale trasparente che potesse superare pressioni elevatissime. Venne venduto alla Marina statunitense nel 1958.

Nel 1963 il batiscafo Trieste subì’ alcune modifiche per varie immersioni nell’Oceano Atlantico, mentre dopo le ricerche relative al Thresher venne addirittura smantellato. Nel 1983 tutti i batiscafi del tipo Trieste vennero sostituiti dal tipo “Alvin”, considerati più resistenti e duraturi, anche se non idonei a superare i 6000 metri di profondità.

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