venerdì, Aprile 26, 2024
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Emancipo. Ad Amsterdam, tra leggerezza e profondità

Si intitola “Amsterdam” il nuovo singolo di Emanuele Cipolletti, in arte Emancipo. E’ nato a Rocca di Papa (RM) nel 1995, ed è un cantautore, come si diceva una volta, cioè uno che scrive canzoni, musica e parole, dall’età di 14 anni.

Accompagnato dalla sua chitarra, racconta storie semplici, di tutti i giorni, cercando di cogliere con sensibilità le emozioni, le sensazioni che può provare un ragazzo.

Il 30 settembre scorso è uscito il suo primo album, con l’etichetta discografica “Italiana Musica Artigiana”, intitolato “Finto Panorama“, che contiene 5 singoli dell’artista, che ha poi partecipato al Meeting MEI a Faenza di ottobre, dedicato a Rino Gaetano.

Emancipo fin da ragazzino suona la chitarra e la sua passione per la musica gli ha consentito di raggiungere una discreta padronanza dello strumento. E’ dotato di uno sguardo attento sul mondo. Le sue storie, pur essendo semplici, sanno cogliere aspetti della realtà quotidiana che spesso passano in secondo piano. E, forse, è proprio questa sua caratteristica che rende le composizioni che crea particolarmente originali e interessanti.

Amsterdam, che dà il titolo al suo singolo, è la meta del suo viaggio. Un viaggio alla ricerca di se stesso, per trovare un senso alla sua vita. Affiorano in questo brano i dubbi, le incertezze di un giovane che si sta confrontando con la realtà, con la vita vera, che vuole realizzare qualcosa di importante, ma per farlo ha bisogno di una nuova prospettiva. E il viaggio in questa città può offrirgli questa opportunità.

D’altra parte, lo sappiamo, per ritrovare se stessi certe volte bisogna essere in grado di perdersi. Lo dice lui stesso. “Ogni uomo ha i suoi luoghi di evasione mentale, dove la monotona quotidianità non trova il suo tempo e la spensieratezza prende il sopravvento. Con  “Amsterdam” ho voluto raccontare proprio quei posti lì: io ad esempio ne ho più di uno. Amsterdam segna un periodo preciso della mia vita, in cui mi stavo diplomando, il periodo delle amicizie, delle comitive, e di un viaggio in loro compagnia nel quale molte delle mie incertezze di adolescente si sono allontanate.”

Dal videoclip “Amsterdam”, girato durante il lockdown del 2021, Emancipo ricorda quel periodo di “clausura” che costringeva tutti nelle proprie case, compresi i bambini, chiusi in quattro mura senza avere la possibilità di uscire. A loro, per renderli in qualche modo partecipi di questa avventura in terra olandese, ha chiesto di realizzare dei disegni, secondo la loro fantasia, per cogliere il senso della libertà, quella vera, che al momento era loro preclusa.

All’artista romano abbiamo rivolto alcune domande.

La prima domanda è d’obbligo: perché il tuo nome Emancipo?

Emancipo molto semplicemente è stato un gioco di parole tra il mio nome e il mio cognome, Emanuele Cipolletti. Da lì, tutto il resto.

Emancipazione significa liberarsi da uno stato di inferiorità, di schiavitù. Per te che significato ha questo nome?

In qualche modo rispecchia quello che è stato il mio percorso. Le incertezze i dubbi che mi accompagnavano agli inizi, la paura di non essere all’altezza, in qualche modo mi sono emancipato anche io o meglio la mia musica.

La pandemia ha colpito tutti ma in particolare i ragazzi e anche i bambini, come dici tu, isolandoli. Cosa ne pensi del covid che per fortuna sembra superato?

Il covid è stato un duro colpo, non solo per il virus in sé, ma per le conseguenze che ha riportato su ogni singolo elemento. Ha cambiato molto nei nostri modi di vivere ma soprattutto nel modo di relazionarci, delle abitudini prima normali oggi possiamo quasi definirle strane, diverse. Inoltre ha influito tanto sullo spirito di iniziativa, ha bloccato per anni i nostri progetti e le nuove idee, ci ha resi inconsapevolmente pigri.

Ora è arrivata la guerra. Una cosa atroce. Ma alcuni giovani pensano che non li riguardi. Tu che ne pensi?

Penso che i giovani oggi vivono con tante, troppe distrazioni, non basta fare una storia Instagram con la bandiera dell’Ucraina e la frase ad effetto per avere la coscienza a posto, purtroppo quando non “tocchiamo con mani nostre” la situazione non riusciamo a capire in fondo quello che sta succedendo.

Concordo con te. Tu, nella tua canzone, vai ad Amsterdam, per non pensare, per non soffrire. Cosa rappresenta questa città per te? Per me è segno di libertà. Ad esempio, si possono fumare le canne senza avere problemi. E’ anche una città simbolica: le tre X del simbolo rappresentano acqua, fuoco e peste, drammi con la quale la città ha dovuto lottare in passato.

La bandiera di Amsterdam con le tre caratteristiche “X”

Amsterdam è stata appunto una città che è riuscita ad emanciparsi, ad ottenere la sua libertà negli anni, per me, come per tanti ragazzi, è stata meta di svago e spensieratezza ma anche una città che in un preciso periodo è riuscita a condizionare scelte importanti.

L’emancipazione è il contrario del disimpegno. I temi delle tue canzoni sono leggeri. Perché questa scelta?

Penso che scrivere e raccontare tematiche in maniera leggera non renda le tematiche stesse leggere, credo più che si possa parlare e trattare tematiche forti in termini leggeri. Tante volte per le persone è più facile “digerire” una canzone con termini comuni piuttosto che una canzone con termini troppo articolati: la musica d’oggi non viene né ascoltata né affrontata come prima, prendiamo come esempio la citazione “Dammi un po’ di musica leggera perché ho voglia di niente“, è proprio così, la gente risulta essere pigra anche nell’ascolto di canzoni, anche se penso che questa cosa colpisca più i giovani che gli adulti.

Una bellissima immagine di Amsterdam con i tulipani

Sembra che i giovani abbiano perso il gusto di pensare? Pensare è faticoso è vero. Ma fa parte del processo di emancipazione. Oggi sembra che i giovani preferiscano illudersi che la libertà sia una cosa che esiste già, che è a portata di mano (in una città. In comportamenti trasgressivi, ecc.) e che quindi non si debba né difenderla né conquistarla. Spero di sbagliarmi. Tu che ne dici?

Penso che esiste una parte di giovani che rispecchia perfettamente quanto dici, ma dall’altra parte abbiamo anche dei giovani che nella vita purtroppo o per fortuna, si son fatti da sè e che giorno dopo giorno sono proprio alla conquista di quella libertà che difendono a denti stretti. Ad influire su tutto ciò va sicuramente la famiglia, la condizione famigliare e quello che fino ad ora gli ha riservato la vita, è difficile generalizzare in questo caso.

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