giovedì, Aprile 18, 2024
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Dolores Prato, la narratrice triste

Nata a Roma nel 1892, da Maria Prato e da padre ignoto, viene affidata, nei primi anni di vita, ad un anziano zio prete e alla sorella di lui. Cresce con loro a Treia, una località marchigiana, ove subisce una educazione assai severa.

Non appena compiuti i dodici anni, la ragazzina inizia a frequentare, contro voglia, un educandato religioso. Resasi conto del suo trasferimento in collegio, prima di entrarvi ha una brusca reazione: strappa di mano il pettine che la zia stava adoperando per ravvivare i suoi bellissimi capelli e lo spezza in più parti.

Scriverà più tardi in una sua nota: “Avevo spezzato me stessa quando spezzai il pettine. Poi tutto cade nel niente per me. E gli altri videro un automa silenzioso e calmo”. Dolores rimane in collegio sino al compimento dei diciotto anni e successivamente si trasferisce a Roma, dove si laurea in Lettere e provvede al suo sostentamento insegnando in diverse scuole.

Si immerge nella scrittura e uno dei suoi più significativi romanzi si intitola “Giù la piazza, non c’è nessuno”. E’ autobiografico e viene pubblicato in forma pesantemente ridotta per esigenze tipografiche. L’edizione integrale vedrà la luce molto più avanti, precisamente nel 1997, quattordici anni anni dopo la sua morte.

Il libro incanta lo scrittore e critico letterario Enzo Siciliano che lo raffigura come “atto testimoniale, caldo di umanità”. Dolores Prato pubblica nel 1948 “Il paese delle campane”. Purtroppo, non riscuote il successo sperato poiché è probabile che la sua prosa, nell’occasione piuttosto rigida e poco scorrevole, risulta ancorata ad uno stile letterario alquanto demodé.

Ma ecco l’auspicata trasformazione di Dolores che appare nel libro “Scottature” del 1965: si libera, almeno in questa circostanza, del suo temperamento solitario e delle pesanti realtà incontrate nel corso della sua vita, approdando ad una prosa assai lucida, diretta e inaspettatamente fresca.

Forse, la narratrice ha effettuato un’operazione di riscatto, staccandosi per alcuni istanti dalla sua stessa vita, tanto permeata di tristezze e ansietà. Certo, non poteva rinunciare ad evidenziare le amare verità che si sono succedute nel corso di molti anni, avendo tuttavia il coraggio di elencare certe “cicatrici” che hanno contraddistinto il suo passato.

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