martedì, Aprile 23, 2024
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De’ visi mostruosi e caricature

Presso la Sala Federiciana della Biblioteca Ambrosiana è stata presentata ieri l’anteprima della mostra, promossa dalla Fondazione Giancarlo Ligabue e curata da Pietro C. Marani, che si aprirà dal 26 gennaio al 27 aprile a Venezia presso il Palazzo Loredan, Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed arti.

Leonardo da Vinci (1452-1519),
Testa caricata e busto di profilo d’uomo verso sinistra, 1490 circa

L’esposizione presenta il genere della caricatura (trasformazione dei tratti fisiognomici) partendo dai lavori di Leonardo da Vinci e dalla loro influenza nei confronti delle “pitture ridicole” dei lombardi, fino al naturalismo dei Carracci.

Oltre a un notevole nucleo di autografi leonardeschi provenienti dalla Biblioteca Ambrosiana, la mostra espone anche opere che arrivano da Brera, dal Louvre, dal Castello Sforzesco, dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia. Senza dimenticare l’accenno alle opere contemporanee di Francis Bacon, anch’egli debitore dei lavoro del grande vinciano.

Il viso è lo specchio dell’anima?

E’ possibile comprendere il carattere di una persona mettendolo in correlazione con il suo aspetto fisico, in particolare con i lineamenti e le espressioni del suo viso?

Studi iniziati nel Cinquecento e portati avanti nell’Ottocento (ricordiamo Cesare Lombroso) hanno cercato di dare una valenza scientifica a queste teorie con esiti modesti.

Leonardo da Vinci (1452-1519), attribuito,
Testa grottesca di donna in profilo verso sinistra, 1490-1500 circa,

Ma, a parte, questi tentativi, ben prima si è cercato di capire se il viso di una persona potesse esprimere oltre a sentimenti, virtù, qualità, anche vizi, debolezze, perversioni. E se questo fosse possibile renderlo attraverso la pittura.

Giambattista Tiepolo (1696-1770),
Caricatura di gentiluomo con parrucca, seduto, di profilo a destra, 1755-1760,

La riposta è positiva ma per farlo era necessario alterare, se non deformare, certi tratti del volto, facendolo diventare una maschera, una vera e propria caricatura.

E questo genere d’arte è stata sempre molto apprezzata, perché quando si mettono i evidenza i difetti degli altri e se ne può ridere liberamente, la gente ci prova sempre gusto.

Leonardo e le sue “teste caricate”

Nel Rinascimento, la caricatura ebbe una grande successo sulla scia dei lavori di Leonardo da Vinci, anche se le sue non possono dirsi “caricature”, cioè raffigurazioni che inducono al sorriso o allo scherno, bensì, come le definì lo stesso Artista, “teste caricate” per sottolineare proprio caratteri, peculiarità, vizi e virtù dei personaggi presi di mira.

Certi ritratti di Leonardo ricordano il mondo medioevale come i visi deformi nelle opere di Bosch e Bruegel ma nel contempo possiamo dire che preludono a un genere che troverà proprio in Venezia dalla prima metà del Settecento in poi un grande successo.

Queste opere, per altro, sono particolarmente interessanti e “rivoluzionarie” se messe a confronto con le esigenze dell’epoca che aspiravano a cogliere più che altro la bellezza ideale.

Questi visi (gargoyles, come li definiva Kenneth Clark, famoso storico d’arte inglese), diventano quindi la risposta beffarda e derisoria a certe opere (santi, visioni mistiche, ecc.) che puntavano viceversa alla elevazione spirituale, riportando e accentuando  nei visi umani passioni, bassezze, che caratterizzano la parte meno nobile, se non addirittura più animale, dell’uomo.

Giambattista Tiepolo (1696-1770),
Caricatura di uomo gobbo in piedi e di profilo, con tricorno in mano e spada,

Visi originali, non solo mostruosi

Leonardo da Vinci, per altro, era affascinato dai visi delle persone che avevano tratti inusuali, strani e si divertiva a riprodurre teste curiose. Quando trovava il soggetto giusto in giro per la strada, era capace di seguirlo per tutto il giorno finché non aveva fissato nella mente i lineamenti utili per disegnare e riprodurre quel volto.

A Leonardo interessava moltissimo la fisionomia umana e si era reso conto che il viso rispecchia l’anima. Certe espressioni si imprimono sulla faccia, le rughe, le macchie, i cedimenti della pelle creano una vera e propria maschera. Se un certo imbruttimento fisico è dovuto a una vita sregolata, vi sono anche visi, che pur in età avanzata, mantengono la stessa grazia che avevano in gioventù, la stessa carica di ottimismo. D’altra parte, come diceva la grande Anna Magnani: “Lasciami tutte le rughe, non me ne togliere nemmeno una. C’ho messo una vita a farmele!”

Francis Bacon (1909-1992),
Tre Studi per un ritratto di Isabel Rawsthorne, 1965,

Da segnalare, in mostra anche la presenza di sei disegni del Tiepolo, provenienti dal Gabinetto dei disegni del Castello Sforzesco e della famosa “Testa grottesca di donna volta verso destra” (scelta come simbolo dell’esposizione) di Giovan Paolo Lomazzo, che sembra richiamare tutte le paure e gli incubi moderni che ritroviamo nel famoso trittico di Francis Bacon, anch’esso presente in mostra, con i visi disturbanti, distorti e inquietanti.

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