mercoledì, Dicembre 4, 2024
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La favola di Giacomino

Ci troviamo poco oltre la periferia milanese e precisamente ad Assago, piccolo villaggio già noto ai tempi di Roma. Qui viveva una numerosa famiglia di contadini, la quale stava lottando contro la fame nel tentativo di assicurare a tutti il minimo indispensabile.

Mamma e papà rimasero molto sorpresi quando l’annuncio di una nuova creatura avrebbe aumentato la “cucciolata” a ben dieci figli. Che cosa inventare per tirare avanti la baracca, ormai quasi priva dei necessari sostentamenti ? Prima di lasciarsi andare alla disperazione, ecco presentarsi sulla soglia della misera casetta un uomo del tutto sconosciuto.

Era ben vestito, elegante e dai modi raffinati. Chiese da bere e fu accolto in casa. Resosi conto dell’estrema povertà dei malcapitati e ascoltata la loro storia, disse che, qualora il prossimo nato, all’età di quindici anni, fosse affidato a lui, avrebbe consegnato subito alla famiglia una discreta somma di denaro per il vitto e anche per il vestiario.

I genitori dapprima nicchiarono, ma poi accettarono questo straordinario dono. E Giacomino, questo il nome dell’ultimo nato, cresceva molto bene, robusto e di bell’aspetto. Mamma e papà, quando il ragazzo compiva tredici anni, raccontarono lo strano patto concluso con lo sconosciuto.

Giacomino fu colto di sorpresa e si intristiva sempre più al pensiero di lasciare i genitori e i cari fratelli. Non ne parlò in casa e decise di avere maggiori lumi contattando il parroco. Questi non si sbilanciò e comunque gli consigliò di rivolgersi ad un eremita, di nome Alberico, che abitava non lontano in una sorta di spelonca.

L’eremita, dopo aver ascoltato la storia del ragazzo, non volle spaventarlo, ma gli disse che tutto questo “affare” sarebbe stato organizzato dal demonio. Gli suggerì pertanto di recarsi presso suo cugino Adolfo, il quale, assai esperto su argomenti satanici, gli avrebbe dato ottimi consigli.

Adolfo accolse Giacomino, gli confido’ che si sarebbe trattato di una sporca diavoleria e gli fece intendere che far retrocedere il demonio da una decisione già ufficialmente presa, sarebbe stato assai arduo. Gli promise tuttavia che si sarebbe occupato dell’intera storia e, dopo altri colloqui, decise di accompagnare a casa il ragazzo perché si era fatto tardi.

Sulla via del ritorno, Giacomino scorse una chiesa e volle fare una visita al tempio per una preghiera e per raccomandarsi a Dio. Adolfo, davanti a questa sincera manifestazione di fede si emozionò a tal punto che, debole di cuore, cadde a terra stecchito. Il ragazzo tentò di soccorrerlo, ma un angelo disceso dal cielo lo avvolse immediatamente con un telo trasportandolo verso l’alto.

Giacomino, trasecolato, tornò subito dall’eremita Alberico e raccontò quanto appena vissuto e gli disse: “Ora che faccio ?” L’anacoreta non diede tanta importanza alla domanda del ragazzo e raccontò, carico di rabbia, di aver pregato per tutta la vita al fine di ottenere la vetta dei cieli, mentre il cugino, non proprio uno stinco di santo, si era addirittura guadagnato il Paradiso.

Collerico e bilioso, fece solo qualche passo, portò le mani al collo e cadde a terra morto. Nessun angelo era venuto per lui, ma un intenso odore di zolfo si sprigionò davanti al suo corpo.

Giacomino ritenne che Alberico, ormai presente nella sfera celeste, avrebbe fatto il miracolo, liberandolo per sempre da quel signore distinto ed elegante che aveva intrappolato i suoi genitori e pure lui. E infatti, nessun uomo dai “modi raffinati” non si presentò mai più all’uscio della numerosa famigliola…


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