martedì, Ottobre 22, 2024
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La Ca’ Granda e l’architetto Filarete

L’ospedale Ca’ Granda, la cui prima pietra fu posta in Milano nell’anno 1456, nacque per volontà di Francesco Sforza. Egli affidò la costruzione ad un noto architetto fiorentino di nome Antonio Averlino, detto il Filarete, nato nel 1400 e spentosi nel 1469.

Ci è stato possibile tradurre un suo passo, inserito nel “Trattato di architettura”, riferentesi alla Ca’ Granda, ritenuta nel XV secolo un vero modello d’ospedale a cui ispirarsi. Eccolo.

”Ebbi cura di progettare in questo edificio molteplici comodità. Anzitutto volli inserire a lato della costruzione un mulino per macinare grano e altri cereali nonché un locale lavanderia ove si potesse fare il bucato e altre operazioni per la pulizia dei panni. Ho inoltre progettato di rendere accoglienti le camerate con l’inserimento di letti esteticamente belli e soprattutto comodi, la cui intelaiatura misura tre braccia e mezza in lunghezza e due braccia e mezza in larghezza.

Inoltre, ad ogni letto corrisponde un armadietto e pure una tavoletta che, all’occorrenza, consente all’ammalato di posarvi il cibo. Ho anche ritenuto di inserire nella camerata più ampia due grandi camini ove poter accendere il fuoco durante la stagione fredda. Su ordine dello stesso Francesco Sforza, si volle che nel portico venissero dipinte le varie fasi della costruzione dell’edificio, allestito nel nome di Cristo e dell’Annunciata.

In occasione della posa della prima pietra fu organizzata una solenne processione con la partecipazione del vescovo Carlo Gabriele Sforza e di tutti i sacerdoti. Erano pure presenti il duca Francesco Sforza con la consorte Bianca Maria, il figlio conte Galeazzo, Ippolita Maria, Filippo Maria con alcuni suoi figli e ancora altri notabili. Notata pure la presenza di due ambasciatori del re Alfonso d’Aragona nonché quella di Taddeo Manfredi, signore di Imola e conte di Faenza.”

Ricordiamo che il Filarete si occupò della Ca’ Granda sino al 1465, quando decise di rientrare in Toscana, nella sua Firenze. Da quell’anno in poi, lavorarono alla costruzione il Solari e l’Amadeo. E già nel 1472 iniziarono i primi ricoveri di ammalati, ma molto restava ancora da edificare.

Purtroppo, la caduta degli Sforza coincise con la fermata dei lavori per mancanza di fondi. Questi ripresero in modo significativo nel ‘600 grazie all’architetto Francesco Maria Richini e al pittore Giovanni Battista Crespi, detto il “Cerano”. Soltanto sotto la direzione di Pietro Castelli (1805) si conclusero finalmente i lavori, rispettando comunque l’originale pianta disegnata secoli prima dal Filarete.

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