venerdì, Novembre 22, 2024
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Malattia Renale Cronica associata a Diabete di Tipo 2

Alimentazione e stile di vita rappresentano un alleato insostituibile nella prevenzione e nel trattamento…

…di questa patologia, soprattutto nelle fasi d’esordio, in cui è possibile intervenire efficacemente. Fare prevenzione significa seguire stili di vita corretti, previlegiando la dieta mediterranea, con poco sale e un adeguato introito di potassio, ma anche praticare attività fisica, evitando di eccedere verso le situazioni di sovrappeso e obesità, condizione purtroppo in costante aumento in Italia, a partire dai bambini. Insomma, condurre uno stile di vita corretto è il modo migliore per non sviluppare quelle condizioni che rappresentano fattori di rischio per l’insorgenza della malattia: diabete, obesità/sovrappeso e ipertensione arteriosa.

Va ricordato che la Malattia Renale Cronica (CKD – Chronic Kidney Disease) è una grave condizione clinica, che consiste nel declino graduale della funzionalità renale. Colpisce circa il 10% della popolazione mondiale, con maggiore incidenza nell’età avanzata. In Italia la prevalenza nella popolazione adulta è intorno al 7%. Rappresenta una delle principali cause di morbilità e mortalità a livello mondiale, con il diabete di tipo 2 (T2D) come sua prima causa. Si caratterizza per la sua irreversibilità e per la lenta, nonché progressiva evoluzione. In Italia il 40% dei pazienti diabetici presenta CKD, che porta – come appena accennato – ad un danno renale graduale, ipertensione, problemi cardiovascolari, per arrivare allo stadio terminale della malattia, ossia alla dialisi o al trapianto.

A questo proposito si stima che nel nostro Paese ci siano circa 50.000 pazienti dializzati. Questo, oltre ad avere un forte impatto negativo su sopravvivenza e qualità di vita dei pazienti, comporta anche un onere significativo per la sostenibilità del SSN. Basti pensare che un paziente in emodialisi ha un costo di circa 40-50.000 euro all’anno. Purtroppo quando i reni si ammalano, il danno subito diventa spesso permanente, fino a rendere necessaria negli stadi più avanzati la dialisi e/o il trapianto di reni, causando un notevole impatto sociale con ricadute sulla qualità di vita dei pazienti e sul sistema sanitario. Tenere sotto controllo la salute dei propri reni e adottare un’opportuna azione di prevenzione è molto importante, soprattutto se si considera che la Malattia Renale Cronica è una patologia silente e una persona può perdere fino al 90% della funzione renale prima di soffrire di qualche sintomo e scoprire la malattia.

Il ruolo dell’infiammazione è cruciale nella progressione della Malattia Renale Cronica associata a diabete di tipo 2. E quando parliamo di infiammazione è sempre più diffuso il riferimento a qualcosa che riguarda l’intero organismo, non a un evento locale. Oggi ci confrontiamo con fenomeni di infiammazione cosiddetti “a bassa intensità”, che spesso durano a lungo nel tempo. L’infiammazione da cibo, ad esempio, è una realtà ormai appurata. Oltre a fornire i nutrienti necessari per il funzionamento del nostro corpo, ciò che mangiamo può influire anche sulla presenza di uno stato infiammatorio nel nostro organismo.

“In patologie come la Malattia Renale Cronica associata a Diabete di Tipo 2 la terapia farmacologica è fondamentale per noi nutrizionisti – dichiara il dottor Domenicantonio Galatà, presidente dell’Associazione Italiana Nutrizionisti in Cucina – I nutrizionisti giocano un ruolo importante nella fase di prevenzione, e non solo attraverso la dieta. Io promuovo un metodo basato su strumenti pratici, come la cucina e attività di informazione e divulgazione con cooking show e masterclass. La partita si gioca in cucina, i cibi che mangiamo in base a come vengono cotti possono diventare pro-infiammatori. Ad esempio, alte temperature possono generare idrocarburi, perossidi, prodotti di glicazione avanzata; mentre un pH acido e antiossidanti sono dei miglioratori. Si apre un nuovo focus, dove non sono solo le quantità, gli alimenti e le loro qualità nutrizionali intrinseche a giocare un ruolo nell’infiammazione sistemica. Sono, infatti, molto importanti le tecniche e gli strumenti utilizzati per la preparazione dei cibi e la cottura degli stessi. – continua il dottor Galatà – La cucina e la pasticceria sono laboratori di chimica, fisica, nutrizione. Per aiutarci a stare in buona salute, rendendo ancora più efficace la terapia farmacologica, è necessario conoscerne i meccanismi che li regolano. Dobbiamo formare le nuove generazioni di nutrizionisti perché assumano questa nuova consapevolezza.”

A proposito di questa patologia, Bayer ha annunciato nei giorni scorsi che l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha ammesso alla rimborsabilità finerenone, un nuovo farmaco per il trattamento della Malattia Renale Cronica, stadi 3 e 4, associata a diabete di tipo 2 in pazienti adulti con presenza di albuminuria, in aggiunta allo standard di cura. Finerenone ha ricevuto l’approvazione da parte dell’Autorità regolatoria statunitense (FDA) nel luglio 2021, ed europea (EMA) nel febbraio 2022.Il farmaco è il primo antagonista selettivo non steroideo dei recettori dei mineralcorticoidi (MR), in grado di inibire la trascrizione dei geni pro-infiammatori e profibrotici.

L’iperattivazione cronica dei mineralcorticoidi in corso di malattia renale diabetica, infatti, contribuisce al peggioramento della disfunzione d’organo nella malattia renale cronica, ipertensione, insufficienza cardiaca ed infarto del miocardio. Attraverso il blocco selettivo di questi recettori, finerenone esercita il proprio effetto antinfiammatorio e antifibrotico nel rene, nel cuore, nei vasi, dove contrasta anche la ritenzione di sodio ed i processi ipertrofici.

Nelle fasi iniziali la Malattia Renale Cronica è in genere asintomatica. Quando compaiono, i sintomi possono includere nauseavomito, perdita dell’appetito, debolezza, disturbi del sonno, diminuzione della lucidità mentale, gonfiore a piedi e caviglie, ecc. Insomma, la CKD è una patologia complessa, ma le alterazioni patologiche di base, cioè la presenza di proteinuria e la riduzione della funzione di filtrazione renale, sono facilmente individuabili attraverso semplici analisi del sangue (creatininemia) e delle urine (albuminuria, ematuria). La diagnosi precoce è fondamentale, per prevenire le complicanze, ritardare la progressione e trattare adeguatamente le alterazioni.

L’azione mirata di finerenone su infiammazione e fibrosi, quale antagonista non steroideo del recettore mineralcorticoide, risulta essere complementare rispetto alle terapie attualmente disponibili – afferma la Professoressa Paola Fioretto, Ordinario di Medicina Interna presso l’Università di Padova – Le attuali terapie, che rappresentano lo standard di cura, agiscono principalmente sui meccanismi metabolici ed emodinamici, mentre i processi infiammatori e fibrotici, che giocano un ruolo cruciale nella progressione della malattia renale cronica, prima dell’arrivo di finerenone non venivano influenzati da alcuna strategia terapeutica. L’aggiunta di questo farmaco nell’armamentario terapeutico garantisce, quindi, una più completa nefroprotezione”.

Con l’introduzione di finerenone nel nostro Paese, siamo lieti di rendere disponibile per clinici e pazienti una nuova soluzione terapeutica in grado di portare un importante cambiamento nella gestione di una patologia così insidiosa come la malattia renale cronica associata a diabete di tipo 2 – dichiara Arianna Gregis, Country Division Head Pharmaceuticals di Bayer Italia – Questo traguardo ci rende particolarmente orgogliosi, perché entriamo per la prima volta nell’area nefrologica con un trattamento terapeutico unico nel suo genere, dimostrando, ancora una volta, come l’impegno continuo di Bayer nella ricerca di soluzioni innovative, sia in grado di affrontare le esigenze insoddisfatte di alcune patologie, fornire un aiuto concreto ai pazienti e contribuire alla sostenibilità del sistema sanitario”.

Per questo, siamo convinti – conclude Arianna Gregis – che sia necessario proseguire in questo percorso di innovazione su diversi fronti: scientifico, organizzativo, terapeutico e tecnologico. Per Bayer, innovare significa creare un costante scambio tra industria, realtà innovative di ricerca, clinici e pazienti. È cruciale condividere esperienze e competenze per sviluppare soluzioni che rispondano al meglio alle esigenze dei pazienti”.

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