sabato, Novembre 23, 2024
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Innovaction

Cari lettori, ecco il pensiero dei protagonisti che hanno partecipato al Convegno “Global Health e salute per il futuro, la via della prevenzione 2.0”…

…che si è tenuto a Roma nei giorni scorsi e di cui abbiamo avuto il piacere di informarvi ieri nelle nostre pagine.

FABIO LANDAZABAL, Presidente e AD Gsk Italia

“L’Italia oggi è di fronte a un cambiamento demografico importante, con la crescita di popolazione con più di 65 anni e che presenta almeno una malattia. Stiamo arrivando a un nuovo paradigma in cui è fondamentale curare lo stile di vita, quindi alimentazione e movimento, ma anche integrare la vaccinazione come strumento preventivo e parte della terapia per pazienti con una o più patologie. Non c’è vera innovazione se questa non arriva al cittadino, quindi occorre potenziare la collaborazione pubblico-privato in modo trasparente. Il Pnrr è una grande opportunità per sviluppare il potenziale economico italiano di un vero e proprio piano Marshall per le scienze della vita”.

DEBORAH WATERHOUSE, Ceo di ViiV Healthcare e presidente Global Health presso Gsk

“Tra il 2021 e il 2030 Gsk ha l’ambizione di avere un impatto positivo su oltre 2,5 miliardi di persone, di cui 1,3 appartiene a Paesi a basso reddito nei quali ambiamo a cambiare la traiettoria delle malattie ad alto carico, specialmente quelle infettive come tubercolosi, malaria, malattie tropicali trascurate e Hiv, insieme alla resistenza antimicrobica. Stiamo lavorando allo sviluppo di nuovi farmaci e vaccini nei nostri due centri di ricerca e sviluppo, uno dei quali è qui a Siena. A ciò aggiungiamo l’obiettivo di dare un accesso equo al portafoglio e alla pipeline di Gsk e di rafforzare le partnership per sostenere i sistemi sanitari, per garantire che la nostra innovazione raggiunga i pazienti che ne hanno più bisogno. Per raggiungere questi obiettivi, l’anno scorso abbiamo annunciato l’investimento di 1 miliardo di sterline in 10 anni per accelerare la ricerca e lo sviluppo nel settore sanitario globale”.

ANTONIO TAJANI, Vice Presidente del Consiglio, ministro degli Esteri

“La ricerca e l’innovazione nel settore della sanità fanno parte della strategia di “diplomazia della crescita” di questo Governo, per rendere il sistema produttivo italiano sempre più competitivo sui mercati internazionali. Il valore dell’export italiano nel settore farmaceutico ha raggiunto nel 2022 la quota record di 47,6 miliardi di euro, pari al 7% delle esportazioni complessive. Intendiamo perciò favorire l’attrazione di investimenti esteri e di talenti nei settori più all’avanguardia come la farmacologia, le tecnologie di frontiera in campo medico e diagnostico. Senza dimenticare il sostegno alla formazione dei Paesi in via di sviluppo, soprattutto africani, per ridurre il divario nell’accesso a cure e trattamenti sanitari”.

STEFANO VELLA, Professore di Salute Globale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma

“Dobbiamo fare di più per l’Africa, facendo tesoro di quanto ottenuto con l’Hiv in ottica di salute globale. Ci sono ancora gap da superare, dato che l’obiettivo in termini di Hiv è di avere zero bambini colpiti dall’infezione, un risultato raggiunto in Italia ma ancora non ottenuto nei Paesi a basso reddito. D’altronde non esiste un Paese che può crescere se la popolazione non è in salute, quindi occorre un maggiore accesso alle terapie, anche in Italia, e una migliore collaborazione tra pubblico e privato, perché altrimenti non ce la si fa”.

ROBERTA SILIQUINI, Presidente Siti – Società Italiana di Igiene Medicina Preventiva e Sanità Pubblica

“In Italia abbiamo sacche di popolazione non sono raggiunte dalle migliori tecnologie preventive. Se parliamo di HIV almeno metà della nostra popolazione sieropositiva non riesce a ricevere terapie prima della comparsa di sintomi da Aids. Serve sì la ricerca ma anche la diffusione dei suoi risultati, sia come politiche internazionali ma anche di politiche di prevenzione nazionali, che tengano conto delle differenze nel Paese per definire nostre priorità e attività preventive. Di fatto, abbiamo tutto ciò che serve per avere elevati standard di salute: sul fronte vaccinazione, direi che occorrerebbe ripensare gli indicatori previsti dal Piano nazionale di prevenzione. Ad esempio, le soglie indicate per la copertura degli adulti e anziani andrebbero alzate, se teniamo conto che su un euro peso in prevenzione vaccinale se ne risparmiano 4 in costi sociali e di cura”.

RAFFAELE DONINI, Coordinatore della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome

“L’antimicrobico resistenza è una frontiera che ci deve unire tutti come prevenzione e ricerca. Abbiamo raggiunto successi insperati rispetto anni fa per la  cura contro il cancro e i tumori, che stanno diventando sempre più malattie croniche. Il rischio futuro è invece la sepsi, l’infezione frutto di AMR che accumuna i paesi ricchi per l’alto uso di antibiotici a quelli poveri, che per scarsa disponibilità di antibiotici non hanno perciò cura di ingresso”.

DEBORAH BERGAMINI, Terza Commissione Affari esteri e comunitari Camera Deputati

“La Global Health è una leva di relazioni internazionali, anche se oggi lo scenario non è semplice, e abbiamo il maggior numero di conflitti dalla seconda guerra mondiale. Lavorare sul fronte della salute globale ci aiuta ad affrontare gli esiti da mancato sviluppo, cambiamento climatico, migrazioni. La logica del piano Mattei include la componente della salute come strumento chiave di cooperazione virtuosa. Dobbiamo sì attrarre investimenti sul settore farmaceutico e sulle competenze, ma in ottica della prossima presidenza del G7 nel 2024 vogliamo favorire la manifattura dei vaccini in Africa per produrli in loco”.

BEATRICE LORENZIN, V Commissione permanente per la programmazione economica Bilancio – Senato della Repubblica

“Siamo di fronte a una popolazione occidentale che mostra resistenza alla vaccinazione, quasi con un ritorno a posizioni arcaiche anche verso vaccini di comprovata efficacia. La lezione che ha dato il Covid e che dobbiamo aver imparato è di prepararci a nuove crisi future: siamo 8 miliardi di persone che si muovono velocemente e così fanno i virus, oltre al fatto che i mutamenti climatici incidono sulla loro diffusione. Abbiamo visto che senza un servizio sanitario nazionale e globale funzionanti, che garantiscano l’accesso alle terapie, non tengono né il singolo né la comunità”.

MARIA ROSARIA CAMPITIELLO, Capo segreteria tecnica Ministro ministero della Salute

“L’antimicrobico resistenza è pandemia silenziosa che ogni anno uccide 1,2 milioni di persone. Per questo la costruzione di una nuova architettura della Global Health deve tenere conto della sperequazione tra paesi industrializzati e quelli in sviluppo. Quindi bene ai programmi di cooperazione che favoriscano la manifattura in Africa dei vaccini, come anche la formazione di medici e paramedici specializzati sul posto sulla scia dell’expertise italiana, con investimenti già previsti dal ministero degli Esteri e parte integrante del piano Mattei”.

ANNA LISA MANDORINO, Segretario generale di Cittadinanzattiva

“Non si fa prevenzione senza che i cittadini abbiano le informazioni di alfabetizzazione sanitaria e quindi si attivino, quindi serve consapevolezza e far proprie le conoscenze per gestire al meglio la propria malattia. Ma occorrono pure facilitare l’accesso e la prossimità dei servizi. Sul piano della riforma dell’assistenza territoriale prevista nel Pnrr non c’è stata in fase ascendente la partecipazione dei cittadini, per capire cosa ci sia già sul territorio, che ha già delle risorse. Come le organizzazioni del Terzo settore che svolgono l’80% dei servii sociali, oltre alle farmacie, i consultori, i distretti. Serve un nuovo modello di governance più integrata tra governo centrale, regioni, enti territoriali: se i punti partenza sono troppo disuguali non basta aggiungere risorse. Lo vediamo con le campagne di screening: tra sud e nord Italia ci sono differenze nell’usare i fondi, che ci sono. E questo riguarda anche la digitalizzazione. Già prima della pandemia alcuni territori interni chiedevano maggiore telemedicina: era già possibile rispondere a questa richiesta, ma c’è voluta la pandemia per dare un impulso decisivo all’uso delle tecnologie, si veda la ricetta elettronica che in poco tempo è diventata di sistema. Questi strumenti favoriscono la prossimità, però servono misure che allentino il divario come con accade con l’età avanzata. In questo senso però molto possono fare i caregiver, se fossero riconosciuti come tali”.

MARIUCCIA ROSSINI, Presidente Silver Economy Network

“L’Italia conta 14 milioni di ultra 65, che se restano attivi anche sul lavoro hanno tre volte in meno la probabilità di contrarre malattie croniche, evitano il decadimento cognitivo e l’isolamento sociale. Non parliamo di lavori usuranti, però avere una popolazione di lavoratori anche oltre i 65 anni è già una realtà in altri Paesi. E non si assiste alla disoccupazione giovanile, anzi resta intorno al 4-5% a fronte del 25% italiano. Dobbiamo considerare positivamente il passaggio di conoscenze tra generazioni, ma anche di politiche che implementano invecchiamento attivo, mentre per i fragili serve più flessibilità dei servizi, digitalizzazione e strumenti che spesso confliggono con le regole attuali. Ma i nuovi modi di fare salute, in ottica 4.0, riducono i costi che oggi pesano sul bilancio”.

IGNAZIO ZULLO, X Commissione permanente “Affari sociali, Sanità, Lavoro pubblico e privato, Previdenza sociale”, Senato della Repubblica, presidente dell’intergruppo parlamentare sull’invecchiamento attivo

“L’anziano è una risorsa, sia per le esperienze da trasferire alle nuove generazioni ma anche per l’impegno in attività sociali importanti nella società. Dobbiamo potenziare la prevenzione ma anche investire sulla riabilitazione degli esiti, con un intervento legislativo per finanziare la prevenzione secondo le indicazioni del 6% del fondo sanitario nazionale, mentre oggi si spende il 3,5%. Le malattie degenerative e la perdita di autonomia nell’anziano richiedono quindi maggiore prevenzione e promozione della salute, per invecchiare in autosufficienza. Sul fronte del DDL anziani mancano i decreti attuativi e su questo si gioca l’architettura organizzativa su territori e sulle regioni, però sicuramente cambieremo il modo di stare accanto ai nostri anziani”.

UGO CAPPELLACCI, Presidente della XII Commissione “Affari sociali” Camera dei Deputati

“Il ministero sta lavorando sui decreti attuativi, ho personalmente parlato con il ministro Calderone e sono a buon punto. Appena saranno trasmessi alla Camera e calendarizzarli mi attiverò perché siano licenziati rapidamente. C’è tutta la volontà da parte del Ministro di dare corpo e gambe al ddl e quindi risorse, in questo senso sono moderatamente ottimista”.

FRANCESCO VAIA, Direttore Generale Prevenzione del Ministero della Salute

“Durante la pandemia abbiamo visto l’impatto dell’innovazione che è stata farmaceutica, il vaccino è stato il vero salto in avanti. Abbiamo anche capito che serve una buona informazione, e che la politicizzazione di questi temi è dannosa. Abbiamo anche operato ni un contesto ni cui il Ministero della Salute ha scarsa disponibilità e anche il Pnrr è stato un po’ avido rispetto alle necessità. Non dobbiamo dimenticare però l’utilità di investire sulla prossimità dei servizi: anche oggi occorre vaccinare nei mercati rionali, nelle farmacie, dai pediatri di libera scelta, dobbiamo rilanciare la vaccinazione contro l’influenza e contro le malattie respiratorie, con attenzione ai grandi anziani. Oggi finiscono in ospedale perché con diverse patologie, e perché non vaccinati. Quindi tutte le regioni utilizzino tutti i setting assistenziali e gli open day”.

ENNIO DE GREGORIO, Amministratore Delegato di GSK Vaccines

“Le infezioni batteriche nel 2019 sono state la seconda principale causa di morte, nonostante la presenza di antibiotici che nella maggior parte dei casi funzionano. Però è un rischio enorme se non dovessero funzionare più. Non è semplice sviluppare nuove molecole, un grande aiuto viene quindi dagli anticorpi monoclonali e dai vaccini che stiamo sviluppando nel centro ricerche e sviluppo di Siena, per prevenire di malattie batteriche sia in paesi sviluppati che in via di sviluppo”.

MAURIZIO AMATO, Presidente e AD ViiV Healthcare – GSK Italia

“Il primo investimento che facciamo è sul capitale umano: 3600 colleghi professionisti lavorano a Verona, Siena, Rosia, Parma, impegnati in sviluppo e ricerca su farmaci innovativi, che offrono risposta in aree terapeutiche dove ci sono bisogni insoddisfatti: prevenzione vaccinale, oncologia, area respiratoria, malattie infettive, AMR, Hiv. Abbiamo una visione olistica assicurando che la filiera sia realizzata in Italia – la ricerca a Siena, produzione ad alta tecnologia a Rosìa e Parma. E nel quinquennio 2020-2025 abbiamo destinato 800 milioni di euro, di cui il 59% destinato ai vaccini e il 41% ai farmaci. Mentre per la ricerca va il 14% del totale. Inoltre, sul piano occupazionale il 65% è costituito da laureati: il 51% sono donne tra le quali il 44% occupa posizioni manageriali. Abbiamo però bisogno di certezza delle regole da parte delle istituzioni per poter pianificare il futuro, dobbiamo poter difendere la proprietà intellettuale, avere certezza di risorse e di provvedimenti amministrativi che velocizzino l’accesso ai farmaci da parte delle persone che hanno bisogno dii prodotti innovativi”.

DANIELA BIANCO, The European House Ambrosetti

“Per fare buona salute devono agire più leve, anche a fronte del drastico cambiamento della società e delle prospettive di finanziamento del sistema sanitario nazionale. Oggi in media si trascorrono 22,5 anni non in buona salute, quindi urge agire in prevenzione, anche perché negli ultimi 5 anni sono aumentati i fattori di rischio tra i giovani e gli adulti. Se guardiamo la fascia dei fragili, incrementando le coperture vaccinali contro influenza, pneumococco e herpes zoster si potrebbero evitare costi da 1 fino a 10 miliardi di euro, quindi è chiaro che la prevenzione è anche fattore di crescita economica, oltre che di benessere nella popolazione. A livello comunitario, sarebbe importante far cambiare approccio e considerare queste spese in contabilizzazione dei bilanci nazionali come voci di investimento. D’altronde, il settore è capace di generare un effetto moltiplicatore sulla crescita come valore aggiunto, occupazione, benessere dei cittadini. Nel 2022 le 47 aziende farmaceutiche a capitale estero di IAPG e Eunipharma hanno generato 5,93% di valore aggiunto, in cui oltre il 90% degli investimenti è andato  in ricerca clinica. Questa filiera industriale è essenziale per l’ecosistema delle life sciences”. 

LEONARDO MARRAS, Assessore all’Economia, attività produttive, politiche del credito e turismo Regione Toscana

“In Toscana nel 2022 sono stati investiti in ricerca e sviluppo 280 milioni, pari al 17% degli investimenti a livello nazionale, e ciò dimostra la vivacità del settore. Abbiamo anche istituito un tavolo permanente per costruire un legame più stabile con il mondo delle scienze della vita, mettendo insieme farmaceutica, la diagnostica, gli elettromedicali. Sono stati censiti 1 miliardo di investimenti potenziali di cui alcuni sono già in corso, altri in partenza, costituito un biotecnopolo e la Fondazione Toscana Life Sciences valorizza il sistema della ricerca a livello regionale anche come incubatore di impresa con 600 operatori di varie start-up, fucina di spin off, idee, innovazione. Sentiamo il richiamo da parte delle multinazionali a semplificare e favorire il rapporto con la pubblica amministrazione. Ma anche sul piano delle infrastrutture tramite la piattaforma tecnologica privata Pharma Valley si è individuata la zona retroportuale di Livorno, che permetterebbe di raggiungere meglio i mercati internazionali unendo nave, treno, aereo”.

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro Ministero delle imprese e del Made in Italy – Mimit

L’Italia è tra i principali player del comparto farmaceutico e biomedicale, siamo stati in prima linea nella risposta globale al Covid in termini di ricerca scientifica. Il Governo è molto attento al settore e infatti ha da poco istituito un tavolo per questi settori per rafforzare la propria posizione a livello europeo e internazionale. Lavoriamo per aumentare l’attrazione degli investimenti, e adottare incentivi come credito d’imposta e patent box, alle imprese che sono i pilastri di un settore centrale per l’economia italiana”.

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