domenica, Novembre 24, 2024
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Beatrice d’Este, moglie di Ludovico il Moro

Tramontata la possibilità di sposare Bona, la cognata vedova, Ludovico si ripropose di ottenere in matrimonio la primogenita di Ercole d’Este, Isabella, ma non se ne fece nulla, malgrado le insistenze del duca, poiché venne mantenuta la promessa di concederla a Francesco Gonzaga, il IV marchese di Mantova.

La scelta cadde pertanto sulla sorella Beatrice anche se, inizialmente, Ludovico non ne era pienamente convinto perché la differenza d’età tra i due era notevole, ventitré anni circa.

Le nozze vennero comunque celebrate nel gennaio del 1491, ma non vennero subito consumate poiché la sposa, non ancora sedicenne, non provava una spontanea attrazione nei confronti del marito. Il padre Ercole, con una serie di convincenti lettere, riuscì finalmente a smuovere le pronunciate difficoltà della figlia.

Per la verità, Ludovico dichiarava nel frattempo, molto apertamente, di non intrattenere più alcuna relazione con l’amica Cecilia Gallerani. E dopo un anno, amorevolmente assistita dal marito, diede alla luce il primogenito Ercole Massimiliano con un parto decisamente non facile, essendo subentrate pericolose febbri malariche.

Ma alla fine tutto si risolse per il meglio. Nel 1495 nacque il secondo figlio, Francesco, considerato l’ultimo duca di Milano, avendo regnato negli anni 1521 – 1535. Ma due anni prima, Beatrice era stata inviata da Ludovico a Venezia come ambasciatrice, nel tentativo di convincere tra l’altro la Serenissima sulla sua investitura ufficiale quale duca di Milano.

Il tutto non andò come previsto, ma lei venne riconosciuta dal doge come abile statista e fu pure elogiata per il suo grande ingegno, accompagnato da impeccabili modi. Purtroppo, nel gennaio 1497, a seguito di un parto prematuro, spirava con grande disperazione del marito.

Ludovico manifestò a tutti un immenso dolore e impose a se stesso digiuni prolungati e preghiere continue, moltiplicando le immagini della moglie defunta. Al Castello venne addirittura allestita per lui la “camera nigra”, presso la quale amava raccogliersi in profonda meditazione. A sette mesi dalla scomparsa, egli vestiva ancora con abiti neri, privi di qualsiasi gioiello.

Volle celebrare Beatrice con un’arca tombale marmorea (spostata più avanti presso la Certosa di Pavia), sulla quale figuravano, e figurano tuttora, i coniugi distesi fianco a fianco, in abiti di gran gala.


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