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Celebrato in Duomo il 120° anniversario della nascita di don Carlo Gnocchi

Sabato 22 ottobre scorso, presso il Duomo di Milano è stata celebrato il 120° anniversario di nascita di don Carlo Gnocchi con la celebrazione eucaristica presieduta dall’Arcivescovo, Mons. Mario Delpini, e concelebrata dal Vicario Episcopale della città di Milano, Mons. Carlo Azzimonti, dal Presidente della Fondazione don Gnocchi, Mons. Enzo Barbante, dall’emerito Presidente, Mons. Angelo Bazzari, e da numerosi cappellani dei Centri della Fondazione tra cui don Enzo Rasi, cappellano dell’Istituto Palazzolo di Milano.

Prima di riferire della concelebrazione è giusto riferire in breve sull’esemplare sacerdote della Chiesa ambrosiana quale è stato don Carlo Gnocchi.

L’Assessore S. Bolognini, la vicepres. R. Osculati, dietro il vicepres. C. Borghetti e altri

Carlo Gnocchi, nasce a San Colombano Lambro il 25 ottobre 1902 da Enrico Gnocchi e Clementina Pasta. A cinque anni resta orfano di padre e la mamma da sola dovette affrontare la crescita dei suoi figli ed esserne la guida. Trasferitosi nel frattempo a Milano, il giovane Carlo frequenta la scuola dei salesiani dell’Istituto Sant’Ambrogio. Quando la mamma in seguito si trasferisce a Montesiro di Besana in Brianza, Carlo entra nel seminario di Seveso ma continua a frequentare il liceo presso il seminario di Monza. Nel 1921 a Milano consegue la licenza liceale e inizia a frequentare il corso di teologia presso il seminario Maggiore di Corso Venezia, percorso che lo porterà alla consacrazione sacerdotale il 6 giugno 1925. Viene ordinato dall’allora Cardinale Eugenio Tosi, che lo destina a Cernusco sul Naviglio quale coadiutore della parrocchia di Santa Maria Assunta e da lì inizia il suo percorso sacerdotale.

Allora l’Italia, con l’avvento del Fascismo, viveva un momento particolare: nel 1928 il Cardinale Eugenio Tosi lo nomina Cappellano dell’Opera Nazionale Balilla e con la morte del Cardinale Tosi, cui subentrò il Cardinale Alfredo Ildefonso Schuster, don Carlo fu destinato all’Istituto Gonzaga di Milano quale direttore spirituale. Qui iniziò ad instaurare un rapporto particolare avuto verso i giovani che venne però in parte interrotto dalla guerra che iniziò nel 1940.

Alcuni sacerdoti concelebranti alla Santa Messa

Fu proprio in tale periodo bellico che don Carlo Gnocchi visse una delle avventure che lo segnò per tutta la vita.

Nel 1941 don Carlo fu nominato cappellano militare nella Divisione alpina Julia e partì per il fronte greco – albanese, ma a luglio 1942, con sua insistenza presso il Cardinale Schuster chiese di partire al fronte russo da cappellano militare della Divisione alpina Tridentina.

E’ nota la storia dei soldati e degli alpini italiani in Russia che insieme a don Carlo vissero quel triste momento bellico cui seguì la tragica ritirata. In tale condizioni egli instaurò un particolare rapporto con gli alpini, legame tuttora vivo oggi poiché sono sempre presenti in ogni evento della Fondazione. Don Carlo nel 1944 riuscì a rientrare in Italia e fece ritorno presso l’Istituto Gonzaga prodigandosi per il sostegno alle famiglie dei caduti in Russia.

L’Arcivescovo M. Delpini benedice i fedeli

Dalla fine della guerra, grande fu l’impegno di don Carlo verso i bambini orfani, in particolare verso i mutilati tanto da costituire nel 1949 la Federazione Pro Infanzia Mutilata che venne riconosciuta giuridicamente come Fondazione Pro Juventute l’11 febbraio 1952 realizzando il desiderio che aveva in cuore don Carlo “Sogno, dopo la guerra, di potermi dedicare a un’opera di Carità, quale che sia, o meglio quale Dio me la vorrà indicare”.

Don Carlo, malato, muore prematuramente il 28 febbraio 1956 con un grande gesto allora impensabile: la donazione delle sue cornee a due ragazzi non vedenti. Quel gesto di grande amore fraterno fu profetico in Italia sull’avvio ai trapianti d’organi non regolarizzati ancora da leggi.

Il Duomo gremito di fedeli

Dopo la morte di don Carlo ci fu il passaggio della sua creatura la “Fondazione Pro Juventute” alla nuova “Fondazione don Carlo Gnocchi” sviluppatasi in Italia e in altre Nazioni. Oggi ricordiamo i 120 anni dalla sua nascita, riconosciuto dalla Chiesa prima quale Servo di Dio e Venerabile e dopo Beato con la solenne concelebrazione di Beatificazione svoltasi in Piazza Duomo il 25 ottobre 2009.

L’Arcivescovo M. Delpini in uscita dalla concelebrazione

Invece, per quanto riguarda la concelebrazione di sabato scorso in Duomo, erano presenti rappresentanti civili e militari in particolare degli Alpini, molti sindaci e delegazioni provenienti dai vari Centri d’Italia dove la Fondazione opera. In rappresentanza della Regione Lombardia c’era Stefano Bolognini, Assessore allo Sviluppo Città Metropolitana e il Vicepresidente del Consiglio regionale Carlo Borghetti, mentre per il comune di Milano c’era la Vicepresidente del Consiglio comunale Roberta Osculati e il Consigliere comunale Enrico Marcora. Presente anche Maria Pia Garavaglia, già Ministra della Sanità.

Il coro Aquiloni diretto da I. Basile

All’inizio della Santa Messa c’è stato il saluto all’Arcivescovo e ai partecipanti di Monsignor Enzo Barbante che ha riferito sulla figura di don Carlo.

Mentre l’Arcivescovo Monsignor Mario Delpini nella sua omelia ha posto l’attenzione sul sacerdote ambrosiano don Carlo Gnocchi e ha detto: <“Di fronte al soffrire, di fronte alla tragedia enorme ogni discorso sa di letteratura e ogni domanda sembra un lusso di chi ha ancora una riserva di respiro, un lume acceso. Ci sono uomini che sono stati laggiù nell’abisso spaventoso. Ci sono uomini e donne che oggi sono trascinati giù nell’abisso del disumano dai “colpi troppo gravi della sventura”>. In conclusione ha aggiunto: <Talora le sofferenze sono impercettibili, viviamo accanto e non ce ne accorgiamo, sono le persone di casa ma sono come estranei, sono quelli che incontriamo tutti i giorni e si presentano bene, impeccabili, efficienti, eppure hanno dentro un dramma che nessuno ascolta. Noi vorremmo almeno sorridere e tendere la mano per dire: “Cristo è con te, e quello che nessuno ascolta Cristo lo ascolta, e quello che nessuno consola può accogliere il Consolatore, lo Spirito che Cristo manda nei nostri cuori”>.

Foto ricordo di alcuni volontari dell’Istituto Palazzolo don Gnocchi

Per la cronaca, va riferito che la Santa Messa è stata cantata dal “Coro Aquiloni” diretto dalla musicoterapista Isabella Basile, coro composto dai familiari dei pazienti in stato vegetativi e affetti da SLA ricoverati presso l’Istituto don Palazzolo – don Gnocchi di Milano. Alla Santa Messa erano partecipi molti ospiti con disabilità dei vari Centri della Fondazione, inoltre erano presenti anche molti operatori dell’Istituto Palazzolo di Milano con il Direttore Antonio Troisi e molti volontari del Polo Volontari, dell’Associazione di volontariato “Amici di don Palazzolo” rappresentati dal Presidente Vito Pietroforte e volontari di Presenza Amica rappresentati da Chiara Caraffa del Consiglio Direttivo di Federazione Cure Palliative.  

La statua bronzea di don Carlo all’Istituto Palazzolo di Milano

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