di Ugo Perugini —-
In via Canonica è apparsa la targa che vedete riprodotta. Non riguarda un professionista che abita al n°41. Né commemora un caduto della guerra. E’ una targa che ricorda una delle canzoni più famose di Enzo Jannacci, dedicata a una certa Veronica, che, anche per ragioni di rima, abitava in via Canonica.
Il refrain della canzone ripete fino all’ossessione due paroline in milanese, “in pé”, che per chi conosce la canzone rappresentano in modo sintetico ma efficace (anche se un po’ volgare) certi rapporti consumati in piedi, rapidamente, al buio complice di un cinema – nel caso specifico il Carcano – con qualche compiacente ragazza di vita.
Veronica è una di queste. La sua storia è quella di una ragazza che magari aveva qualche ambizione in più nella vita, amava la musica sinfonica, sapeva suonare la fisarmonica, (a meno che non si tratti di semplice obbligo di rima), forse aspirava persino a una vita monastica ma che per sopravvivere si era adattata a soddisfare le voglie di qualche giovane alle prime armi. Una nave-scuola nel campo dell’amore, generosa, disponibile, a buon prezzo e, per così dire, alla mano.
Non sappiamo se sono molti i giovani che conoscono le canzoni di Enzo Jannacci. Forse, qualcuno ricorda il tormentone “Vengo anch’io, no tu no!” che l’autore aveva finito per odiare, anche se gli aveva dato il grande successo. Pochi ricorderanno “Veronica” che è una canzone che risale al 1964, scritta a sei mani insieme a Dario Fo e Sandro Ciotti.
Enzo Jannacci, medico serio e responsabile ma anche stralunato cantastorie, ha saputo raccontare storie semplici, di gente comune, di sbandati, di emarginati, diremmo oggi, in una Milano che nel dopoguerra stava tirando la cinghia ma si stava anche preparando al grande boom.
Qualche precisazione doverosa sul cinema teatro Carcano dove si svolge la squallida vicenda d’amore. In effetti negli anni in cui ce lo descrive Jannacci il locale era piuttosto decaduto e popolare ma era stato, ed è, un teatro importante, ideato, guarda caso, proprio dall’architetto Luigi Canonica, inaugurato nel 1803 e frequentato dalle élite cittadine, nobiltà e borghesia, con spettacoli teatrali e operistici di prim’ordine.
Insomma, fa piacere vedere una targa che ricorda una canzone ma soprattutto un cantante a cui tutti, milanesi e no, sono ancora affezionati. Con quel suo sorriso stirato e amaro, e la voce buttata lì, come una cosa normale, una canzone che diventa una poesia alla buona per raccontare la realtà così com’è, senza abbellirla o indorarla.
Ai più vecchi, come il sottoscritto, ricorda altri tempi. E quando si incrocia con lo sguardo quella targa vien voglia di ripetere il refrain: “in pé”.
Ecco i primi versi della canzone e l’interpretazione del grande Jannacci.
Veronica, amavi sol la musica sinfonica
Ma la suonavi con la fisarmonica
Veronica, perché?
Veronica, da giovane per noi eri l’America
Dicevi sempre: “Io voglio farmi monaca”
E intanto bestemmiavi contro i preti
Ma ti ricordo ancora come un primo amore
Lacrime e rossore fingesti per me
Ma, mi lasciasti fare, senza domandare, quello ch’io
Pensassi di te
Veronica, il primo amor di tutta Via Canonica
Con te non c’era il rischio del platonico
Veronica, davi il tuo amore per una cifra modica
Al Carcano, in pé…