di U.Perugini
Nel precedente articolo abbiamo parlato dei problemi che affliggono una parte della popolazione che ha superato i 65 anni, riferendoci in particolare a una delle malattie più temute, cioè l’Alzheimer. Ora, vorremmo dare qualche speranza in più alle persone che hanno superato, o stanno per farlo, la soglia dei 65 anni.
Parliamo, infatti, dei superagers. Chi sono? Sono quelle persone la cui memoria e attenzione non sono soltanto al disopra della media per le persone della loro età ma hanno un cervello paragonabile a quello di ragazzi sani e attivi di 25 anni. Impossibile? No.
La speranza ci arriva da alcune ricerche effettuate presso il Massachussetts General Hospital attraverso varie risonanze magnetiche funzionali che hanno verificato come alcuni soggetti abbiano un cervello apparentemente intatto nonostante il passare del tempo (superagers).
La ricerca sembra aver ormai messo in pensione una teoria che prevedeva il cervello umano suddiviso in tre strati, il primo ereditato dai rettili che conteneva le informazioni di base per la sopravvivenza, il secondo (il sistema limbico) che presiedeva i circuiti emozionali ereditati dai mammiferi e il terzo che ospitava il pensiero razionale proprio degli umani.
Secondo recenti studi, il sistema limbico svolge un ruolo strategico nella struttura generale del cervello. In altri termini, le emozioni, ma anche il linguaggio, lo stress, il coordinamento dei cinque sensi sono importanti per favorire la memoria e l’attenzione. Dal punto di vista fisico, la corteccia di questa parte del cervello si ispessisce e favorisce una memoria più solida, consentendo di ricordare una serie di nomi anche dopo una mezz’ora.
Ma come fare per acquisire una memoria a prova d’età e diventare dei superagers? L’esercizio è quello che ci vuole. E bisogna lavorare sodo per ottenerlo, ad esempio, svolgendo esercizi mentali piuttosto impegnativi. Sembra, infatti, che non bastino i giochi come gli scacchi, il sudoku e le parole crociate. Bisogna fare di più.
Quindi, il consiglio è intraprendere una nuova attività che richieda un serio impegno, come imparare una lingua straniera, uno strumento musicale, seguire un corso universitario, ecc. Ma, prima di tutto, cercare di superare la pigrizia o anche la fatica e il dolore che si prova. Naturalmente, senza spingersi oltre un certo limite per evitare altre complicazioni.
Certo, è facile che si venga colti da una certa stanchezza di fronte a impegni che richiedono attenzione, concentrazione, volontà, e si abbia la voglia di mollare tutto. Non bisogna farlo assolutamente. Occorre darci dentro e gli studiosi riportano un motto che dovremmo fare nostro: “Pain is weakness leaving the body”, cioè, il dolore è la debolezza che lascia il corpo.
Fate lavorare il cervello! Anche un altro detto delle nostre parti non sbagliava: “L’uso sviluppa l’organo!”. Che ne pensate?