di Carlo Radollovich
Nel 374, l’arcivescovo Ambrogio ordinò la costruzione di una cappella fuori le mura, presso Porta Orientale, poi divenuta basilica San Dionigi, da considerarsi la “sua” quarta dopo San Nazaro, San Sempliciano e la Basilica Martyrum, successivamente dedicata a Sant’Ambrogio. Era stata edificata per accogliere le spoglie di Dionigi, morto in esilio nel 360, dopo essere stato vescovo di Milano dal 350 al 355.
Fra gli oggetti pregiati che si conservavano nella basilica (oggi in Duomo) esisteva una splendida vasca in porfido rosso, che probabilmente ospitava le spoglie di San Dionigi.
La costruzione della vecchia basilica, nei secoli successivi, resse bene all’aggressione degli agenti atmosferici, ma all’inizio del XVI secolo evidenziò sicuramente un sensibile decadimento. E volendo erigere in loco la continuazione dei Bastioni, si prese la decisione di abbatterla.
Tuttavia, per volere del governatore Antonio de Leyva (1480-1536), ne fu costruita una nuova in tempi relativamente brevi, a tre navate, con otto cappelle laterali e con annesso un monastero. Oggi, di tale chiesa, ci rimangono alcuni disegni eseguiti da un anonimo artista, citato da Cornelius von Fabriczy.
Purtroppo, il monastero venne soppresso nel 1770 e anche la chiesa, amaro destino, venne abbattuta tredici anni dopo, per far posto ai Giardini Pubblici (oggi Giardini Montanelli), ideati nel 1780 dall’arciduca Ferdinando d’Asburgo e progettati dall’architetto Giuseppe Piermarini.
Da alcune settimane si sta scavando tra i Giardini Montanelli, nel tratto che intercorre fra corso Venezia e i Bastioni di Porta Venezia, nell’intento di portare alla luce significativi resti della vecchia basilica. Si tratta di un ambizioso progetto che inizia da alcune parti di vecchie murature già rintracciate presso la statua dedicata al patriota Luciano Manara.
Interessa, per quanto possibile, fare chiarezza sulla chiesa paleocristiana e su quella poi rinnovata dal vescovo Ariberto, osservabile in Duomo nel famoso crocefisso posto sopra la sua tomba.