martedì, Dicembre 24, 2024
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VERITA’ E LEGGENDE SU SANT’AMBROGIO

Carlo Radollovich

Il futuro arcivescovo di Milano, Ambrogio, giunse nella nostra città all’età di circa trent’anni (correva l’anno 370). Nominato dapprima magistrato, sorsero subito molte simpatie attorno alla sua persona. Era infatti guardato con molta benevolenza, per il suo onesto e coscienzioso operato. Ma si racconta che l’aureola di giustizia fosse già presente su di lui sin da bambino, quando faceva da paciere tra i suoi amichetti. Si narra che, mentre era intento a giocare con loro, fu oggetto di un evento miracoloso: la sua testa venne improvvisamente e completamente avvolta da uno sciame d’api. I compagni di gioco temettero il peggio, ma dopo un’attenta “ispezione” sul suo capo, gli insetti volarono via senza infierire nemmeno con una sola puntura.

Ma ritorniamo ad Ambrogio magistrato, stimato grandemente dalla popolazione milanese. Egli si trovò, tuttavia, ben presto alle prese con una netta spaccatura di carattere religioso che divideva i cittadini:  da una parte i Cristiani, dall’altra i seguaci di Ario, che notoriamente negavano la natura divina di Gesù.

Accadde che alla morte di Assenzio nel 374, arcivescovo milanese che si batteva con veemenza a favore degli ariani, una folla scalmanata era in assemblea più inferocita che mai nel decidere la nomina del successore. Approfittando di un attimo di silenzio tra le diverse e infuocate prese di posizione, la voce di un bimbo si fece sentire, come dice la leggenda, gridando a squarciagola “Ambrogio vescovo”. Trascorsero alcuni attimi e un fragoroso applauso esplose tra il popolo. Il magistrato Ambrogio cercò di calmarli, dicendo che non era all’altezza di tale compito. Rifiutò subito la nomina e si dice che, per dimostrare di non esserne degno, condusse per qualche tempo un’esistenza ricca di stravizi e si diede persino alla fuga. Ma venne ripreso e finalmente si arrese: divenne arcivescovo a tutti gli effetti il 7 dicembre del 374.

Ma la nomina procurò presto ad Ambrogio alcuni grattacapi. Nacquero certi attriti con Giustina, la moglie dell’imperatore Valentiniano, la quale chiedeva che una basilica (la Porziana) venisse dedicata al culto ariano. Solo grazie all’inserimento di mille diplomazie, Ambrogio riuscì ad evitare la scelta eretica sulle funzioni della basilica.

Altra “tenzone” riguardò Ambrogio e Teodosio, l’ultimo imperatore romano d’Oriente e Occidente. Infatti, un alto comandante di Teodosio venne lapidato perché aveva arrestato un fantino (omicidio ?), impedendogli di continuare una certa corsa al circo.

Teodosio, imbufalito per l’uccisione del suo comandante, ordinò ai suoi miliziani di massacrare quanta più gente possibile, anche persone inermi. Poi si pentì di questa decisione, diede il contrordine, ma questo arrivò troppo tardi.

L’imperatore ammise il proprio errore e, giunto a Milano, venne fatto inginocchiare da Ambrogio prima che entrasse nel tempio, così si racconta, ordinando a lui di recitare preghiere e di chiedere perdono a Dio davanti a tutti i presenti.

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