lunedì, Dicembre 23, 2024
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Virus respiratori: dalla buccia dell’uva una sostanza per curarli

di Stefania Bortolotti

Nella cura delle infezioni virali delle vie respiratorie, a partire dal raffreddore, la natura viene in aiuto dell’uomo con una sostanza contenuta nelle piante, in particolare nella buccia dell’uva: il resveratrolo.

Il gruppo di ricerca di Paola Mastromarino, docente di Microbiologia presso Sapienza Università di Roma, ha realizzato uno studio, prima “in vitro” (sotto vetro) e successivamente con un “trial”(prova) clinico su un campione di neonati, verificando l’effettiva efficacia del resveratrolo nel ridurre la capacità di moltiplicazione del virus del raffreddore e quindi nell’accorciare la durata dell’infezione e renderne meno forti i sintomi. I risultati di questa ricerca sono stati presentati nel corso del congresso virtuale della Società italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps).

Preliminarmente è stata verificata la capacità del resveratrolo di inibire la replicazione del virus del raffreddore in vitro, in epiteli nasali provenienti da esseri umani sani. È stata osservata una notevole riduzione nella capacità di replicazione del virus, oltre a una notevole riduzione dello stato infiammatorio che consegue all’infezione virale.

“Sulla base di questi risultati, il resveratrolo, in associazione con un altro composto chiamato carbossimetilglucano, è stato testato anche in un trial clinico” – spiega Paola Mastromarino – “Abbiamo scelto di utilizzare il resveratrolo in combinazione con quest’altro componente perché il resveratrolo, da solo come molecola, ha una serie di effetti non positivi che consistono in una breve emivita, in una scarsa biodisponibilità e in una facilità di ossidazione e quindi di perdita delle sue caratteristiche. Problemi che hanno portato allo scarso utilizzo del resveratrolo nella pratica clinica. L’associazione con il carbossimetilglucano ha permesso di bypassare questi inconvenienti, di rendere la molecola più stabile, efficace e facilmente biodisponibile.”

La ricerca clinica ha interessato 100 neonati con sintomi coerenti con un’infezione da virus respiratorio. Di questi, una quarantina avevano mostrato all’esito del tampone effettuato all’arruolamento per il trial la presenza del rinovirus, il virus del raffreddore. Sono stati quindi divisi in 2 gruppi e trattati con resveratrolo in gocce nasali.

“A una settimana dall’inizio del trattamento, abbiamo notato una significativa diminuzione dei sintomi, rinorrea, starnutazione e tosse, nel gruppo trattato con resveratrolo rispetto a quello trattato col placebo” – dichiara Mastromarino – “A 2 e 7 giorni dall’arruolamento sono stati effettuati altri 2 tamponi anche per verificare la presenza delle citochine pro-infiammatorie, che sono una normale evenienza quando c’è un’infezione virale. Non ci sono state differenze significative nelle citochine (molecole proteiche) tranne che per un recettore cellulare che è il sistema che la cellula ha per avvertire che c’è un patogeno. Il virus si lega a questo recettore e la cellula mette in moto una serie di meccanismi per difendersi dal virus, a partire dalla produzione dell’interferon, che impedisce alle cellule circostanti di infettarsi. Abbiamo dimostrato che nel gruppo trattato con resveratrolo c’è una maggiore quantità di recettori capaci di rilevare la presenza del virus e quindi poi di difendersi dall’infezione virale”, dichiara Mastromarino. “I risultati di questo nostro lavoro, insieme ad altri simili dedicati ad altri virus – tiene a precisare la ricercatrice – ci danno conforto nella possibilità di utilizzare un prodotto naturale per ridurre la durata delle infezioni e lo stato infiammatorio, quindi i sintomi, conseguente a un virus respiratorio.”

Individuare una cura che interrompa la replicazione dei virus respiratori risulta particolarmente importante perché sia gli adulti, ma soprattutto i bambini hanno frequenti infezioni da virus respiratori che nella maggior parte dei casi possono ripresentarsi molte e molte volte nel corso della vita. “Quando ci si infetta con lo stesso virus – conclude Mastromarino – l’infezione porta ad avere un’immunità che è solo di breve durata, che quindi dopo alcuni mesi o un anno, anno e mezzo ci si può re-infettare con lo stesso virus.”

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