E’ stata la prima donna a essere eletta senatrice della Repubblica nell’anno 1948. Nata nel 1987 in provincia di Padova, non è soltanto conosciuta per la legge che porta il suo nome, relativa alla chiusura delle case di tolleranza, sino a quel momento legalizzate.
Lina Merlin, ancora prima della tragica alluvione che sommerse buona parte del delta del Po nel 1951, si era battuta a favore del Polesine, la terra che, nel periodo antecedente il conflitto mondiale 1915 – 1918, si presentava spesso fangosa e addirittura malarica.
Conscia del suo specifico compito, duro ma assolutamente necessario, la si osservava frequentemente a fianco del ministro dell’Agricoltura Antonio Segni, intenta a ottenere, in occasione della firma delle leggi di bilancio, alcuni stanziamenti per un settore della regione Veneto veramente sfortunato.
La Merlin rimase vedova a quarantanove anni. Suo marito era Dante Galliani, personaggio noto perché ottimo medico e deputato. Con l’occasione riportiamo una curiosa frase pronunciata dal Galliani quando lei aveva appena finito di commemorare Rosa Luxembourg, la filosofa ed economista polacca: “Signorina, con quegli occhi e quella voce può affascinare le folle. Lei è colta e non farà fatica a studiare Marx”. Pochi mesi dopo si sposarono.
Durante il Ventennio Lina Merlin partecipò attivamente alla Resistenza nella nostra città, collaborando dapprima con Filippo Turati e successivamente con Sandro Pertini, Lelio Basso e Rodolfo Morandi. Terminata la guerra, venne nominata Commissario per l’Istruzione in Lombardia per poi spendere numerose energie nel tentativo di migliorare la condizione femminile nel nostro Paese.
Ora fu anche in grado di dedicarsi ad uno spinoso problema: l’abolizione della prostituzione legalizzata. Prese importanti spunti dall’attivista francese Marthe Richard, la quale non solo riuscì a far chiudere diversi postriboli in alcuni distretti parigini, ma successivamente le fu anche possibile abolire in toto il registro della prostituzione su tutto il territorio francese.
Lina Merlin veniva spesso bacchettata come utopista e addirittura permeata di irresponsabilità. Ma lei proseguì dritta per la sua strada, convinta di poter “sanificare” l’Italia anche sotto il profilo morale.
L’iter della sua legge incontrò tuttavia parecchie lentezze e fu al centro di numerose polemiche ostruzionistiche. E malgrado avesse sempre a cuore il doloroso sfruttamento delle donne, ebbe in pratica un solo fortissimo appoggio, quello dell’UDI (Unione Donne Italiane).
Dopo nove anni circa, la legge entrò in vigore a tutti gli effetti il 20 settembre 1958 e la prima firmataria della norma fu proprio Lina Merlin. Lei ci lasciò diversi scritti, ma un solo libro, “La mia vita”, pubblicato postumo nel 1989 dalla senatrice Elena Marinucci, nel quale si legge tra l’altro: “Sono stata coerente con la mia decisione. Non ho accolto inviti né da destra né da sinistra”.
Si spense in Padova a 92 anni nell’agosto del 1979, amorevolmente assistita dalla figlia Franca.