sabato, Novembre 16, 2024
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Una grande creatrice di moda: Biki (1906-1999)

Il suo vero nome era Elvira Leonardi Bouyeure, una milanesissima donna che riusciva ad attraversare, con maestria e sfavillante capacità, l’intera storia novecentesca dell’alta moda italiana.

Ma da dove derivava il suo curioso soprannome ? Suo nonno, il grande compositore Giacomo Puccini, l’aveva affettuosamente battezzata Bicchi, per il suo carattere un po’ birichino e per la spiccata vivacità.

Più grande, diventava per tutti “Biki”, non soltanto quando si rivelava una intraprendente stilista (definizione che lei odiava), ma anche quando si trovava quasi al centro della vita culturale milanese, tanto che il suo salotto era frequentato, tra gli altri, dai poeti Montale, Ungaretti e Quasimodo.

Cresceva, animata da un’intelligenza non comune, tra i risvolti dell’alta borghesia della nostra città, ricca erede di un notevole patrimonio, poiché sua madre aveva sposato Mario Crespi, comproprietario del Corriere della Sera. E Biki diventava sempre più una sorta di simbolo incastonato nella nascente alta moda italiana.

Le cronache ricordano che le sue primi creazioni di biancheria intima avevano letteralmente incantato Gabriele D’Annunzio, il quale ne fece importanti acquisti da donare alla sua compagna, la pianista Luisa Baccara.

Nel suo atelier, già prima della guerra, si osservava la presenza di note attrici cinematografiche (tra cui Alida Valli) e le mogli di alti gerarchi del Ventennio. Riusciva però a dedicare tempo anche all’amore. Infatti, si fidanzò e si sposò con Robert Bouyeure, un conosciuto esperto d’arte, da cui ebbe la figlia Roberta che per anni collaboro’ con lei.

Negli anni Cinquanta, quando il boom economico stava crescendo, Biki si manteneva su alti livelli operativi, alla ricerca di un identificativo look italiano, a cui teneva moltissimo. Questa spinta all’insù la favoriva nel creare abiti sfarzosi, soprattutto destinati alle eleganti dame che frequentavano il Teatro alla Scala.

A proposito della Scala, va detto che vestiva sin dalle prime rappresentazioni Maria Callas, alquanto a disagio per la sua figura non esattamente longilinea. Ma in seguito, tra diete e abiti molto chic, riuscirà a trasformarla in un’autentica diva.

A questo punto la zelante sarta (come amava definirsi), grazie anche all’ausilio di valide colleghe, teneva gagliardamente testa all’egemonia francese rappresentata, tra l’altro, da Chanel, Saint Laurent, Dior, fondando a Milano il Centro Italiano della Moda.

instancabile, negli ultimi anni della sua vita professionale, lanciò mode decisamente sobrie, con una assoluta novità: abiti da sera confezionati in tweed. Assistita dalla figlia, si spegneva nella sua casa di via della Spiga il 24 febbraio 1999.]

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