sabato, Novembre 16, 2024
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Tiziano e le “belle veneziane”

Avvolte in un buio intimo e complice, le donne veneziane (e non), protagoniste delle opere di Tiziano e di altri grandi pittori suoi contemporanei, grazie ai faretti che le illuminano nelle sale di Palazzo Reale, sembrano ancora più sensuali e affascinanti.

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Donne che emanano grazia, dolcezza, eleganza ma anche sottile erotismo, seduzione. E Tiziano è senza dubbio uno degli interpreti più autentici di questo ideale di bellezza. E’ un uomo a cui le donne piacciono. Si dice che molte delle modelle che hanno posato per lui non sapevano resistere ai suoi modi gentili e, naturalmente, questo valeva anche per lui. Un contemporaneo, che andò a visitarlo nel suo studio, notava con malizia che “in facia è ben alquanto sbattuto”, alludendo ai suoi ripetuti exploit amorosi.

D’altra parte, Tiziano nella donna, che sia una eroina, una santa, una sposa o una dea, sa mettere in risalto l’individualità, il carattere, la carica di fascino, senza mai sminuirne la dignità, con il rispetto che si deve all’idea stessa di bellezza.

Nella Mostra, aperta al pubblico il 23 febbraio e che sarà visitabile fino al 5 giugno, promossa dal Comune, Palazzo Reale e Skira Editore, è possibile ammirare oltre un centinaio di opere esposte, di cui 47 dipinti, 16 di Tiziano, oltre a sculture, gioielli, abiti, libri, grafica.

Tutto in onore delle donne veneziane che nel Cinquecento erano riuscite a conquistare uno status invidiabile, spinte da un movimento che diede origine alle “querelle des femmes”, che la curatrice della mostra Sylvia Ferino, già direttrice della Pinacoteca del Kunsthistorisches Museum, non esita a definire “proto-femminista”.

Nella Venezia del Cinquecento, almeno fino alla caduta della Serenissima,  le donne riuscirono davvero a conquistare una libertà e una autonomia impensabili per l’epoca. Certamente, la società era sempre governata dagli uomini, ma le donne seppero alzare la testa. Non si accontentavano della loro bellezza, che pure era apprezzata ovunque, ma volevano studiare, come la “cortigiana onestaVeronica Franco che in un suo scritto sostiene: “… se ben come l’huom non sem forzute, come l’huom mente avemo et intelletto.”

E anche nei confronti della scelta di prender marito, Moderata Fonte, scrittrice veneziana, con sarcasmo si permetteva di dare suggerimenti diversi e alquanto provocatori alle giovani donne: “farebbon meglio, inanzi che tuor marito, a comprar un bel porco ogni carnevale, che starebbon grasse tutto l’anno…”

Insomma, le donne in quel periodo a Venezia, si sentono libere: vogliono studiare, essere autonome, si dedicano ad attività di beneficenza, possono disporre dei propri beni e dettare testamento, senza la presenza dei mariti. Possono gestire caffè, negozi, attività economiche senza la tutela di un uomo e stipulare qualsiasi tipo di contratto: compravendite, donazioni, locazioni, prestiti. Una libertà che a qualche uomo cominciava a far paura e si augurava di togliere dalle loro mani i libri per sostituirli con aghi e conocchie.

Ma sanno comunque di avere in pugno gli uomini perché sono belle, affascinanti, capaci di valorizzare la loro bellezza naturale: si colorano i capelli (il biondo va molto di moda), si truccano labbra, occhi, guance e curano il proprio corpo. E soprattutto hanno pittori che, come Tiziano Vecellio, sanno ritrarle facendo risaltare tutte le loro qualità non solo estetiche.

Certo, non bisogna dimenticare il risvolto erotico, che Tiziano più di altri sa mettere in rilievo. Un erotismo che è, come sempre, un sottile gioco tra distacco e disponibilità, una continua tensione tra promessa del piacere futuro e ritrosia, tra rifiuto e disponibilità, in una ambiguità che talora può persino diventare sadismo.

Nella mostra sono previste undici sezioni che contemplano anche apporti di saggisti e letterati dell’epoca. Ma, se si dovesse scegliere tra poesia e pittura concordiamo con Leonardo da Vinci che era convinto che solo attraverso il senso della vista è possibile risvegliare il desiderio nell’osservatore (“di fronte all’effigie della persona amataspesso fa con quella baciandola e parlando…). E Ludovico Dolce, scrittore veneziano dell’epoca, si spingeva anche oltre, sostenendo che certe visioni erotiche potevano “far ribollire il sangue nelle vene”.

Dicono bene i critici che le donne quando nelle opere pittoriche mostravano il seno non era per essere spregiudicate bensì per dire di essere pronte ad aprire il cuore, con sincerità e verità al loro consorte. Sarà anche così, però resta qualche dubbio. D’altra parte, è vero che certi ritratti di giovani donne venivano dati in dono ai futuri sposi che ne commissionavano la realizzazione. Erano le cosiddette “allegorie nuziali”.

Naturalmente a Venezia, non mancavano, come abbiamo visto, le cortigiane, i cui nomi erano inseriti in un catalogo con i relativi prezzi per ogni prestazione e i luoghi in cui si potevano incontrarle. Non erano tutte solo prostitute, alcune di esse erano intelligenti, erudite, spiritose, forse molto meglio delle attuali “escort”. 

Ci siamo accorti che abbiamo parlato molto di donne e poco di pittura. Nella mostra tra i dipinti più importanti di Tiziano, segnaliamo Ritratto di Eleonora Gonzaga della Rovere (1537), Venere, Marte e Amore (1550 ca), Ritratto di donna (Lavinia 1565 ca), Ritratto di giovinetta (1545 ca) Allegoria della Sapienza (1560 ca). Poi è possibile ammirare di Giorgione Laura (1506), di Tintoretto La tentazione di Adamo ed Eva (1550/3 ca), oltre a lavori di Palma il Vecchio, Veronese e altri.

Il main partner della Mostra è la Fondazione Bracco, il media partner il Corriere della Sera. Il libro che accompagna la mostra è di Skira in tre edizioni italiana, tedesca e inglese.

Orari e giorni di visita: mar., mer., ven., sab. e dom. 10,00-19,30. Gio.: 10,00-22,30. Biglietti: intero 14,00 euro. Per informazioni www.tizianomilano.it

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