Nata a Roma nel 1914, si è rivelata in pratica la più importante sceneggiatrice del dopoguerra avendo lavorato per registi prestigiosi del calibro di De Sica, Monicelli, Visconti, Antonioni e altri ancora.
Il suo debutto avviene con Flaiano, ma soltanto con Renato Castellani, nel film “Mio figlio professore” del 1946, si registrerà il suo primo vero inserimento come sceneggiatrice a pieno titolo. Da quell’anno in poi, la sua attività si fa molto intensa, addirittura frenetica..
Infatti, sarà presente con Alberto Lattuada ne “L’onorevole Angelina”, con Marcello Pagliero in “Roma città libera”, con Comencini in “Proibito rubare”, con De Sica in “Ladri di biciclette”. Anche nel 1949 è pienamente operativa nel film diretto da Augusto Genina “Il cielo sulla palude”.
Nel 1950 collabora con Castellani in “E’ più facile che un cammello…” e raggiunge temporaneamente il suo apice nel 1951 con “Miracolo a Milano” di De Sica e soprattutto con “Bellissima” di Luchino Visconti.
L’ottimo rapporto tra la sceneggiatrice e Visconti si instaura ancora meglio grazie anche alla loro profonda sintonia culturale (vedi foto con il regista) che li contraddistingue. Evidenziano gli stessi gusti, non solo a livello lavorativo, e le dotte conversazioni che intercorrono tra Luchino e il marito di lei, il critico d’arte Fedele D’amico, contribuiscono a rafforzare ulteriormente l’amicizia fra i tre.
In occasione del citato film “Bellissima”, Suso Cecchi D’Amico ha modo di intrattenersi con i registi Franco Zeffirelli e Francesco Rosi, con i quali collaborerà in modo davvero incisivo. E tra le pellicole che vedranno la luce negli anni Sessanta, Suso si rivelerà una grande protagonista.
Infatti, le sue sceneggiature per “Rocco e i suoi fratelli “, “Il Gattopardo” e “Senza sapere nulla di lei” incantano buona parte dei cinefili per gli straordinari effetti che lo schermo irradia. E che dire del suo lungo sodalizio con il regista Monicelli ?
Esordisce con “Proibito” del ’55, prosegue con “I soliti ignoti” del ’58, passando poi per “Casanova” del ’70 e “Facciamo Paradiso” del ’95. Da rilevare inoltre che con il film “Oci Ciornie”, prodotto dalla figlia di lei, Silvia”, ottiene il prestigioso premio Ciak d’Oro.
Di Suso si ricordano diversi giudizi espressi sui più importanti nomi cinematografici del momento. Di Visconti dice che è un perfezionista e che fa vibrare le corde di ogni spettacolo da lui diretto. Di Zavattini sottolinea la sua bravura di sceneggiatore letterato, di Antonioni evidenzia il suo straordinario senso dell’umorismo, di Castellani elogia soprattutto l’intelligenza e la caparbietà.
Persona di profondo ingegno e di grande animo, Suso Cecchi D’Amico ci lascia nel 2010 dopo mille sofferenze legate ad una lunga malattia.