Personaggio davvero eclettico Luis Bonilla, eccellente trombonista che vanta una esperienza internazionale invidiabile e una verve che riesce a trasmettere sempre nelle sue esibizioni. Da quando nel 2018 si è trasferito in Austria, insieme ad alcuni artisti di qualità, ha formato il gruppo Exploding Pig in grado di superare certe frontiere del jazz, esplorando territori poco conosciuti e in grado di fondere vari tipi di sound (hip-hop, psichedelica, chill-out music, ecc.).
La formazione di Exploding Pig prevede, oltre al già citato Luis Bonilla, il bassista Albi Klinger che opera su Graz, dove si è imposto anche come creativo per musiche e colonne sonore. Alla batteria, Bernhard Wimmer, anche lui con un vasto e corposo bagaglio di esperienze che lo hanno portato in Europa e in Africa, compresa l’esibizione assieme all’indimenticato Mark Murphy. Un apporto di grande creatività al gruppo lo fornisce inoltre Fabio Schurischuster, chitarrista estroso ma anche attento produttore musicale.
Di questo gruppo esce il 3 novembre “Jazz Futura” un CD con 22 brani, uno più interessante dell’altro la cui originalità parte anche dai titoli dei diversi pezzi, che alludono a varie ed azzeccate citazioni di personaggi e film. Luis Bonilla, che ha suonato con artisti del calibro di Dizzy Gillespie, Poncho Sanchez, Lester Bowie, Astrud Gilberto, Paquito Rivera, Phil Collins, conduce con autorità una band avvalendosi di uno strumento, non certo facile da suonare e che in genere si ritiene abbia difficoltà a proporsi a livello di leadership di gruppo in concerto. Eppure questo riesce molto bene a Bonilla a cui non manca la tecnica e la velocità di fraseggio necessarie per trasmettere l’estro indispensabile all’intera band.
Il fascino del trombone è risaputo. Sa essere potente. Prende la scena. Con il suo grande respiro è capace di urlare ma anche di sospirare, è autorevole e intimo allo stesso tempo e chi lo sa dominare e sa trarne tutte le sfumature è in grado di trasmettere una serie di emozioni forti che arrivano dritte a chi le ascolta. Nei brani del CD, oltretutto, si possono cogliere di volta in volta anche le spettacolari combinazioni di suoni elettronici, evocativi e suggestivi che alludono a immagini del nostro subconscio che va dal romantico all’eroico, con più di un ammiccamento a ricordi cinematografici, senza tralasciare sottili e intriganti echi gerswhiniani.
Insomma, un CD prezioso, carico di sollecitazioni davvero interessanti per chi bazzica il jazz da tempo ma, fortunatamente, anche per chi lo approccia per le prime volte. A Luis Bonilla abbiamo rivolto alcune domande. Ne è venuta fuori una “lezione” di jazz di cui dobbiamo fare tesoro. Se non altro perché ci proviene da un professore del Jazz Institute University of Music and Performing Arts a Graz.
Prof. Bonilla, a quale trombonista si ispira?
Sono sempre stato affascinato da Carl Fontana e Frank Rosolino. Naturalmente tra le tante che posso elencare come influenze, queste due sono state le prime ad attirare la mia attenzione quando avevo 15 anni e crescevo a Los Angeles, in California.
Cosa pensa di J.J. Johnson e Tommy Dorsey?
Come artista solista e professore, trovo impossibile trascurare questi due maestri. Dopotutto, entrambi mostrano una completa padronanza dei loro strumenti con J.J.Johnson che spinge oltre i limiti portando la voce del trombone nell’era del Be-Bop. Ci sono elementi e influenze di J.J. e Tommy Dorsey nella recente registrazione di Exploding Pig. Se la ascoltate attentamente, sono entrambi ben rappresentati in “Jazz Futura”.
Perché “Maiale che Esplode”?
Quando ho iniziato a viaggiare nella regione europea dei Balcani, ho incontrato un buon amico. Mi ha invitato a una cena all’aperto. Ho notato un tumulo fumante nel terreno. Mi ha detto che un maiale intero veniva cotto sottoterra. Ho chiesto come facevano a sapere quando finiva la cottura. Mi spiegò. Prima di seppellire il maiale, lo chef riempiva l’animale con un grande contenitore pieno di birra. Quando esplodeva, il maiale era cotto! Non ho mai dimenticato l’immagine o il suono che produceva. Così è nato Eber, il maiale che esplode!
Non mi piace fare definizioni. Per me il jazz è e deve essere “contaminazione”. Quanto è importante per lei la ricerca sperimentale (elettronica, tecnicismi strumentali vari, ecc.)?
Come artista jazz da sempre, è nella mia costituzione fare ricerca, oltre ciò che già conosco. La tecnologia moderna ha contribuito a facilitare la ricerca e la sperimentazione. Possiamo ringraziare Internet per aver reso il nostro mondo più piccolo e molto più accessibile insieme allo sviluppo dei processori elettronici. Exploding Pig è il culmine e il connubio di questo processo.
Si può ancora parlare di “smooth jazz”?
Lo Smooth Jazz ha il suo posto nella storia della musica. Senza dubbio, questo genere è guidato da alcuni dei migliori artisti jazz di oggi. Dave Koz, Chris Botti e ovviamente Kenny G, per citarne alcuni, sono tutti musicisti completi. Hanno preso la decisione di seguire ciò che è per loro la musica e continua a funzionare bene per loro. Potrebbero esserci elementi di Smooth Jazz nel disco di debutto di Exploding Pig, ma sarebbe semplicemente un altro ingrediente che crea quello che chiamiamo Jazz Futura.