sabato, Aprile 20, 2024
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S.T.R.A.M.I.L.A.N.O La grande Milano

di U.P.

Ci piace raccontare la Milano forte che non si arrende. In questo momento ne abbiamo bisogno tutti. Allora, ci torna in mente una parola che ha una capacità evocativa notevole “StraMilano”. Alla gente ricorda soprattutto la corsa  aperta a tutti che si svolge dal 1972 e che quest’anno, se tutto andrà bene, si terrà il 12 settembre prossimo.

Qui, noi vorremmo invece soffermarci sull’omonima canzone portata al successo da Milly e che si intitolava, appunto, StraMilano. La canzone era stata scritta nel 1928 da Mascheroni (musica) e Ramo (testo).

Dalla canzone prese ispirazione anche un film documentario, uscito l’anno dopo e realizzato da Corrado D’Errico, dedicato a Milano, la vita nelle strade, le sue fabbriche e in particolare certe aziende tessili con una sfilata di moda dell’epoca. (Se siete curiosi di vedere la vecchia Milano, guardate qui)

Tornando alla canzone, Stramilano non si può dire che fosse proprio originale perché pare sia stata una specie di clone di una canzone francese intitolata “Costantinople” che giocava anch’essa sulle iniziali della città.

La canzone faceva parte dello spettacolo di varietà “Zabum” e fu presentata nel 1928, al Teatro Excelsior di Milano, appena ristrutturato dagli architetti Cossutti e Patetta, che avevano realizzato un palcoscenico a piani mobili, uno dei primi in Italia. Il successo fu subito enorme.

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Certamente fu merito della cantante, Milly, ma anche della sfarzosa coreografia che la accompagnava. Cronache dell’epoca raccontano che quando partiva il ritornello S.T.R.A.M.I.LA.N.O. (esse ti erre a emme i elle a enne o) dal sottopalco si alzavano 100 ballerine che danzavano fasciate con i colori della nostra città e contemporaneamente facevano la loro apparizione 60 valletti in abiti argentati.

Questa canzone fu anche il cavallo di battaglia di Milly molti anni dopo e le ridiede una certa notorietà quando partecipò allo spettacolo “Milanin Milanon” del 1962 (vedi nostro precedente articolo), dopo un periodo difficile nel quale l’interesse del pubblico nei suoi confronti era andato  scemando.

E pensare che per tre stagioni Milly aveva interpretato con successo Jenny dei pirati nell’”Opera da tre soldi” di Bertoldt Brecht, che esordì nel 1956, proprio alla presenza del drammaturgo tedesco che assisteva in sala allo spettacolo. Senza dimenticare che Milly veniva dai grandi successi ottenuti negli Stati Uniti dal 1936 al 1947.

Un retroscena curioso su Milly. Di questa donna, dalla voce un po’ tremolante, scura, calda, grave, dall’atteggiamento austero, che ebbe una lunga storia d’amore con una ereditiera americana, si era innamorato nientemeno che Cesare Pavese, lo scrittore di Santo Stefano Belbo, che le aveva scritto moltissime lettere che lei non lesse mai perché la madre gliele aveva tenute nascoste.

Milly venne a sapere di questo suo innamorato, che nel frattempo era diventato uno scrittore famoso, solo parecchi anni dopo il suo suicidio. Milly, ironia della sorte, partecipò anche a uno spettacolo realizzato in ricordo di Pavese e intitolato “Un paese vuol dire”, tratto dal romanzo “La luna e i falò”.

Ma Milly, oltre a belle canzoni in milanese, ha interpretato brani famosissimi, diventati successi internazionali, come, “Violino zigano”, “Ma l’amore no” e soprattutto “Niente di niente. Scarpe nuove”, una delle più belle o, meglio, una di quelle che ci piacciono di più…

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