di Antonio Barbalinardo
Sabato 14 febbraio scorso a Milano presso la Sala Alessi di Palazzo Marino, si è svolto un importante incontro dal titolo “Chi e perché ha ucciso Aldo Moro”.
Prima di entrare nel merito dell’incontro è opportuno ricordare chi era Aldo Moro e cosa era il cosiddetto “Caso Moro”.
Aldo Moro, fu politico e giurista, segretario e presidente nazionale dell’allora Democrazia Cristiana, Ministro della Repubblica e cinque volte Presidente del Consiglio dei Ministri.
Il cosiddetto “Caso Moro“, riguarda la vicenda del rapimento di Aldo Moro e quanto successo nei cinquantacinque giorni di prigionia.
Il rapimento dell’onorevole Aldo Moro è avvenuto a Roma il 16 marzo 1978 in via Fani, rapimento finito con il ritrovamento del corpo senza vita dello statista in via Caetani il 9 maggio successivo, ucciso dai terroristi delle Brigate Rosse, così com’è stato scritto e raccontato fino ad adesso.
Il ritrovamento del cadavere di Aldo Moro nella Renault 4 rossa in via Caetani, lasciò tutti molto sorpresi e perplessi proprio lì, poco distante da via delle Botteghe Oscure allora sede nazionale del Partito Comunista Italiano e poco distante da piazza del Gesù sede nazionale dell’allora Democrazia Cristiana. Quel luogo di via Caetani, cosa voleva comunicare? A chi voleva mandare un segnale o un messaggio?
Nel raccontare il rapimento del presidente Moro, è giusto ricordare che furono uccisi il maresciallo Oreste Leonardi, il carabiniere Domenico Ricci e tre poliziotti dell’auto di scorta che seguivano Moro, quali il poliziotto Raffaele Iozzino e i colleghi Giulio Rivera e Francesco Zizzi.
All’incontro della Sala Alessi hanno partecipato: l’onorevole Paolo Cova, parlamentare del PD; Maurizio Martina, ministro dell’Agricoltura; Marco Granelli, assessore del Comune di Milano; Andrea Fanzago, vicepresidente del Consiglio comunale milanese e l’onorevole Gero Grassi vicepresidente Gruppo PD della Camera dei Deputati.
L’incontro è stato aperto dal vicepresidente Andrea Fanzago che ha ringraziato tutti i presenti e i rappresentati dell’Associazione Italiana Vittime del Terrorismo, quali l’ex onorevole Nadir Tedeschi e Antonio Iosa, aggrediti la sera dell’1 aprile 1980 da quattro terroristi delle Brigate Rosse della colonna “Walter Alasia”.
I rappresentanti delle Vittime del Terrorismo hanno dato in omaggio ai presenti e agli oratori una Mappa milanese della “Memoria delle vittime di stragi e terrorismo”.
Il vicepresidente Andrea Fanzago ha introdotto l’incontro presentando l’onorevole Gero Grassi, che ha svolto la ricerca e lo studio approfondito della documentazione riguardante la vicenda del caso Moro, e ha studiato tutti gli atti della magistratura e delle Commissioni d’inchiesta ad essa legati.
È seguito l’intervento dell’onorevole Gero Grassi, durato oltre un’ora ed ha tenuto all’attenzione tutti i presenti poiché sono stati molti i punti di riflessione e tantissime le notizie stravolgenti che venivano fuori dalla Sua esposizione. Sulla vicenda del presidente Moro, l’onorevole Gero Grassi ha scoperto molte novità e c’è ancora molto da riferire senza temere la nuova verità che emerge, anche se possa essere scomoda. Tutta la vicenda Moro, riguarda un dossier di oltre due milioni di pagine, 8 processi e tutta una serie di indagini che nonostante siano trascorsi 37 anni bisogna ancora capire e studiare meglio.
Nella lunga esposizione, senza nessuna esitazione da parte del relatore Grassi, nell’elencare i diversi episodi, le circostanze, i periodi, gli intrecci dei diversi poteri, dei rappresentanti dello Stato, il tutto dove non è mancata nemmeno la complicità anche degli ambienti malavitosi.
Un ruolo molto rilevante è stato quello dei Servizi Segreti e servizi a essi collegati che avrebbero dovuto servire lo Stato, ma nel corso delle diverse vicende si sono riscontrate devianze e volute omissioni e manomissioni.
Molti sono ancora i lati oscuri emersi sulla vicenda di via Fani, della ricerca al lago della Duchessa, di via Gradoli e anche di via Monte Nevoso a Milano. Nella vicenda del ritrovamento di via Monte Nevoso, su quei fatti, tutti quelli che hanno visitato quel luogo o hanno indagato, sono in qualche modo dopo venuti a mancare.
Tante le storie riferite dove sono emersi relazioni particolari e riferimenti particolareggiati delle organizzazioni e personaggi di Gladio, della P2 e di altri servizi paralleli e organizzazioni paramilitari.
È difficile poter raccontare in breve la dettagliata relazione dell’onorevole Gero Grassi così come intensamente e appassionatamente l’ha esposta.
Alla fine della relazione l’onorevole Gero Grassi ha ricevuto un lunghissimo e caloroso applauso da parte di tutti i partecipanti.
È seguito subito l’intervento dell’assessore Marco Granelli e quello dell’onorevole Paolo Cova che era reduce della lunga nottata in Parlamento a Roma ma non ha voluto mancare all’appuntamento milanese poiché è stato un organizzatore dell’evento.
L’incontro è stato chiuso dall’intervenuto del ministro Maurizio Martina che ha ringraziato gli organizzatori e l’onorevole Gero Grassi per l’attenta e dettagliata ricostruzione di una vicenda e una pagina storica italiana ancora da approfondire e capire meglio.
Alla fine dell’incontro ho fatto i miei complimenti all’onorevole Grassi per l’esposizione della ricerca e gli ho posto la domanda: “Alla fine chi ha ucciso l’onorevole Aldo Moro?”.
Lui ha risposto: “Va fatta ancora luce sui fatti italiani di quegli anni, in particolare di via Fani, non abbiamo ancora la certezza che siano stati soli e soltanto i brigatisti delle Brigate Rosse a uccidere l’onorevole Aldo Moro”.
Sono uscito dall’incontro senza avere più quella certezza informativa di quanto pensavo prima sulla vicenda Moro, però ho capito che forse adesso si è sulla strada giusta per arrivare alla verità di quel periodo storico italiano che nonostante tutto abbiamo vissuto e condiviso anche noi ovunque fossimo allora schierati.
Termino questa mio articolo riportando il pensiero espresso dall’onorevole Gero Grassi: “La verità va sempre ricercata ed è più importante di qualsiasi tornaconto”.
Sicuramente le BR son state la jano armata che h dato fine alla vita di Moro, ma la sua dipartita ha fatto comodo anche ad altri x coprire le porcherie che ci son tra partiti ancora tutt’oggi…
“Il lupo perde il pelo ma non il vizio”
solo che al giorno d’oggi non c’e più bisogno di armarsi ed assassinare, tanto i brogli li fanno lo stesso e rimangono tutti impuniti!
la nostra giustizia fa ridere!