venerdì, Aprile 19, 2024
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PARTICOLARITA’ SU SAN SIRO ALLA VEPRA

di Carlo Radollovich

La piccola chiesa di San Siro alla Vepra (posta sulle rive di un canale – chiamato Vepra o Vetra – le cui acque provenivano dal fiume Olona) è un gioiellino ammirabile in via Masaccio 20 e risulta di una bellezza particolarmente armoniosa. La sua alta caratura artistica ci consente di classificarla come chicca veramente preziosa tra i beni culturali lombardi.

Infatti, dal 1911 essa è considerata monumento nazionale e appartiene alle Suore Missionarie dell’Immacolata, le quali, dietro specifica richiesta, sono disposte ad accogliere visite di turisti o di semplici cittadini interessati.

La storia della chiesetta risale a tempi molto antichi e il primo documento che attesta la presenza del tempietto risale all’anno 885. Riedificato tra il 1454 e il 1465 grazie ai delicati interventi dell’architetto Giovanni Trecchi, sfoggiava uno speciale stile architettonico rappresentato dal lombardo-gotico, fiorito per l’appunto verso il 1400. Nel corso del XVII secolo la nobile famiglia Pecchio (in alcuni registri storici segnalata come “Pecchi”), decise di addossare alla chiesa una casa, divenuta purtroppo nota nella seconda guerra mondiale con il nome di “Villa Triste” perché qui ebbero luogo indicibili efferatezze compiute da famigerate bande.

La proprietà Pecchio cessò di esistere nella seconda metà del 1800,e, ai primi del Novecento, Temistocle Fossati acquistò la chiesetta. Si resero però necessarie prime opere di restauro. In effetti, dopo il primo conflitto mondiale furono avviate le articolate e necessarie opere di ripristino. Nel 1927 venne riaperta al culto e ora diamo un’occhiata assai breve all’attuale tempio. Le tre absidi di cui accennavamo, coperte da stupende volte, evidenziano una serie di affreschi eseguiti in varie epoche. I più importanti sono a nostro avviso quelli che appaiono sulle pareti dell’abside mediana, datati 1456.

Un’annotazione particolare va riservata all’acquasantiera, formata da un coperchio funebre capovolto, che si riferisce ad una antichissima urna romana. Infine, il nostro sguardo gira verso lo stupendo mini-altare, senza dimenticare l’originalissima teca in cui sono conservate le sacre particole.

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