di Ugo Perugini
Con la XXXII Biennale d’Arte di Venezia, tenutasi nel 1964, che vede il grande successo della Pop Art, anche il lavoro fino a quel momento svolto da Domenico Di Rotella, detto Mimmo Rotella (1918-2006), viene ufficialmente consacrato con una sala personale.
Il 1964 è anche l’anno che fa da spartiacque nella Mostra allestita a Palazzo Reale – che si protrarrà fino al 31 agosto – anno dal quale si parte a ritroso per arrivare al 1952, periodo in cui, dopo il ritorno dalla residenza alla Kansas City University, l’artista, a seguito di quella che lui stesso definirà “illuminazione zen”, si dedica alle sue sperimentazioni con i primi décollages.
Rotella non utilizza il frammento cartaceo inserendolo in un’opera pittorica ma cerca di portarlo, così com’è, nel mondo dell’arte. La scoperta di Rotella è semplice e rivoluzionaria: la strada di una città è un luogo saturo di immagini, brandelli di manifesti pubblicitari strappati o da strappare, porzioni cartacee di parole tolte dal loro contesto, lacerti colorati.
Se tutti questi frammenti vengono immersi in un magma materico, possono essere decostruiti, smembrati e vivisezionati grazie a un raschietto che funge da pennello sia al diritto (décollages) che al rovescio (retro d’affiches) con pezzi di ruggine, intonaco, muffe, colle, carta, terra che vi restano attaccati, a testimoniare l’eterogeneo universo urbano, quasi reperti di una ricerca antropologica di tipo arcaico.
In questo modo, avvicinando l’arte alla comunicazione di massa, alla pubblicità, Rotella si spinge a decifrare il significato visivo di un’epoca, spostandosi dal frammento (opere di piccole dimensioni) al manifesto (opere più grandi) fino a entrare nella iconografia politica, in quella cinematografica (Marilyn Monroe, Elvis Presley) in quella più pubblicitaria di consumo (Coca Cola). Passando dal frammento al tutto, la sua arte diventa quasi neutra, si spersonalizza arrivando ad un approdo materico, al quale seguirà in modo graduale un carattere decisamente più rispettoso del carattere iconografico del manifesto.
Sono sette le sale della Mostra dedicata a Rotella, promossa e prodotta dal Comune di Milano, Palazzo Reale, Mimmo Rotella Institute e Fondazione Mimmo Rotella, e curata da Germano Celant e Antonella Soldaini.
Oltre 150 le opere esposte, alcune provenienti da importanti prestiti. Vi sono però anche opere di altri artisti, utili a contestualizzare il lavoro di Rotella e comprendere più a fondo il suo contributo di originalità, come le composizioni di Prampolini, le sperimentazioni visivo-sonore di Marinetti, le ricerche di Lucio Fontana, Burri, Warhol, e quelle degli esponenti del Nouveau Réalisme.Una Mostra interessante e piena di spunti.
Orari: martedì, mercoledì, venerdì, domenica dalle 9.30 alle 19.30; giovedì e sabato dalle 9.30 alle 22.30. Biglietti: 11 euro con audio guide, ridotti 9,50 €. Informazioni: tel. 02.87036823